«Mi hanno fatto il verso della scimmia». Giocatore insultato, la sua squadra abbandona il campo
Ancora razzismo nello sport. La protesta del Merlara a Badia Polesine nel campionato di Prima categoria. La decisione collettiva dopo i ripetuti insulti razzisti. Il dirigente Montagna: «Non possiamo più voltare lo sguardo»

Doveva essere una domenica all’insegna dello sport e del fair play, si è trasformata in un pomeriggio segnato da un episodio di razzismo e da una scelta forte. La partita tra Badia Polesine e Merlara, valida per la venticinquesima giornata del girone D di Prima Categoria, è stata interrotta a pochi minuti dal termine quando la squadra ospite ha deciso di abbandonare il campo, denunciando insulti razzisti rivolti ad alcuni suoi giocatori.
La decisione è stata presa dopo ripetuti episodi di discriminazione e formalizzata con una dichiarazione scritta, consegnata all’arbitro come previsto dal regolamento.
Ayoub Sabri, attaccante venticinquenne di origine marocchina in forza al Merlara, ha raccontato quanto accaduto: «Un difensore avversario mi ha insultato con versi della scimmia, ha emesso ululati e mi ha detto di tornare al mio Paese. Purtroppo, non è la prima volta che succede. Ho subito segnalato l’episodio all’arbitro, ma non è stato preso alcun provvedimento. Era già accaduto nella gara d’andata, ma questa volta non potevamo più ignorare la situazione. Non ho reagito, perché abbassarmi al loro livello non ha senso, ma era evidente che non avremmo potuto continuare a giocare in un contesto del genere».
A bordo campo con il Merlara c’era anche il dirigente Enrico Montagna, che ha seguito da vicino l’evolversi della vicenda: «Dopo la seconda segnalazione all’arbitro, ho detto ai ragazzi che, se fosse successo di nuovo, avremmo lasciato il campo. E così è stato: a un certo punto, uno dei nostri giocatori ha detto “non ce la faccio più” e abbiamo deciso di fermarci. Abbiamo messo tutto per iscritto e consegnato la dichiarazione ufficiale all’arbitro».
Ma gli episodi non si sono fermati al campo da gioco. Montagna ha raccontato anche un altro momento particolarmente doloroso avvenuto dopo l’uscita dal terreno di gioco: «Mentre stavo lasciando lo stadio, una persona – non so chi fosse – mi ha detto: “Lo sapevate a inizio anno che, facendo una squadra così multietnica, sareste andati incontro a questi problemi”. Parole che feriscono, forse ancora più degli insulti sentiti in campo».
Il presidente del Merlara, Pierangelo Montagna, che non si trovava in panchina ma sugli spalti, è stato informato dallo stesso Enrico. Dopo aver compreso la gravità dell’accaduto, ha condiviso pienamente la scelta di ritirare la squadra: «Penso che i ragazzi abbiano fatto la cosa giusta. Quest’anno abbiamo già subito episodi simili in diverse occasioni. Non vogliamo puntare il dito contro la società avversaria, perché non è questo il punto, ma è necessario che chi si è reso protagonista di simili comportamenti si assuma le proprie responsabilità. Parliamo di singoli individui, ma il problema è più grande: il razzismo non può essere tollerato in nessun contesto».
Ora la palla passa al giudice sportivo, che dovrà pronunciarsi sulla vicenda e valutare eventuali provvedimenti. Tra le ipotesi c’è anche la sconfitta a tavolino per il Merlara, che comunque al momento dell’interruzione (37’) perdeva per 1-0. Tuttavia, al di là del verdetto sportivo, il messaggio lanciato dal Merlara è chiaro e inequivocabile: «Di fronte al razzismo non si può più voltare lo sguardo».
L’Usd Badia Polesine, contattata per un commento, ha scelto di non rilasciare dichiarazioni prima della decisione ufficiale del giudice sportivo, riservandosi di esprimersi solo successivamente.
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