Il tifoso Cuccarolo «Ciao Tvb, avete visto che bel Rinaldi?»

Basket serie A2. L’ex confessa di continuare a tifare e spiare la squadra del Pilla. «Lo saluto, è davvero un grande»

Lasciata Treviso dopo l’abbandono dei Benetton, Gino Cuccarolo è andato a Brescia, dove è rimasto due stagioni prima di ricevere la chiamata della Virtus Bologna: le V Nere e coach Giorgio Valli hanno riposto fiducia nell'asolano e vogliono farlo crescere. Felice a Bologna, Gino non dimentica il suo passato e rimane vicino alla vicende della Treviso cestistica, aggiornandosi domenica dopo domenica sulle vicende della De’ Longhi.

Treviso è sempre nel tuo cuore, infatti il giorno dell’esordio della De’ Longhi eri al Palaverde. «Vedere il Palaverde pieno è stata un'emozione indefinibile: si respirava l'aria degli anni di Messina».

Come segui la squadra?

«Mi tengo aggiornato grazie ai Fioi dea Sud. Ho qualche amico su Facebook ed ogni tanto mi scrivono. Colgo l'occasione per salutare Matteo Sartor e i fratelli Fregonas: seguo i loro commenti e i loro post. Talvolta vado anche sul gruppo "Treviso Io ci sono" e mi capita di riguardare lo stupendo video fatto nel 2012 con tutti i campioni del passato».

E nella De’ Longhi c'è uno che conosci bene, Tommaso Rinaldi, con cui hai condiviso l’ultima stagione a Brescia.

«La pallacanestro è un po' strana: Rinaldi faceva doppia doppia in LegaDue Gold ed è sceso di categoria. Avevo già preannunciato che Tommaso poteva essere determinante e ora anche le partite parlano in suo favore. Ma è soprattutto una bella persona: non è certo uno di quei giocatori altezzosi, anzi è un ragazzo davvero disponibile quando c'è da aiutare gli altri».

Siete in contatto?

«Sì, ogni tanto ci sentiamo. È molto impegnato a casa perché è appena diventato padre, ma quando ha bisogno gli do qualche consiglio sulla città: una volta era uscito un articolo sui migliori club sandwich a Treviso e gli ho dato qualche ulteriore indicazione».

Hai vissuto l'ultimo anno di Treviso in Serie A: che sensazioni conservi di quella stagione... terminale?

«L'ultimo anno eravamo molto dispiaciuti: ero a Treviso da 10 anni, inevitabile che ci stessi male. Tuttavia dal punto di vista sportivo, è stato un anno positivo per tutti noi, perché Sasha Djordjevic dava onore al merito: l’età anagrafica non contava, chi si impegnava negli allenamenti guadagnava minuti in campo. E qui alla Virtus ho trovato una situazione simile, Giorgio Valli mi ricorda Sasha: entrambi chiedono tanto in allenamento, ma danno sempre fiducia ai propri giocatori».

La più forte emozione vissuta da giocatore a Treviso.

«Nel 2007 vincemmo la Coppa Italia e Matteo Soragna la fece alzare a me, quando la riportammo al Palaverde».

Quella da tifoso?

«Lo scudetto vinto nel 2006: ricordo che dopo la partita andammo a mangiare assieme, i ragazzi delle giovanili con la prima squadra. Speciale: me lo ricorderò per tutta la vita».

Ultimo capitolo è appunto la Bologna: come ti trovi?

«Dopo due anni in Legadue tornare in A1 è difficile, perché bisogna riabituarsi alla categoria: bisogna stare bene con il proprio fisico, allenarsi molto di più per essere al livello dei tuoi compagni e degli avversari. È dura, ma son contento, anche perché giocare alla Virtus è un onore. Quando sono entrato nella sede della Virtus mi è mancato il respiro al cospetto dei tanti trofei vinti; e anche giocare all'Unipol Arena è speciale. Il mio cuore batterà sempre per Treviso, ma anche essere alla Virtus non è poco. Un saluto a Treviso? Saluto il Pilla che è un grande allenatore, saluto i Fioi dea Sud e Tommy (Rinaldi, ndr)».

Mario De Zanet

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