Tajani: «A Salvini dico: molla i lepenisti se in Europa vuoi stare con noi»
Liquida senza appello il sovranismo «ormai superato» e avverte Matteo Salvini che se vorrà stare nel gruppo di testa in Europa dovrà mollare la sua amica Marine Le Pen. A sentirlo parlare, è evidente che Antonio Tajani, ministro degli Esteri ma anche il leader del partito che fu di Silvio Berlusconi, stia lottando corpo a corpo con l’altro vicepremier del governo Meloni per strappare un voto in più della Lega e rafforzare Forza Italia. Ma con Gaza ancora in fiamme e i confini dell’Europa minacciati da una guerra senza fine, l’attenzione del capo della Farnesina è ovviamente rivolta anche altrove. «A Gaza l’Europa attende una svolta nel negoziato politico per la tregua e siamo pronti soprattutto noi come Italia con “Food for Gaza” a entrare nella striscia con i nostri aiuti umanitari», dice il ministro, che segue da vicino la trattativa tra le due parti in una giornata che ha segnato un calo delle aspettative di una tregua imminente.
Voi di Forza Italia siete stati l’unico partito di maggioranza a difendere Sergio Mattarella dagli attacchi della Lega. Condivide la sua tesi sul sovranismo dell’Europa?
«Non vorrei tornare a ravvivare una polemica imbarazzante, ma sin dal primo momento non ho potuto che manifestare solidarietà al capo dello Stato, assieme a rispetto e condivisione profonda per le sue idee. Il mio concetto è: noi siamo Italia e siamo Europa, insieme. Siamo profondamente italiani ma anche europei, insieme. Come non si può capire che senza Europa l’Italia per demografia sarebbe l’11esima provincia della Cina. Saremmo una piccola provincia del mondo, debole e impotente. Quindi, totale sovranità italiana nella sovranità europea che noi abbiamo scelto e costruito. Il vecchio sovranismo è un concetto superato. Ed è pericoloso continuare a spacciarlo come una visione per il futuro».
In Europa il Ppe pone il veto su alleanze con sovranisti come Le Pen. Quali alleanze saranno possibili dopo il voto?
«Seguendo la mia visione politica, una maggioranza giusta sarebbe quella fra noi Popolari europei, i Conservatori e i Liberali. La stessa maggioranza che mi elesse presidente del Parlamento europeo nel 2017. Porte aperte ovviamente ai nostri alleati italiani ma chiuse a forze di estrema destra incompatibili con noi come lepenisti in Francia o AFD in Germania. Ogni altra previsione di alleanza, di maggioranza per il presidente della Commissione, al momento è prematura».
Lei è favorevole all’abolizione del diritto di veto, alla fine delle decisioni prese all’unanimità in Consiglio Ue?
«Sì, e anche all’elezione diretta del Presidente della Commissione da parte di tutti i cittadini europei, e la possibilità di offrire la potestà di fare leggi al Parlamento europeo. Oggi gli europarlamentari approvano o rigettano le direttive proposte dalla Commissione; trovo normale che un parlamento eletto democraticamente, e non designato come era prima dai parlamenti nazionali, possa essere titolare della potestà di scrivere le leggi».
Ucraina: la destra è divisa in Europa, e anche in Italia, isolata fra i grandi paesi che hanno scelto di togliere restrizioni all’uso di armi da parte di Kiev.
«Il governo italiano fa quello che io ripeto da settimane: cerchiamo un percorso per arrivare alla pace in Ucraina. Per questo vogliamo evitare che qualsiasi azione politica o militare possa produrre una escalation del conflitto. Per questo abbiamo chiesto all’Ucraina di utilizzare sul suo territorio le armi da noi offerte. Detto questo, noi continuiamo a garantire aiuto a Kiev. La nuova batteria di missili Samp-T che consegneremo servirà a difendere le città dall’aggressione russa. Non vogliamo la guerra con la Russia, ma continueremo a sostenere l’Ucraina».
Lei che ha una storia importante in Europa, perché ha deciso di candidarsi, pur sapendo che non andrà a sedersi nel Parlamento europeo una volta eletto?
«Sono fra i politici italiani quello che ha avuto il privilegio di servire le istituzioni europee nei tre ruoli, il Parlamento, la Commissione e il Consiglio Ue, che riunisce i ministri europei dei singoli Stati membri, ho conoscenza di tutti i meccanismi dell’Europa. Ho voluto dare un segnale forte agli elettori italiani: sono in prima fila per ricordare che Forza Italia è il partito degli “specialisti in Europa”, dei politici italiani che sapranno orientare le decisioni a favore delle nostre comunità. Aggiungo: Silvio Berlusconi è scomparso poco meno di un anno fa: sono stati mesi difficili, Forza Italia è sopravvissuta, ma deve essere ancora rafforzata. E il suo segretario non poteva rimanere in seconda linea mentre i suoi colleghi uscivano dalla trincea per andare a combattere».
Sul fronte delle riforme e a proposito del capo dello Stato: perché tirate dritto con la riforma del premierato, malgrado molti costituzionalisti concordino sul fatto che fatta così taglia i poteri di bilanciamento del Colle?
«Il dibattito aperto in Parlamento potrebbe portarci a soluzioni più condivise. Io credo che in realtà serva a proteggere il Capo dello Stato dalla necessità di prendere iniziative politiche nei momenti di crisi, e quindi ne salvaguardi meglio la terzietà e l’autorevolezza. In ogni caso Siamo pronti ad ascoltare tutti. Ma non vogliamo accettare ostruzionismi e ulteriori rinvii. Io sono per natura contrario a qualsiasi braccio di ferro, a ogni tipo di forzatura, da qualsiasi parte provenga. Ma la sinistra non può semplicemente ostacolare il lavoro di una maggioranza e di un governo che lavorano per aggiornare i meccanismi della nostra convivenza democratica».
È in corso un braccio di ferro con le opposizioni. La riforma della giustizia potrebbe comportare un secondo referendum costituzionale. Come se ne esce?
«Anche qui io spero che ci sia confronto costruttivo in parlamento. Questa è una riforma che esalta il ruolo del giudice terzo, che garantisce un processo giusto al cittadino, che depoliticizza la magistratura. C’è poi un elemento non secondario, che da quando sono Ministro degli Esteri e del Commercio estero mi viene ricordato in ogni incontro con investitori stranieri: maggiore certezza nel percorso e nei tempi della giustizia è il primo requisito che ci chiedono gli investitori stranieri».
L’alta astensione prevista sabato e domenica potrà indebolire ancora di più l’Europa?
«Io vedo un pericolo particolare per l’Italia, ovvero che l’astensione sia molto più alta proprio qui da noi rispetto agli altri paesi europei. Una vera assurdità, mi preoccupa. I cittadini dovrebbero sapere che quasi l’80 per cento delle leggi e dei regolamenti che poi approviamo nel Parlamento italiano provengono dall’Europa. L’Europa non è solo un ideale, quello di De Gasperi, Adenauer e Schuman: l’Europa decide le nostre vite, ogni giorno. L’Europa ci protegge. Per cui andare a votare è un obbligo e un interesse. Chi si astiene ha sempre torto». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso