In Veneto avanza il cuneo salino e arretrano le coste: l’Università di Padova studia i rimedi

Nasce a Rovigo “Critical”, centro studi dell’ateneo padovano.

Focus sul Po e sull’Adige: preoccupa l’innalzamento del medio mare

Il Po in secca in estate: scena che si è ripetuta negli ultimi anni
Il Po in secca in estate: scena che si è ripetuta negli ultimi anni

L’acronimo è severo, Critical, ma esprime bene la mission del Centro studi sugli impatti dei cambiamenti climatici, inaugurato a settembre a Rovigo dall’Università di Padova col sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio.

L’organismo affianca il corso di laurea magistrale in Ingegneria Idraulica sull’acqua e il rischio geologico e idrologico, attivato tre anni fa a Padova, che accoglie ogni anno una cinquantina di studenti selezionati fra 500 candidati da tutto il mondo.

Dopo i primi mesi di assestamento ora il Centro è pronto a partire.

L’assemblea

«Ai primi di aprile si svolgerà l’assemblea dei 90 ricercatori – spiega il direttore Marco Marani – afferenti soprattutto ai dipartimenti di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale, Geoscienze e Territorio e Sistemi Agro-Forestali, a cui si stanno affiancando anche docenti di Biologia, Ingegneria Industriale e Beni Culturali, vista la trasversalità di questo tema. Dovremo stabilire gli indirizzi di ricerca, nominare il Comitato scientifico e destinare i finanziamenti, che ammontano a 1, 3 milioni di euro stanziati dalla Fondazione; l’Università invece si è fatta carico dell’assunzione di un professore associato e un tecnico di laboratorio, a cui si aggiungeranno presto una decina tra ricercatori e borsisti».

 Il Po e l’Adige

Dei tre ambiti di ricerca previsti, due sono stati individuati: il Po e il suo Delta e l’Adige.

«Il problema comune a entrambi i fiumi, ma anche all’intera laguna e a gran parte dei bacini fluviali del mondo – spiega il prof. Marani – è la carenza (causa siccità e interventi umani) dei sedimenti che essi trasportano a valle, che non riescono più a compensare l’innalzamento del medio mare. Si pensi che la laguna sta perdendo 500mila metri cubi all’anno di sedimenti, e che il livello del mare, che per 10mila anni si alzava di 2 millimetri l’anno, negli ultimi 50 si è alzato di 3, che diventeranno 10 a fine secolo. È chiaro che non solo continuerà l’avanzata del cuneo salino, ma le coste arretreranno verso l’interno, e di conseguenza dovranno farlo le attività umane; noi come Centro studi cercheremo di capire più in dettaglio questo cambiamento e cosa fare per contenerlo: barriere antisale, interventi morfologici o cos’altro?».

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Come opererà il centro

A questo scopo il Centro opererà con un ampio spettro di strumenti, dal telerilevamento satellitare e coi droni alla messa a punto di modelli statistici e morfo-dinamici, modelli predittivi di piene e siccità e del loro impatto sull’ambiente socio-economico e sugli ecosistemi, osservazioni e modelli matematici della subsidenza e dell’interazione con le infrastrutture esistenti e da progettare; in programma anche un’attività di comunicazione, in particolare corsi formativi dedicati agli operatori dell’informazione in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti, in programma a maggio e giugno

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