I tabelloni elettorali restano mezzi vuoti a Padova. Per montarli sono stati spesi 73 mila euro

Solo l’M5S ha affisso i manifesti. Cartelloni sempre meno usati dai partiti che preferiscono autobus, “vele” e i social

Claudio Malfitano

PADOVA. C’è solo il Movimento Cinque Stelle ad aver affisso i propri manifesti nei tabelloni elettorali che il Comune ha fatto installare in 25 luoghi della città, anche davanti ai monumenti come Porta Savonarola. Una modalità di propaganda elettorale sempre più snobbata nell’era dei social e di TikTok.

Eppure è lo strumento che la legge prevede per garantire la parità di accesso a tutte le forze politiche – quelle più ricche e quelle con meno disponibilità – dato che dallo scorso 26 agosto (30 giorni prima del voto) è vitata qualsiasi forma di pubblicità fissa. Fissa perché, per un cavillo di legge, quella mobile è consentita: ecco perché le facce dei leader si sono trasferite su autobus o sui “camion-vela” che girano per la città.

LA SPESA PER IL COMUNE

L’amministrazione comunale ha infatti dato incarico alcune settimane fa all’azienda gestita da Roman Viorel, con sede a Saonara, di posizionare in città 25 impianti composti ognuno da 25 tabelloni elettorali per il Senato. E altrettanti anche per la Camera. Per una spesa totale di 73 mila euro.

Soldi che sono stati recuperati extra-bilancio ordinario. Questo perché il Comune (e nessuno, in realtà) non aveva previsto un doppio appuntamento elettorale nel 2022. Si erano accantonate risorse solo per i cartelloni delle comunali. Adesso con le politiche la spesa è raddoppiata.

Lo scorso 2 settembre poi la Prefettura ha comunicato l’elenco dei candidati e delle liste ammesse ufficialmente all’appuntamento elettorale: 8 candidati per il collegio uninominale di Padova e 14 liste per la Camera; 9 candidati per il collegio senatoriale e 15 simboli. Lunedì scorso infine la giunta ha approvato la delibera con cui ha ripartito gli spazi. E però solo i “grillini” hanno finora approfittato dell’opportunità.

LA PUBBLICITA’ MOBILE

Se i manifesti possono essere affissi solo nei tabelloni autorizzati – e sono sempre meno i partiti che li utilizzano – le regole per la propaganda consentono (più che altro grazie a “bachi” della legge) di posiziona re manifesti su mezzi mobili, come gli autobus e i camion. C’è chi dunque approfitta di questa possibilità: a partire da BusItalia Veneto e Actv che vendono spazi pubblicitari ai vari partiti, ma anche le società dei “camion-vela” pagati semplicemente per girare nel traffico. Questo tipo di propaganda è consentita perché non è considerata un’affissione, che sono vietate 30 giorni prima del voto.

È consentita, proprio perché non perfettamente normata, anche la pubblicità sui social network, che infatti in questo periodo sono pieni di messaggi elettorali, sia a pagamento che non. A partire dai profili TikTok aperti da quasi tutti i leader politici per intercettare il voto dei giovanissimi che da quest’anno possono votare anche per il Senato.

SONDAGGI E SILENZIO

Ancora qualche giorno e calerà il silenzio anche sui sondaggi elettorale. Scatterà sabato 10 settembre (15 giorni prima del voto) il divieto di rendere pubblici le indagini demoscopiche per non condizionare gli elettori che in molti casi decidono solo negli ultimi giorni a chi dare la propria preferenza.

Infine il sabato prima del voto scatta il bando assoluto a qualsiasi forma di propaganda elettorale diretta o indiretta nei luoghi pubblici: è il cosiddetto “silenzio elettorale”. Che vale ovviamente anche nel periodo di apertura dei seggi: si voterà in un solo giorno, domenica 25 dalle 7 alle 23. —

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