Cestari e Perini: la vita da gregario è da premio

Gregario ovvero dedizione e fedeltà. Gregario ovvero fatica e cuore. Gregario ovvero amicizia e conforto. Gregario ovvero il sacrificio applicato al ciclismo. La Borraccia d'Oro 2014, premio che da 16 anni Germano Bisigato (Ex Ciclisti provincia di Treviso) assegna a chi ha dedicato anima e corpo al capitano, celebra Aurelio Cestari e Giancarlo Perini. L'uno è stato coéquipier di Fausto Coppi, Gastone Nencini, Ercole Baldini, Louison Bobet, Charly Gaul. L'altro ha servito Stephen Roche, Claudio Chiappucci, Gianni Bugno, Roberto Visentini, Guido Bontempi, Giovanni Battaglin. L'uno è bredese e ha guidato le Vecchie Glorie del Ciclismo Triveneto. L'altro è piacentino e oggi gestisce un negozio di bici e un vivaio di 120 ragazzi, il Gs Cadeo Carpaneto. Aneddoti e ricordi si sprecano. Parole in libertà. Anzi, a ruota libera. Cestari rievoca: «Mi viene in mente una Parigi-Nizza. Il mio capitano Bobet aveva litigato con Van Looy. Gliela voleva far pagare a tutti i costi. Ci chiese di dare battaglia, fare la corsa dura. Fu contento solo quando Van Looy scese di bicicletta». Cestari racconta: «Giro d'Italia '62, si passava per il Cansiglio. Mi fermai a Ponte nelle Alpi a prendere dell'acqua fresca per Gaul. Voleva vincere il Giro, ma quel giorno sul Nevegal prese sei minuti. L'indomani si doveva arrivare a Moena, ma nevicò e la tappa venne interrotta. Tutto finì lì». Cestari tratteggia: «Coppi era affabile, aveva a cuore i più giovani. Nencini era generoso e istintivo. Baldini, una vita assieme, era invece troppo buono. Bobet un calcolatore. Gaul ambizioso, non aveva molti amici». Perini è riflessivo: «Gregario significa sacrificio. Una scelta di vita, un modo di intendere la carriera. L'unico rammarico è aver vinto troppo poco». In realtà una sola volta, a Crispiano, al Giro di Puglia: «Dopo tanti secondi posti fu una liberazione». Perini descrive: «Battaglin era un signore. Dopo ogni tappa, faceva il giro delle camere per ringraziare. Roche era spavaldo, imprevedibile. Non seguiva tattiche, inventava. Assomigliava un po' a Contador. Chiappucci era un attaccante nato. Bugno vinse con me il mondiale di Benidorm. Spiace dirlo, ma era caratterialmente debole. Con la sua classe avrebbe potuto vincere molto di più. Idem Visentini: era un insicuro. Bontempi era invece un duro, un colosso». Sofia Bertizzolo, vice iridata a Ponferrada, è la promessa scelta per il riconoscimento “La Trevisana Terra di Campioni”. «Auguro a chiunque di godersi momenti come questi», spiega la 17enne di Borso, invitata a destra e a manca, «Spero che tutto ciò non mi cambi. Voglio restare quella che sono, tenendo i piedi per terra. La stagione è finita con le medaglie in pista, peccato che con il quartetto non sia arrivato l'argento».
Mattia Toffoletto
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