Milan no limits: “Sto ancora bene, e ho un sogno...Grazie Friuli”
La maglia ciclamino ci racconta le prime 14 tappe del suo debutto alla corsa rosa. “Le salite? Le rispetto, ma non mi fanno paura”
BERGAMO. Firmo autografi ai bambini che urlano il mio nome, faccio selfie, la gente mi acclama, il Giro per me è una emozione unica. È il mio primo Giro, sto indossando la maglia ciclamino dalla seconda tappa, ho vinto, sono arrivato tre volte secondo, soffro per il freddo, l’acqua e le salite, ma sono sempre io Jonathan Milan. E ora ho un grande sogno».
Eccola la maglia ciclamino del Giro. È reduce dall’ultimo bagno di folla, quello a traguardo di Bergamo domenica, condito anche dall’arrivo di un pullman di tifosi dalla sua Buja, con mamma e nonna in testa. Il giorno di riposo il 22enne l’ha utilizzato per riposarsi, dormire un po’ di più, allungare la seduta di massaggi e…
«Sognare, certo che sì, mi sento bene, il Giro finora è andato alla grande, la mia squadra Bahrain Victorious mi sta supportando magnificamente, ma la corsa è ancora lunga».
A Bergamo domenica i bujesi hanno cantato un coro che conoscevi bene...
«Come dimenticarlo: me lo cantarono la sera di due anni fa all’aeroporto di Venezia quando mezzo paese venne ad accogliermi dopo che avevo vinto le Olimpiadi. I miei tifosi mi danno una carica speciale, ringrazio ancora i concittadini per essere venuti a Bergamo, in testa il sindaco Pezzetta. Io e Alessandro De Marchi, due reduci del team Friuli, siamo orgogliosi di rappresentare la gente di Buja».
E pure farla felice...
«Sorride (ndr). Sì, finora ce l’abbiamo fatta, ma ora arrivano le salite».
Sei un campione della pista, ma il Giro è il Giro vero?
«Beh, su strada corri di più a contatto con la gente ed è molto eccitante».
Ad arrivare a Roma in maglia ciclamino ci pensi?
«No, so che il Giro è pieno di insidie e quindi penso a una tappa per volta».
Il complimento più bello ricevuto in gruppo?
«Ce ne sono stati tanti, e quando campioni ti avvicinano per farti i complimenti non puoi che esserne orgoglioso».
Cavendish ha annunciato il ritiro a fine stagione.
«Con “Cav” ho parlato diverse volte in gara, è un grande velocista. Sì, è uno dei miei idoli. Ha fatto una grande carriera».
Jonny, c’è qualcosa che non rifaresti in queste prime 15 tappe?
«Sì, la volata con la mantellina a Salerno. Forse non avrei vinto lo stesso ma..Poi è vero che sarebbe stato difficile e pure pericoloso toglierla a cinquanta all’ora in gara con tutta quell’acqua».
A proposito di acqua...Siete stati accusati di non voler far fatica dopo la tappa di Crans Montana tagliata...
«C’era maltempo, la seconda discesa era pericolosa. E non è vero che non vogliamo fare fatica, il giorno dopo sul Sempione abbiamo corso sotto la pioggia, in vetta quasi nevicava e la discesa a sessanta all’ora con diversi restringimenti della strada per lavori e pure gallerie poco illuminate non erano il massimo».
Avete corso diverse tappe sotto la pioggia...
«Sfibrante, di gambe e di testa: il percolo dietro l’angolo. Scivoli su una striscia pedonale e vai a casa: avete visto cosa è successo a Geoghegan Hart?».
Quante volte l’hai rivista la rimonta di Tortona dove hai perso per millimetri?
«Tante, ho fatto un numero, ma avrei dovuto vincere».
Se diciamo Caorle e Roma a cosa pensi?
«A due tappe che spero di concludere allo sprint con un bello sprint».
Ma non dovevi non nominare Roma?
«Infatti io non l’ho nominata, l’hai fatto tu. Io vivo alla giornata».
Le salite ti fanno paura?
«No, ma le rispetto. Faccio il corridore e non posso aver paura delle salite, anche se in vista di questo Giro magari non ho fatto la preparazione ideale, ma sto bene. Le ultime tappe sono state dure, sono arrivato stanco, ma recupero lo sforzo molto bene».
Il segreto di Milan?
«Beh, uno di sicuro sono le videochiamate fiume la sera, finchè verso le 22 non mi si chiudono gli occhi, con la mia fidanzata Samira in Germania: mi dà forza e tranquillità. Dovrebbe arrivare sulle Tre Cime».
E se ti dico Lussari?
«Intanto me la immagino col sole. Poi ni vedo fare a tutta il tratto pianeggiante sulla ciclabile su cui spesso mi alleno, perché a Camporosso ci vado in vacanza da bambino, e mi godo l’abbraccio dei tifosi sulla salita».
Con che maglia?
«Una bella maglia. Tanto non ci casco. No te lo dico il colore e quel nome di città».
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