Zana, un tricolore prima del giudizio

All’ombra di Cibiana e Civetta vince il campione d’Italia. Borsino rosa: sale Roglic, stabile Thomas, scende Almeida

Antonio Simeoli
Filippo Zana al traguardo
Filippo Zana al traguardo

ZOLDO ALTO. Una cosa non devi mai fare del Giro d’Italia: dargli del noioso, morto, senza italiani, e si perché ci sono quelli che se mancano gli italiani cambiano canale o girano le pagine del giornale.
Poi, d’incanto, a tre tappe dalla fine, arrivano le montagne, i Monti Pallidi, il sole, una salita di 5 km con pendenze dure che porta a un paesino che si chiama Coi sotto il monte Pelmo, deviazione dalla Forcella Staulanza, e sbang: spettacolo tra i big e la vittoria di tappa di un italiano, e che italiano, Filippo Zana, vicentino di Thiene che corre in maglia tricolore, va in fuga, con Thibaut Pinot stacca i compagni e pure batte in volata il francese più esperto all’ombra stavolta del Civetta.

Roglic ed Almeida: barometro alto
Roglic ed Almeida: barometro alto

È umile, basta sentirlo parlare subito dopo la fine della tappa. Mamma la mattina le dice di andare piano. Lui fa il contrario. «È un sogno che si avvera. Su quel rettilineo mi sono detto: ora o mai più. Grazie alla mia Jayco, grazie a Marco Pinotti che ha sempre creduto in un mio grande Giro. Mi sto scoprendo grande? Classifica generale in futuro? Fermi qui, ci vuole continuità. Intanto magari ci provo ancora».

Zana, che ama gli animali e ha pure una fattoria, regala all’Italbici, sempre in attesa dell’erede di Nibali, la quarta tappa. Non poco, vista la penuria di talenti per le grandi corse a tappe. Bravo anche Marco Frigo (Israel), altro veneto, che s’era intrufolato nella fuga del mattino.
Dato al tricolore quel che è del tricolore il colore delle Dolomiti è il rosa.

La battaglia per la maglia più ambita, a due tappe dalla fine (la passerella di Roma non conta), si infiamma. È bastato il muro di Coi, prima del Giau e delle Tre Cime di oggi e della scalata al Lussari di domani, per sparigliare un poco le carte. Primoz Roglic (Jumbo), sbiadito sul Bondone, grazie anche al solito superbo Sepp Kuss, ha fatto la voce grossa, portandosi dietro il neo 37enne Geraint Thomas e mettendo alle corde Joao Almeida (Uae), che invece sulla montagna di Gaul era sembrato il più pimpante. Ha accusato 21” il portoghese, è restato a galla e ora è terzo, 10” dopo Roglic e 39” da lla rosa. Che ironizza: «Alla fine ho detto ad Almeida: all’età che ho dovrei essere in spiaggia... Ma sono molto felice di essere dove mi trovo. Sento di avere buone gambe, devo cercare di fare il massimo, ma che sarà durissima».

Venerdì il tappone dolomitico: sarà Thomas contro Roglic? E Almeida? E Damiano Caruso (Bahrain), ora superato in classifica al quarto posto da Eddie Dunbar (Jayco)? Giovedì la corsa, prima della doppietta all’insù Cibiana-Staulanza, è passata davanti alla casa natale di Tiziano Vecellio a Pieve di Cadore. Nei suoi capolavori le Dolomiti incantano. Ora chi incanterà sulle Dolomiti? Guai a dare il Giro per noioso.

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