Link Media Festival, gli aneddoti: «Augias volle andare a vedere il “suo” ritratto»

Francesca Fresa, anima della macchina organizzativa, ricorda gli aneddoti più divertenti della kermesse. E sull’edizione 2024 conferma come l’obiettivo sia «raccontare i grandi cambiamenti»
Giovanni Tomasin
Francesca Fresa, organizzatrice e anima del Link Media Festival di Trieste
Francesca Fresa, organizzatrice e anima del Link Media Festival di Trieste

Sono passati ormai dieci anni da quando, nel cortile del palazzo della Regione, si tenne la prima edizione di Link, il festival triestino del giornalismo. Nato negli anni precedenti come una costola del premio Luchetta, da tempo ha preso una sua via indipendente, diventando un appuntamento annuale per il giornalismo italiano ed europeo sulle rive del golfo di Trieste.

Francesca Fresa, organizzatrice e anima della grande macchina del Link Media Festival, parte subito con un aneddoto quando le chiediamo di raccontare la storia del festival.

«Quando Corrado Augias venne per la prima volta qui a Trieste mi disse, “accompagnami al Revoltella, mi dicono che c’è un ritratto identico a me”. Andammo al museo, assieme all’assessore Giorgio Rossi, e scoprimmo che il “Ritratto di un vecchio” di Giuseppe Tominz è lui. È impressionante».

Augias è poi tornato a Trieste.

«Si è innamorato di Link. Al nostro primo incontro era reduce da un viaggio allucinante fatto per arrivare a Trieste. Aperta la portiera mi disse: “Abbiamo fatto due errori, io e lei: lei a invitarmi e io a venire”. Quando ripartì, invece, mi disse “Francesca, ti voglio bene”».

In questi anni avete ospitato i volti più noti e le voci più importanti del giornalismo italiano. Quali sono stati gli incontri più affollati?

«La prima è Franca Leosini. Non era mai stata ospite prima di un evento simile. A intervistarla c’era Massimo Bernardini, si presentò un seguito di fan pazzesco. A 84 anni è stata la vera star di quella edizione. Un altro incontro molto partecipato fu quello fra Maurizio Landini e Giuseppe Bono, il sindacalista e il manager della grande industria: mai vista tanta gente, pioveva eppure fuori c’era una folla di ombrelli davanti al maxi schermo. I due in realtà si trovarono d’accordo quasi su tutto. Molto seguito anche l’incontro con Diego Bianchi di Propaganda Live, non sapevamo dove mettere le persone».

Due anni fa anche Federica Sciarelli di “Chi l’ha visto” ebbe un seguito pazzesco.

«Anche perché lei è una persona molto riservata e di solito non partecipa ed eventi e trasmissioni. Da noi venne grazie anche alla sua amicizia con Giovanna Botteri. Quel giorno ci fu anche il suo incontro faccia a faccia con Sebastiano Visintin, il marito di Liliana Resinovich, che sedeva in prima fila alla conferenza».

I momenti più divertenti?

«Nella prima edizione Massimo Cirri ha intervistato Antonio Di Bella e le risposte questo le dava suonando con la chitarra in mano. Nel 2016, invece, in piazza della Borsa: sul palco Mauro Corona, Toni Capuozzo e il cantautore Gigi Maieron. Avevamo allestito un palco con un tavolo da osteria, vino e cibarie: dovevano parlare per un’ora ma son rimasti lì tre ore. La gente non se ne andava più, eravamo disperati. È stato bellissimo, però».

Ne avete viste passare di facce, vi siete fatti conoscere.

«Nei primi anni, quando non sei ancora conosciuto e chiami qualcuno come Giovanni Minoli, è chiaro che questo ti chieda chi sei, cosa fai. Giustamente uno vuole sapere dove andrà a finire. Tutti però, andandosene poi, mi chiedevano di tornare l’anno successivo. Penso che questo, oltre all’organizzazione e alla serietà del festival, sia dovuto anche all’accoglienza dei triestini e alla bellezza della città. Si raggiunge magari in maniera un po’ ardimentosa, ma tenere un festival simile in piazza Unità è un plus senza pari».

Il festival del giornalismo segue in prima linea le svolte della politica internazionale, e gli ultimi anni vi hanno dato da lavorare.

«All’edizione di quest’anno ci sarà Barbara Schiavulli che è appena tornata da un soggiorno di un mese in Venezuela. Poi c’è Daniele Bellocchio, che è stato nella giungla della Birmania a raccontare la guerra civile. Sono conflitti che spesso non finiscono sulle prime pagine, o ci finiscono per pochi giorni come nel caso di Maduro, e che invece è importante far conoscere».

La guerra in Ucraina?

«Ucraina e Medio oriente sono le guerre su cui noi tutti concentriamo l’attenzione, perché possono determinare cambiamenti negli equilibri mondiali. Due anni fa l’edizione di Link era programmata a maggio. Il 24 febbraio di quell’anno la Russia invase l’Ucraina, e io mi resi conto in quell’istante che quasi tutto il lavoro fatto fino a quel momento doveva essere buttato via, perché non potevamo non mettere al centro quella vicenda. Ribaltammo allora il programma per raccontare al pubblico cosa stesse succedendo alle porte del nostro stesso Paese, e dell’Europa».

Corona, Maieron e Capuozzo
Corona, Maieron e Capuozzo

Che poi è il ruolo di un festival di giornalismo.

«A noi interessa affrontare argomenti di attualità che ci riguardano a livello economico, politico e sociale. E questo vale per molte cose che accadono nel mondo. Quest’anno si parlerà moltissimo di Europa, inevitabilmente degli Stati uniti e della loro corsa elettorale, ma anche dell’Inghilterra dopo la svolta del Labour e i nuovi scenari post Brexit. Un altro tema sarà l’intelligenza artificiale, anche accostata al lavoro giornalistico. La percezione del pubblico in merito è ancora quella di chiedersi “cosa succederà?”. Il punto è invece che questa rivoluzione sta già accadendo nel presente, e impatta su moltissimi ambiti delle nostre vite, dall’industria, alla sanità, alla finanza. Se ci pensiamo, cinque anni fa vivevamo un mondo completamente diverso. Ecco, il nostro compito è raccontare questi cambiamenti con il linguaggio di un festival popolare, rivolto alle persone. La democrazia non può prescindere dalla partecipazione».

Non è mai mancato lo sport.

«Quest’anno avremo ad esempio l’intervista di Fabrizio Brancoli ad Adriano Panatta, che sarà interessante anche alla luce del caso Sinner e dell’estate azzurra del tennis. Poi abbiamo coinvolto anche Simona Rolando, conduttrice di Domenica sportiva».

Link aderisce alla campagna europea “No Women No Panel”, per la rappresentanza femminile alle conferenze.

«Pensavamo di essere il primo festival del Fvg e ci sono rimasta quando ci hanno rivelato che siamo stati il primo festival italiano ad aderire. È importante, non per la bandierina della quota rosa, ma perché la sensibilità, lo sguardo e il pensiero di una donna devono sempre trovare posto in un dibattito».

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