Cambiamento climatico, sulle Dolomiti perso mezzo metro di manto nevoso: livello dei fiumi sotto le medie storiche

I dati dell’Arpav al 31 gennaio. Nelle Prealpi il deficit più marcato di precipitazioni
Cortina a dicembre
Cortina a dicembre

Risorse nivali e idriche in calo in Veneto.

A dirlo sono i dati del bollettino dell’Arpav riferito ai mesi di dicembre 2023 e gennaio 2024.

E anche se nei fiumi e torrenti l’acqua è presente e in alcuni casi è nella norma, l’allarme c’è.

Infatti, se i vari corsi d’acqua in Regione hanno delle portate ancora buone, è perché “beneficiano” dello scioglimento precoce delle riserve nivali a media quota.

Riserve nivali

A fine gennaio, il cumulo di neve fresca dal primo ottobre al 31 gennaio 2024 era inferiore al 20% (-50 cm di neve fresca in quota) rispetto alla media nelle Dolomiti e di oltre il 40% (-80 cm) nelle Prealpi.

In media, da ottobre a dicembre 2023 il cumulo di neve fresca era pari a 130-160 cm a 2000 metri nelle Dolomiti (-29% rispetto alla media) e di 30-65 cm nelle Prealpi a 1.600 metri (-50% rispetto alla media degli ultimi 15 anni).

L’indice di spessore del manto nevoso al 31 gennaio 2024 nelle Dolomiti era basso ma nella norma con i suoi 69 centimetri (norma 50 -104 cm) e così anche nelle Prealpi con 28 cm (media 26-67 cm).

La copertura nevosa della montagna veneta l’ultimo giorno di gennaio era di 2.300 km² con oltre l’80% dei pendii innevati oltre i 1600 metri di quota. La densità della neve in quota era mediamente di 280-300 gkm³.

La risorsa idrica nivale, al 31 dicembre 2023, era di circa 52-54 Mm³ nel bacino del Piave, di 41-45 Mm³ nel bacino del Cordevole e di 28-32 Mm³ nel bacino del Brenta.

Falda

Se si esclude l’alta pianura veronese, dove il deficit rispetto alla media è in calo ma ancora consistente, a fine gennaio 2024 si registra una situazione con livelli nella media per il periodo.

In particolare: nel settore occidentale (alta pianura veronese) nel mese di gennaio, si registrano livelli in calo anche se con ritmi leggermente inferiori a quelli usuali; nel settore centrale (alta pianura vicentina e padovana), la situazione risulta abbastanza stazionaria +17%. Nel settore orientale (alta pianura trevigiana) le stazioni monitorate presentano incrementi talora anche significativi.

La portata dei fiumi

Lo scioglimento delle nevi in fase precoce ha portato invece in alcune zona a far salire la portata dei fiumi. Ma nel complesso si registra una diminuzione.

Al 31 gennaio scorso le portate dei maggiori fiumi veneti, registravano un calo dalla seconda decade di gennaio. Nel complesso erano ormai prossime o inferiori alle medie storiche su tutti i principali corsi d’acqua.

Il deflusso medio mensilie risultava essere compreso tra il 75 e il 95% sull’Adige, tra 50 e 75% sul Brenta e sul Bacchiglione, e compreso tra il 25 e il 50% sul Po.

Rispetto alla media storica mensile i confronti sui volumi defluiti nel mese sono +45% sull’Adige a Boara Pisani, +26% sul Brenta a Barziza, +3% sul Bacchiglione a Montegalda e del -12% sul Po a Pontelagoscuro. 

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