Cinquant’anni di Monigo, il tempio trevigiano del rugby

La storia dell’impianto lungo la Feltrina, dall’inaugurazione del 1974 alla Rainbow Cup. Tutta l’epopea del Benetton e le imprese dell’Italia contro Scozia e Irlanda. Il progetto (per ora in stallo) della tribuna Sud

Andrea Passerini
Treviso, 13 ottobre 1974: Il Treviso entra in campo dietro Giorgio Troncon
Treviso, 13 ottobre 1974: Il Treviso entra in campo dietro Giorgio Troncon

Mezzo secolo. Lo stadio di Monigo ha tagliato il traguardo dei 50 anni, che non dimostra, moderno com’è. Correva il 13 ottobre 1974, quando il nuovo campo – stadio in fieri, la prima a sorgere la tribuna Est, i popolari – ospitò Metalcrom – Rovigo. Non la prima che i tifosi sognavano, per il battesimo della nuova casa: Treviso perse 10-4 contro i bersaglieri. Con i vari Troncon, Franceschini, Carraro, Dotto, Francescato, Sartorello, Lo Curcio, Fuselli, M onfeli, Cunnington.

I primi anni

L’impianto lungo la Feltrina sostituiva il mitico “Milani” vicino al cimitero di San Lazzaro, il primo campo solo rugbisiico nella lunghissima storia del rugby a Treviso, nato Guf nel 1932. A rivedere le foto del 1974 vien da sorridere. L’inaugurazione ufficiale, complici i lavori in corso, fu celebrata un anno dopo, ottobre 1975, per Italia-Polonia. Il primo di una serie di match della Nazionale. E da pochi anni Monigo è la casa dell’Italia U20 nel Sei Nazioni.

Una fase del match inaugurale con Rovigo
Una fase del match inaugurale con Rovigo

Da campo a stadio, con tutti i crismi per gli standard internazionali. E determinante, per il suo completamento, fu la fidejussione che i consiglieri, guidati dal presidente Manavello e dal consigliere Fuselli, poi vicepresidente, stipularono per garantire la somma. C’era il Rugby Treviso, sponsor era Metalcrom, Benetton sarebbe arrivato nel 1978, e dal 1991 come proprietario.

La questione del nome

E in 50 anni, lo stadio non ha mai cambiato nome, nonostante tornino le proposte di intitolarlo ad una leggenda del rugby cittadino (dal fondatore Zava al “Cocco” Armellin, da Lello Dolfato a Ivan Francescato). Così gli è rimasto il nome del quartiere, “vincitore” su S.Paolo e S. Liberale: Monigo è oggi esportato nel mondo, dai paesi anglosassoni al Sudafrica, dall’Argentina alla Nuova Zelanda, noto a chi mastica rugby.

Il tempio – tale è diventato oggi – è annunciato a 4 chilometri dal centro storico con la suggestiva e coloratissima porta ad H sulla rotonda antistante lo stadio.

Le grandi partite

E quanti giorni memorabili, a Monigo: lo scudetto 1978 di Cossara (il secondo dopo quello Faema del 1956), il secondo di De Cristoforo, primo dell’era Benetton (e quell’anno, in 3.500 appesi i ai tubi Innocenti per la finale scudetto U19, derbissimo Benetton- Tarvisum, 10-9). E poi i Dogi, gli All Blacks vintage, ma soprattutto i match della Nazionale negli anni ’90, l’era Coste: a Treviso cadono Irlanda e Scozia (10 mila, quel giorno grazie alle tribunette provvisorie).

Il pubblico sugli spalti di Monigo
Il pubblico sugli spalti di Monigo

Monigo sarà il trampolino per il Sei Nazioni. E come dimenticare, ogni anno, le emozioni donate dai 6 mila bambini del Città di Treviso? E il trionfo dei Leoni nella Rainbow Cup, anno pandemico 2021? Dal 2010, il Benetton ha fatto il salto nella Celtic League, all’esordio, vittoria sugli Scarlets. Sembra ieri.

Lo stadio, oggi

E lo stadio? Sempre più bello e moderno, dopo la decisione di togliere la rete attorno al campo. La copertura della tribuna Ovest (1999), nel 2001 i nuovi spogliatoi a Nord; la gradinata Est alzata ampliata e coperta (2018), i sindaci Conte e Manildo a inaugurarla.

Siamo a 5000 posti coperti (ultimo maquillage nel 2020, quello dei popolari). Ma chi poi vive un Monigo tutto suo sono le centinaia di fans che restano in piedi, vicino ai chioschi. Un mondo a parte, per quanto ci sia un solo grido: Le-oni, Le–oni…

Il futuro

E adesso? Il progetto per la costruzione della tribuna sud, sopra la storica biglietteria, che potrebbe portare la capienza dello stadio, a 6.500 posti, c’è già.

Ma la sensazione è che si debba aspettare. Tifosi trevigiani e stranieri, lo stesso movimento italiano. «Non è il momento più favorevole, questo», conferma il presidente del Benetton, Amerino Zatta, e più non dice.

La tribuna ovest dello stadio
La tribuna ovest dello stadio

Il Comune non veleggia certo nell’oro, ed il Benetton, anche dopo il riassetto del cda con l’ingresso di Edizione, la holding della famiglia, si deve concentrare sul piano sportivo, in base al contratto che la lega all’Urc fino al 2028.

«Un passo alla volta», ha peraltro sempre detto il presidente, testimone degli ultimi 43 anni della società: ci entrò da consigliere, manager di Benetton e braccio destro del patron Luciano.

Lo stadio è l’orgoglio della città e della società, che certo ha investito più di quanto prevedesse la convenzione che dà in concessione l’impianto al club, un tempo associazione sportiva sponsorizzata, oggi (o meglio dal 1991) srl controllata da Verdesport, braccio operativo del gruppo .

Almeno 20 i milioni che il club ha investito sull’ammodernamento della struttura, ben oltre ogni scomputo del canone previsto dall’accordo.

Ma ora la tribuna Sud deve attendere – e pensare che il progetto è avveniristico ed hi-tech - e forse almeno un paio di stagioni. Le risorse non ci sono, e club e Comune se lo sono detti più o meno apertamente, negli ultimi contatti.

Non che sul piano infrastrutturale e dei servizi Monigo sia carente.

La riqualificazione della tribuna Ovest ha visto la creazione del secondo piano con gli spazi di servizio ha completato la dotazione dei sei spogliatoi per atleti ed arbitri e delle infermerie, con sala stampa e sala fotografi; e sono nati sotto la tribuna più grande (ha 2.700 posti, la Est ne conta 2.300) i bar e le altre strutture di ristoro, un ristorante, la sala eventi, la sala hospitality ed il negozio del club.

E non meno importante la creazione della nuova club house.

Come il maxiparcheggio realizzato ancora dal Comune, che si rivela insufficiente per i match di cartello (il park selvaggio, domenica, è stato evidentissimo, prese d’assalto anche aiuole e tutte le vie di San Paolo).

Calcio e concerti

Poi, nella storia, Monigo ha visto anche il calcio (stagione 1997/98, il Treviso chiese ospitalità pe i lavori al Tenni) e anche concerti (tra gli altri vi cantarono, nei primi anni ’80, Joe Cocker ed il trio Paco De Lucia- JohnMc Laughlin -Al di Meola). Così come si sono svolti raduni dell’associazionismo cattolico con migliaia e migliaia di presenti.

Né sono mancati i giorni tristi. Quello più brutto risale a quasi 14 anni fa: la morte di Vinicio Artuso, factotum dello stadio, che cadde da un carrello elevatore. Recentissimo, invece, l’addio allo stadio, con rito civile, a Gino Martignon, storico allenatore delle giovanili. 

 

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