Lanciano un petardo in mezzo al concerto, ferito a un orecchio il fonico
Individuati dal nucleo natanti dei carabinieri e denunciati due giovani: hanno precedenti per furti e reati contro il patrimonio

«Pensavo fosse un fumogeno, volevo buttarlo lontano. Per fortuna, prima, ho tentato di calciarlo via, solo dopo mi sono chinato con la mano, ed è stata davvero una fortuna, perché proprio in quel momento è esploso. Se l’avessi raccolto mi sarebbe scoppiato tra le dita, questione di un secondo».
Geremia Ballin, trent’anni, è il testimone e la vittima di quanto accaduto martedì, in Pescheria a Rialto, dove due ragazzi hanno lanciato un grosso petardo proprio in mezzo al concerto dei Pick up the tips, andato in scena per la serata conclusiva del Carnevale di Venezia.
Il mortaretto è atterrato sotto il palco, mentre la band suonava davanti a un centinaio di persone - giovani, ma anche famiglie, bambini, anziani - e sul momento il fumo era stato notato solo dal pianista del gruppo e da Ballin, appunto, che si è allungato dalla sua postazione di fonico per cercare di farlo sparire.
«Il botto è stato fortissimo, e io l’ho sentito solo attraverso le cuffie», racconta Marcello Alemanno, chitarrista della band, «Pareva uno sparo, una fucilata, un rumore del genere lo ricordo solo per i festeggiamenti della promozione in serie A del Venezia».
Erano circa le 21.50, il concerto era iniziato intorno alle 21.15. Alemanno spiega che, sul momento, nessuno sul palco aveva capito la gravità dell’accaduto: «Abbiamo cercato di mandare avanti lo spettacolo, ricominciando subito a suonare, poi ci si è parato davanti l’altro fonico e ci ha detto: “Ragazzi, Geremia non ci sente più”».
Tra il pubblico, però, qualcuno si era già attivato per cercare i responsabili: alcuni ragazzi sono scattati in tutte le direzioni, i più attenti dicevano di aver visto una barca passare lungo il Canal Grande proprio prima dello scoppio; e, a cercare dalla riva, non è stato difficile ritrovare l’open bianco sospetto: «C’erano a bordo due ragazzi, giovani, avevano spento motore e luci e cercavano di allontanandosi spingendosi con le mani a bordo muro, infilandosi dentro il rio di Santi Apostoli», conferma un testimone, «Li abbiamo provati a raggiungere, chiedevamo loro perché avessero compiuto un gesto del genere. Ci hanno riposto urlando che eravamo dei “comunisti di m...” e hanno continuato la fuga».
Non è chiaro se i due abbiano lanciato il petardo dalla barca in corsa o se uno sia sceso, abbia tirato e poi sia rimontato a bordo: «Visto dove è finito l’esplosivo, infilato tra le tende rosse della Pescheria e il palco, ipotizzo che sia stato quasi fatto rotolare», insiste Alemanno, «Parlando con altri ragazzi, in seguito, pare che anche nel primo pomeriggio sia sentita un’esplosione, sempre qui in zona. Forse erano sempre loro che si preparavano. Certo non credo che ce l’avessero proprio con noi: la nostra band non ha mai avuto problemi con nessuno».
Ballin intanto era rimasto fermo in disparte, la testa tra le mani, affianco l’iPad che usava per lavorare, distrutto. Gli amici che l’hanno raggiunto hanno chiamato il 118, poi l’hanno accompagnato di persona al Civile, bloccando con una terza telefonata l’invio di un’idroambulanza.
E, al pronto soccorso, il medico di turno ha confermato i timori del trentenne: lesione del timpano, come gli ha ribadito ieri l’otorino dell’ospedale di Mirano. «Per me è un dramma, io con le orecchie ci lavoro: faccio il produttore in una sala di registrazione a Dolo e sono il sassofonista dell’hotel Metropole».
Oggi si sottoporrà a un’operazione, i medici gli inseriranno un tessuto artificiale che favorirà la ricostruzione della membrana del timpano. «Speriamo che vada tutto bene, sono terrorizzato».
L’altra speranza del produttore musicale di Mirano è quella di vedere i responsabili costretti a rispondere dell’accaduto, e questa è stata esaudita a tempo di record: ieri mattina una pattuglia del nucleo Natanti dei carabinieri li ha intercettati nelle acque attorno all’isola Nova del Tronchetto, ancora a bordo dello stesso open bianco descritto dai testimoni presenti a Rialto.
E, soprattutto, immortalato dalle tantissime telecamere di videosorveglianza comunale che sorvegliano tanto il Canal Grande quanto il rio di Santi Apostoli: i militari hanno lavorato a stretto contatto con la polizia locale, esaminando tutte le immagini raccolte nella notte e registrate nella centrale operativa del comando, e per tutta la notte gli uomini dell’Arma hanno battuto canali e calli alla ricerca di un riscontro.
Alla fine proprio la barca ha tradito i due fuggitivi, che ieri sono stati bloccati e portati in caserma: entrambi veneziani, di 19 e 20 anni, sarebbero in realtà volti noti alle forze dell’ordine; su di loro pesano alcuni precedenti per reati contro il patrimonio e lesioni (ancora non arrivati in giudicato), ma si esclude qualsiasi matrice politica, nonostante le urla e gli insulti lanciati nella notte di martedì grasso contro chi li ha visti allontanarsi.
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