«Cisint su Vannacci? La Lega per i candidati Fvg»
Dreosto ribadisce la linea del Carroccio: «Cisint su Vannacci? Ha detto solo che è il benvenuto»
I big della Lega hanno già chiarito che Roberto Vannacci non sarà un’opzione in cabina elettorale, non in Friuli Venezia Giulia. Perché i candidati locali di partito sono tre e tre sono le preferenze possibili nella scheda elettorale delle europee. E non cambiano idea dopo che Anna Cisint ha usato toni molti diversi in particolare da quelli dei vecchi leoni padani, che il generale proprio non lo digeriscono.
«Quando qualcuno lotta per la libertà è sempre il benvenuto», ha detto il sindaco di Monfalcone riferendosi all’indipendente piazzato al posto quattordici della lista, subito prima dell’assessore regionale Stefano Zannier (che evita commenti). Una “carezza”, quella di Cisint, che, accompagnata dall’invito «ad andare a leggere in prima persona quello che ha detto il generale», è un’apertura nei confronti di un candidato che può dare un contributo importante in una tornata elettorale non in discesa e che tra l’altro, visto il meccanismo elettorale (nel caso di due o tre preferenze espresse, queste dovranno riguardare candidati di sesso diverso), non è diretto concorrente di una donna. Anche Elena Lizzi, l’uscente riproposta in lista, pur non citando Vannacci, dichiara che «il bello della Lega è che affianca alla meritocrazia che ha portato a premiare chi negli ultimi cinque anni ha lavorato in Europa per tutelare l’Italia e, come me, il Fvg, la voglia di proporre nuovi nomi».
A sentire però il segretario regionale Marco Dreosto, la sostanza non cambia più di tanto. «Anna non ha detto cose diverse da quelle mie e del presidente Fedriga nei giorni scorsi – spiega –. Vannacci è un valore aggiunto, ma noi sosteniamo e votiamo i nostri candidati». Di Vannacci, peraltro, il segretario non vorrebbe nemmeno sentir parlare: «Più ci occupiamo di lui e più perdiamo tempo a poche settimane non solo dal voto per il rinnovo dell’europarlamento, ma pure da amministrative che interessano 114 comuni in regione. Al centro della campagna elettorale non c’è Vannacci, ci sono i programmi».
Lizzi si dice già concentrata: «Ho capito che in Europa la gestione tecnica e il sapersi muovere nella liturgia europea sono un’attività complessa che implica sapere come dire no o come spingere i propri progetti facendo squadra e seguendo una burocrazia spesso non concepibile per la gestione italiana, ma che i colleghi di altri Stati conoscono bene. Per questo, la linea semplicistica di approccio a problemi complessi non ottiene risultati e questo è un tema su cui dobbiamo fare autocritica in Italia per cambiare approccio al modo di governare europeo, altrimenti non riusciremo a risolvere i problemi dei cittadini».
La linea di tutela delle candidature locali era stata esplicitata per primo da Fedriga. E viene replicata in queste ore in Veneto dal collega governatore Luca Zaia. «Vannacci in lista? Nessuna battaglia – le parole di Zaia –. Il generale non è capolista, ma sono comunque scelte che ha fatto il partito». Sorpassando anche Fedriga, Zaia non trattiene inoltre critiche nel merito delle affermazioni contenute ne “Il mondo al contrario” di Vannacci: «Non condivido la proposta delle classi separate e la concezione di Mussolini come statista. Se lo voterò? Mi sentirei un traditore a non votare un veneto». Opinioni nette, per quanto non si arrivi alle barricate del vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio («Il mio entusiasmo sulla sua candidatura è a meno duemila») e di due assessori regionali veneti di peso come Roberto Marcato («Vannacci non rappresenta i valori della Lega») e Gianpaolo Bottaccin («Faccio veramente fatica a capire questa scelta»).
E Fratelli d’Italia? «Le nostre liste hanno ottimi candidati – dice la deputata Nicole Matteoni –, non facciamo commenti su quelli degli altri partiti». —
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