La grande sete e il mare. Ecco che sapore ha l’acqua desalinizzata in Israele. «Pronti ad aiutare il Veneto»

La società Mekorot è la compagnia che fornisce a Israele il 90% della sua acqua potabile desalinizzando quella marina. Il manager Yossi Yaacoby spiega come funziona lì e cosa potrebbe fare il Veneto.  Con un’attenzione: «Questo è un business e l’acqua ha un prezzo. Un dollaro al litro»

Enrico Ferro
Yossi Yaacoby, vicepresidente di Mekorot, la compagnia idrica nazionale in Israele, con una foto degli impianti che nel Paese assicurano l’approvvigionamento di acqua potabile a tutta la popolazione
Yossi Yaacoby, vicepresidente di Mekorot, la compagnia idrica nazionale in Israele, con una foto degli impianti che nel Paese assicurano l’approvvigionamento di acqua potabile a tutta la popolazione

Ora piove, è vero. Ma la prossima estate? E quelle dopoL’anno scorso il parroco di San Marco a Camposampiero, in provincia di Padova, ha più volte invitato i fedeli alla preghiera per far tornare la pioggia.

A Sarmede, nella provincia trevigiana, un mese fa hanno addirittura organizzato una processione con destinazione chiesetta della Madonna di Val. Obiettivo dichiarato: pregare nel santuario per invocare la pioggia.

Storie di ordinaria siccità nel Veneto bianco che non si rassegna a non avere l’acqua per irrigare i campi. Purtroppo non basterà affidarsi alla provvidenza divina.

Il cambiamento climatico, a queste latitudini, veniva scambiato per un vezzo radical chic. Invece, di colpo, la situazione si è presentata in tutta la sua gravità: fiumi ai minimi storici, cuneo salino in risalita, falde acquifere quasi prosciugate e terreni aridi come non accadeva da tempo.

Zaia e la siccità del futuro. «Impariamo a dissalare l’acqua di mare e irrigare a goccia»
Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia

Che non bastano pochi giorni di pioggia a rimediare. Il presidente del Veneto Luca Zaia ha suggerito più volte la prospettiva di utilizzo dell’acqua del mare per combattere la crisi idrica, mutuando l’esperienza di Israele. Riproducendo quindi quel sistema virtuoso, elogiato anche da Andrea Rinaldo, professore padovano e Nobel dell’Acqua 2023.

Abbiamo quindi contattato Mekorot, la compagnia che fornisce a Israele il 90% della sua acqua potabile. A Yossi Yaacoby, ingegnere chimico e vicepresidente, abbiamo chiesto come funziona lì e cosa potrebbe fare il Veneto.

Dottor Yaacoby, come potreste aiutare il Veneto nella desalinizzazione dell’acqua di mare?

«Ad oggi non siamo autorizzati a realizzare progetti al di fuori di Israele. Però possiamo offrire consulenze. Significa che se il Veneto ce lo chiede, possiamo fornire supporto nella progettazione generale di un impianto, con tutte le necessarie ricerche precedenti.

La complessità dell’opera riguarda tutto il processo, dalla costruzione dell’impianto alla distribuzione, fino alla stabilizzazione dell’acqua dissalata. Noi potremmo aiutare spiegando come progettare l’impianto, come costruirlo in modo più efficace e come fornire acqua nel modo giusto, portando l’esperienza di Israele».

Quanto costa l’acqua desalinizzata all’utente?

«Dipende. Nel 2004-2005 era di quasi un dollaro al litro, ora siamo a mezzo dollaro circa. Più grande è l’impianto, più il prezzo scende».

Quanta energia è richiesta per alimentare questi impianti?

«Quando si utilizza l’osmosi inversa (la tecnica di dissalazione oggi più diffusa sul mercato), il consumo di energia è comunque elevato. Parliamo di 3,1-3,2 Kw/h per 1 metro cubo.

È meglio di quanto non fosse in passato, ma c’è ancora spazio per miglioramenti. L’energia costituisce il 30% del costo dell’operazione. I margini di miglioramento ci sono e coincidono con la capacità di usare fonti energetiche alternative, come quella solare o eolica».

Ha mai ricevuto richieste di aiuto dall’Italia?

«I colleghi delle aziende idriche italiane ci hanno manifestato in varie occasioni la loro preoccupazione per l’estate, perché l’anno scorso hanno sofferto questa carenza. Ora sanno che c’è un problema con l’acqua. La desalinizzazione è una fonte molto buona e affidabile, ma un altro fattore molto rilevante è la perdita d’acqua. E in Italia è molto alta, per via delle condotte.

Utilizzare più fonti per essere più resilienti va bene, ma dall’altra parte bisognerebbe migliorare l’efficienza della rete».

L’acqua dissalata che sapore ha?

«L’acqua dissalata deve essere stabilizzata con la soda caustica. Va poi aggiunto carbonato di calcio – in futuro useremo il magnesio – e, infine, vanno integrati i sali. Terminati questi passaggi, è molto buona».

Pensa che l’acqua possa rappresentare un business per il futuro?

«Perché in futuro? L’acqua è già un business. Il mercato è enorme».

Se potesse dare un consiglio al Veneto, cosa direbbe?

«Direi che il cambiamento climatico è già qui e la situazione non migliorerà. Avremo generalmente meno pioggia, con concentrazioni estreme di precipitazioni intensissime. Ci saranno siccità e inondazioni.

Quindi il mio consiglio è quello di proteggere i sistemi ed essere pronti a fronteggiare queste situazioni. Bisogna essere in grado di sfruttare tutte le fonti: acque superficiali e profonde, desalinizzate e reflue. Le soluzioni esistono, la tecnologia esiste, ma bisogna muoversi velocemente».

Ma i costi delle bollette non rischiano di salire con tutta questa tecnologia?

«I cittadini devono pagare il giusto prezzo, perché l’acqua ha un valore. Solo facendo pagare il valore reale di questo bene si può fornire agli utenti la giusta quantità d’acqua con la giusta qualità».

Pensa che in Italia l’acqua venga fatta pagare meno di ciò che vale?

«Penso di sì, il valore non è stimato in maniera corretta. Il fatto che poi in Italia non vengano trattate le acque reflue è indicativo».

In che senso? In Israele lo fate? Come funziona?

«Per 50 anni Mekorot ha sviluppato capacità uniche per il riutilizzo dell’acqua per l’agricoltura nel deserto e altrove. I diversi impianti combinano i processi meccanici, biologici e tecnologici più avanzati al mondo, per offrire una risposta completa al trattamento delle acque reflue.

Passo dopo passo, l’effluente viene convertito in una risorsa idrica che fornisce acque reflue trattate per l’irrigazione per l’agricoltura, senza rischi per la salute o per l’ambiente. Il suo riutilizzo è fondamentale per l’agricoltura».

Dunque l’acqua desalinizzata per l’idropotabile e le acque reflue trattate per l’uso agricolo?

«Le nostre operazioni combinate di riutilizzo dell’acqua aiutano a raggiungere quattro obiettivi chiave: canalizzare l’acqua dolce per le famiglie, aumentare la quantità di acqua per l’agricoltura anche nelle aree più aride, fornire acqua economicamente sostenibile per l’agricoltura e preservare l’ambiente riducendo i danni ecologici causati dagli effluenti non trattati.

Implementando questi obiettivi come parte di un’economia ciclica intelligente, sofisticata e sostenibile, riutilizziamo oltre l’86% dell’acqua per l’agricoltura, posizionando così Israele come detentore del record mondiale per il riutilizzo dell’acqua».

Siete arrivati al massimo o migliorare è ancora possibile?

«Nonostante la portata di questo risultato, il nostro obiettivo è andare oltre e trasformare l’efficienza dell’economia delle acque reflue in un’economia tecnologica avanzata, che si baserà sul filtraggio a membrana per ottenere il riutilizzo indiretto potabile, risparmiando costi significativi».

Dunque servono progetti dal respiro lungo, non soluzioni immediate.

«Paradossalmente le condizioni meteorologiche estreme possono diventare un’opportunità. Predisponendo gli impianti per le piene ci si può proteggere e utilizzare la piena come un’altra fonte per ricaricare le falde acquifere. Servono dighe, bacini idrici, è necessaria molta preparazione. Tutto con un orizzonte lungo, un piano generale per il 2050». —

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