Zaia: «No al riarmo dell’Europa. Per la pace serve la diplomazia»

Il presidente della Regione intervistato a Telechiara: guerra in Ucraina, dazi, Olimpiadi ed elezioni i temi affrontati con le domande anche del direttore dei quotidiani Nem Luca Ubaldeschi: «Mi rendo conto di essere ingombrante per buona parte del mondo della politica»

Filippo Tosatto
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione dell’Unione europea
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione dell’Unione europea

 

L’ “Entente cordiale” tra Donald Trump e Vladimir Putin, i toni minacciosi di Elon Musk, l’incrudelirsi del conflitto in Ucraina: l’ombrello atlantico scricchiola, l’Europa in pericolo si scopre sotto attacco e, per la prima volta, Ursula von der Leyen annuncia un programma autonomo di difesa dell’Unione.

«Presidente Zaia, è tempo di riarmo?», «No, è ora di fare la pace. Io non condivido la volontà di investire in armamenti, tutte le guerre hanno un inizio e una fine, per chiuderle serve l’impegno diplomatico. Lo dico da obiettore di coscienza: anziché lanciare proclami bellicosi, cerchiamo di raggiungere rapidamente una tregua che eviti ulteriori stragi e sofferenze». Una lunga intervista, quella in onda martedì 11 marzo alle 21.05 su Telechiara - che ha fornito qualche anticipazione sui temi trattati - con il governatore del Veneto incalzato sulla stringente attualità dai direttori Luca Ubaldeschi (Quotidiani Nem), Gian Marco Mancassola (News Tva) e Marino Smiderle (Giornale di Vicenza).

Un momento del dibattito con Zaia a Telechiara
Un momento del dibattito con Zaia a Telechiara

Pace e guerra in primo piano, allora, tra contraccolpi della crescente tensione internazionale sull’economia, dazi contrapposti, mercati in affanno, borse in ribasso. Trattare con Mosca o prepararsi a fronteggiarla? Destinare alle armi - arsenali nucleari inclusi - gli ingenti finanziamenti evocati da Bruxelles o attrezzare sistemi di difesa nei singoli Stati? La questione, a dir poco urticante, divide sia la maggioranza di centrodestra che l’opposizione di sinistra: «Le risorse comunitarie e nazionali, se ci sono, vanno stanziate a sostegno delle imprese e del lavoro, in caso contrario rischiamo una recessione che riacutizzerà il disagio sociale esasperando il malcontento», è la lettura zaiana.

Altro argomento in agenda, i Giochi invernali Milano-Cortina. Countdown al via, manca un anno, i cantieri saranno ultimati in tempo? E non c’è il rischio che le Olimpiadi parlino lumbard piuttosto che veneto?, punge Ubaldeschi: «Speriamo che tutto sia pronto, è un impegno colossale, il mondo ci guarda e non possiamo sfigurare. Io sono fiducioso. Milano? Se abbiamo centrato il traguardo olimpico è grazie alla tenacia del sottoscritto, che non si è arreso quando tutti, ma proprio tutti, ironizzavano sulla nostra candidatura. Quanto alla visibilità, appena la gente vedrà in tivù le nostre Dolomiti, beh, non ci sarà partita».

Le questioni etiche, a cominciare da fine vita e suicidio assistito, con la proposta del presidente bocciata a sorpresa dal consiglio regionale. «Ringrazio i giornali Nem che hanno ospitato il mio intervento in materia, consentendomi di dialogare con il Patriarca di Venezia. Per me è una questione di civiltà svincolata da casacche e ideologie: una legge nazionale esiste già, a noi spetta esclusivamente il compito di garantirne le procedure sanitarie di attuazione, è un diritto dei cittadini veneti che io intendo rispettare».

Le elezioni d’autunno, le rivalità in seno alla Lega, gli attriti con Fratelli d’Italia e gli azzurri post berlusconiani… «Se correrà la lista Zaia? Non ci ho ancora pensato. Certo, mi rendo conto di essere una figura ingombrante, per buona parte della politica sarebbe preferibile che io non ci fossi affatto. L’interlocuzione con la premier Meloni? Sono mesi che non la sento».

Nel frattempo, c’è chi ha intravisto un dispettuccio di Matteo Salvini nel calendario del congresso federale, convocato a Firenze il 5 e 6 aprile: l’apertura dei lavori coinciderà con l’inaugurazione del Vinitaly, tradizionale cavallo di battaglia (e miniera di consensi) del presidente di Palazzo Balbi e dei suoi assessori. «Ma no, sabato mattina sarò a Verona e nel pomeriggio raggiungerò a Firenze, in ogni caso l’elezione del segretario è prevista domenica». Proprio un pacifista.

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