La truffa dei lingotti d’oro, Meneghetti al vertice della rete: «Gestiva lui gli agenti Global»

Era il referente dei mediatori e braccio destro del promotore Gatto, reclutatore. Il responsabile dell’agenzia trevigiana, secondo l’accusa, coordinava gli operatori

Andrea Passerini

Governava l’intera l’attività degli agenti. Dal Trentino alla Calabria, dalla Lombardia a Napoli, dalla Puglia all’Emilia.

E teneva d’occhio tutti gli appuntamenti con i clienti, in un dialogo pressoché quotidiano con il capo dell’organizzazione, Manuel Gatto.


Per approfondire


Nicola Meneghetti, il responsabile dell’agenzia trevigiana della Global Group, ai domiciliari dopo l’inchiesta della Procura di Milano che contesta a lui e ad altri sei componenti della società l’associazione a delinquere per truffa ed esercizio abusivo della professione, non era solo il vertice della rete a Nordest: era il perno che reclutava i clienti, con incontri e passaparola, cui la Global prometteva il 4% di interessi mensili se avessero versato somme comprando lingotti d’oro. E organizzava gli eventi di gala, le feste, i ricevimenti, i banchetti.

In particolare, era il responsabile, del nucleo di agenti senior, i più esperti del gruppo (una trentina, più i segnalatori), i veterani. Tra loro la moglie Antonella Bianchi, che con lui gestiva la sede di Treviso in via Municipio, e Stefania Conti Gallenti, consorte di Gatto. Un’affinità nuziale che era diventata anche un fortissimo collante tra i due uomini.

Se Meneghetti è ai domiciliari nella casa di Peschiera (la moglie, che figura negli atti dell’inchiesta, non è raggiunta da provvedimenti), Gatto e moglie sono irreperibili, avendo evitato l’arresto delle Fiamme gialle.

È Meneghetti che svela, intercettato, le dimensioni della truffa, stimando in cinquemila i clienti dalla Global in tutta Italia; e lui che fa continue pressioni sugli agenti perché raggiungano gli obiettivi mensili fissati dai vertici; lui a prendersela, con toni assai decisi, con chi ha pochi incontri in agenda o addirittura è quasi fermo.

Il confronto con Gatto, sull’andamento della raccolta soldi, era continuo, incessante.

Anche sui problemi che via via la società aveva incontrato: le proteste degli agenti non pagati, il pressing dei clienti che non vedevano i soldi.

E ci sarebbe un colloquio tesissimo in cui di fronte alle istanze degli stessi operatori, si confronta con toni accesi con Gatto, proponendogli una sorta di pit stop di un paio di mesi per non accentuare l’attenzione sull’attività della Global, già nel mirino, indirettamente, di authority e Finanza.

Ed è con Menegehtti che Gatto si confronta quando pensa ad alcune varianti del sistema: per dire, l’erogazione dei soldi in criptovalute, dopo i problemi sorti per la tracciabilità dei versamenti continui.

O quando chiede a Menegetti cosa ne pensi di modificare i contratti abbassando i tassi di interesse e inserendo anche l’eventualità di perdere le somme investite, Meneghetti non è d’accordo e smonta subito le idee della mente dell’organizzazione. 

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