«Squalificato per doping, mi riposerò»

L’ottuagenario saltatore Giorgio Bortolozzi ha deciso di non fare ricorso

TREVISO. «Il premio alla carriera, ricevuto in dicembre dalla Fidal, mi aveva fatto sospettare che qualcosa di strano stesse per accadermi e puntualmente si è verificato». Giorgio Bortolozzi, 79enne lunghista e triplista, non lesina frecciate nel commentare la sentenza di quattro anni di squalifica per la positività al testosterone e Dhea (integratore assunto come terapia ormonale anti-age) rilevata nel fatale controllo ai Tricolori indoor del 28 febbraio.

Ma il medico è anche realista: «Dopo tanti anni era ora che mi riposassi un po’».

Bortolozzi non farà ricorso e promette di «proseguire nella terapia anti-age», auspicando che «le regole vengano riviste e cambino a causa della condanna di un quasi ottantenne». A tal proposito, l’ex primario di ginecologia dell’ospedale di Conegliano non esclude un ritorno in pista nel 2020: «Mai dire mai». La proposta del procuratore era di quattro anni, ma l’atleta trevigiano confidava in un verdetto più mite: «Speravo meno. Non ero al corrente che, ammettendo di avere assunto volutamente una sostanza vietata, dal 2014 la pena è quella. La commissione mi ha fatto i complimenti per l’aspetto fisico e ha convenuto con me che certe regole alla mia età andrebbero riviste». Una vittoria di Pirro che permette a Bortolozzi di tornare sulle ragioni dell’assunzione del Dhea: «Dopo i 60 anni, in caso di livelli ormonali endogeni sotto la soglia, è stata da vari anni raccomandata dalla Società italiana di gerontologia. Il professor Valenti di Parma, per anni presidente, mi ha preparato una relazione che ho fatto mettere agli atti del processo. Il Dhea, da me assunto giornalmente da oltre 14 anni, in dosi terapeutiche, non è in grado di modificare forza o massa grassa, limitando gli effetti negativi dell’età avanzata su cuore, cervello e ossa. (m.t.)

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