Prof universitari eco-scettici. La risposta dei colleghi: «La scienza vi smentisce»

Il climatologo Carrer: «Le attività umane producono troppa anidride carbonica. Le piante non riescono ad assorbirla. Concentrazioni così alte milioni di anni fa»

Simonetta Zanetti
Ricerca di refrigerio in Prato della Valle a Padova e Ii professor Marco Carrer, dendroclimatologo
Ricerca di refrigerio in Prato della Valle a Padova e Ii professor Marco Carrer, dendroclimatologo

Ci sono opinioni e fatti. A differenziare le une dagli altri sono i dati. Scientifici e validati. Su questo concetto si basa la risposta del professor Marco Carrer, dendroclimatologo – ovvero studioso del clima attraverso gli anelli degli alberi – del dipartimento di Territorio e Sistemi Agro Forestali dell’Università di Padova ai firmatari del manifesto che nega l’emergenza climatica.

Un recente studio internazionale da lui coordinato assieme a Georg von Arx del Wsl sugli anelli degli alberi, pubblicato su Nature, dimostra che stiamo vivendo un riscaldamento senza precedenti negli ultimi 1200 anni.

«I gruppi che annoverano al loro interno anche qualche scienziato e si pongono in antitesi rispetto alla comunità scientifica ci sono sempre stati, ma sono anche sempre meno numerosi. Le loro affermazioni spesso non sono supportate da dati validati e sono destinate a essere sconfessate dai fatti» dice Carrer.

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«È una situazione unica sotto certi punti di vista. I dati ci dicono che nell’ultimo secolo non abbiamo mai avuto temperature così elevate e che continuano a salire» spiega.

«lo stesso vale per le componenti chimiche dell’atmosfera, dalla CO2 al metano, che non facevano registrare i valori che stiamo vedendo ora da milioni di anni. Pertanto, indipendentemente da come la vogliamo etichettare, sia “emergenza” o “allarme”, siamo di fronte a una situazione particolare su cui è necessario porre attenzione.

Pensiamo ai fenomeni dell’ultimo periodo, con le grandinate eccezionali, la siccità, la mancanza di neve, le alluvioni. Sono eventi non tutti necessariamente negativi ma che messi insieme rendono tutto molto complicato e rappresentano dei costi. È una cosa che non possiamo ignorare».

Non serve andare indietro con la memoria a più di un ventennio per ricordare quello che si diceva allora del cambiamento climatico: «Non se ne parlava o si negava» prosegue «e oggi siamo a questo punto. Vediamo dove saremo andati a finire tra altri vent’anni.

Dopodiché» aggiunge «io non mi stupisco del fatto che se il 99,9% degli scienziati sostiene una tesi, ci sia uno 0,1% che pretende di asserire il contrario. Ciascuno è libero di pensare e dire quello che vuole ma, ripeto, non ci sono dati a supporto delle loro opinioni. E questo non è secondario».

Quanto ai dubbi espressi dagli scettici del cambiamento climatico sul ruolo giocato dall’uomo sul riscaldamento globale, a fronte di eventi estremi che dall’alba dei tempi hanno sferzato il pianeta, Carrer chiarisce: «I cambiamenti climatici ci sono sempre stati, è vero, ma paragonare quello che sta succedendo alle glaciazioni è come mettere insieme mele e pere.

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Se fosse vero quello che dicono, allora staremmo andando verso una nuova glaciazione. Negli ultimi 7-8 mila anni, infatti, la temperatura del nostro pianeta è andata leggermente ma costantemente diminuendo proprio perché a livello astronomico ci stiamo dirigendo verso una nuova glaciazione. Parliamo di qualche decina di migliaia di anni. Come mai invece assistiamo a questo cambiamento repentino?».

Tra i motivi del contendere, il ruolo dell’aumento dell’anidride carbonica, considerata dai firmatari del manifesto vantaggioso per il sistema: «È vero che le piante assorbono l’anidride carbonica» prosegue «ma purtroppo per quanto efficaci non riescono a tenere testa alle enormi quantità emesse dalle attività antropiche.

Ancora una volta è sufficiente guardare i dati: nell’ultimo milione di anni il tasso di CO2 è variato tra 200 e 300 parti per milione con il primo valore nelle ere glaciali e il secondo registrato nelle fasi più calde. Ora la concentrazione è di circa 420 parti per milione, valore che il nostro pianeta aveva visto qualche milione di anni fa quando era molto più caldo.

Pertanto inviterei queste persone a fare i passaggi obbligati nel metodo scientifico e a esibire i dati su cui si basano prima di fare certe affermazioni, altrimenti le loro restano delle opinioni.

Diversamente, ci sono migliaia di lavori, anche indipendenti, realizzati da scienziati che studiano gli oceani e le calotte di ghiaccio e tutti convergono su un’unica immagine ed è quella del riscaldamento climatico.

È vero che è sempre stato caldo, ma la situazione sta peggiorando, soprattutto diventa fondamentale porsi nell’ottica di un arco temporale più lungo di quello di una vita umana. Se estendiamo lo sguardo su un’epoca che abbraccia secoli, se non millenni, ecco che ne traiamo un’immagine diversa».

Ma l’elenco dei fatti, i dati a sostegno di un cambiamento climatico galoppante – aggiunge – è visibile anche nella ridotta permanenza della neve, in un ritiro dei ghiacciai che non ha precedenti nell’ultimo millennio e nella registrazione delle temperature nell’ultimo secolo.

«I dati sul riscaldamento raccolti sono incontestabili» insiste Carrer. Quanto al fatto che i costi di una svolta ecosostenibile – a partire dalla diffusione massiccia di auto elettriche – possano essere insostenibili per la gran parte della popolazione, chiarisce: «È indubbio che spetti alla politica, basandosi sui dati scientifici, decidere i comportamenti da adottare compatibilmente con la tenuta economica e sociale» conclude «così come è evidente che, complessivamente, dovremo cambiare il modo di porci rispetto al pianeta. Dopodiché, quando ragioniamo sui costi di un mutato comportamento, dovremmo interrogarci sui costi dell’alluvione in Emilia, su quanto ci costerà tra 20-30 anni chiudere oltre il 50% degli impianti sciistici, o sul prezzo delle migrazioni causate dalla siccità.

Per non parlare delle vittime: ricordiamo che l’ondata di calore del 2003 fece 25 mila morti in Europa e che il caldo uccide. Ma come si fa a monetizzare una vita? Dobbiamo metterci in testa che dobbiamo trovare un modo diverso di agire e considerare i costi in modo differente».

Tuttavia, non è troppo tardi per invertire la rotta: «Il cambiamento climatico è come un treno lanciato sulle rotaie: se domani cominciassimo ad adottare comportamenti ineccepibili equivarrebbe a tirare il freno, ma il treno non si arresterebbe subito, continuerebbe la sua corsa per inerzia almeno per un po’. E questo avverrà anche per il clima: anche cominciando a frenare subito, questa situazione proseguirà per decenni». —

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