Suicidio assistito, in Veneto 15 persone ne hanno fatto richiesta

Le istanze presentate da persone affette da malattie oncologiche, neurodegenerative o con vasculopatie. Secondo i dati dell’associazione Luca Coscioni, solo in un caso c’è stato il parere favorevole

Valentina Calzavara
Quindici veneti hanno chiesto di poter accedere al suicidio assistito
Quindici veneti hanno chiesto di poter accedere al suicidio assistito

In Italia su 51 richieste di suicidio medicalmente assistito presentate nelle varie Regioni spiccano le 15 del Veneto. È quanto ha documentato nei mesi scorsi l’associazione Luca Coscioni attraverso una richiesta di accesso agli atti alle aziende sanitarie del Paese che hanno risposto in maniera più o meno esauriente.

Ma il quadro muta di continuo, e recentemente, si sarebbero aggiunte ulteriori due nuove richieste in una Ulss veneta.

La fotografia

Nel dettaglio, per le 15 richieste di suicidio medicalmente assistito avanzate da pazienti in Veneto nell’ultimo biennio si contano: 1 parere positivo, 8 pareri negativi, 2 rinunce, 2 richieste ancora in corso di valutazione e 2 persone morte nell’attesa della conclusione dell’iter.

Approfondendo ancor di più, dalla richiesta di accesso agli atti presentata nell’ottobre scorso da Elena Ostanel, consigliera regionale (Veneto che vogliamo), emergono informazioni sulle patologie e la gravità dei pazienti.

Richiesta all’Ulss per il fine vita, scatta l’ispezione della Regione sui ritardi
Una manifestazione dell’Associazione Coscioni per ottenere una legge regionale su fine vita e suicidio assistito

Delle 15 domande indirizzate alle Ulss della nostra regione tra il 2022 e il 2024, le richieste sono legate a patologie di tipo oncologico o neurodegenerativo, a casi di vasculopatia (una grave infiammazione dei vasi sanguigni) di natura cerebrale, gastrointestinale, respiratoria o reumatologica.

Solo in 3 casi, è stato indicato nella domanda rivolta all’azienda ospedaliera che il paziente adopera un sostegno vitale quale: una terapia farmacologica con assistenza continua, delle trasfusioni, un dispositivo per la ventilazione meccanica non continuativa. Inoltre, solo 3 soggetti richiedenti risultano affetti da malattia mentale.

Cos’è il suicidio assistito

Il suicidio assistito è una procedura che consente a una persona maggiorenne affetta da una patologia irreversibile e con sofferenze insopportabili di porre fine alla sua vita assumendo autonomamente un farmaco letale.

La verifica dei requisiti per accedere alla procedura spetta alla struttura pubblica del Servizio sanitario nazionale (le Ulss con i relativi comitati etici) che può dare il via libera a procedere oppure no. La persona che ne fa richiesta deve essere pienamente capace di intendere e volere, deve avere una patologia inguaribile e portatrice di gravi sofferenze fisiche o psichiche, e deve sopravvivere grazie a trattamenti di sostegno vitale la cui interruzione provocherebbe il decesso del paziente.

La situazione attuale

Il Veneto è stata la prima Regione a discutere la proposta di legge sul fine vita, depositata con 9 mila firme (superando il minimo richiesto di 7 mila). La discussione in aula è avvenuta il 16 gennaio 2024. Con 25 voti favorevoli, 22 contrari e 3 astenuti, il Veneto non ha approvato la legge. Per l’approvazione era necessaria la maggioranza assoluta: su 50 presenti, servivano 26 sì.

Il governatore Luca Zaia commentò l’esito ribadendo che il tema non poteva essere oggetto di ipocrisia politica e ricordando che il diritto al fine vita è già riconosciuto dalle sentenze della Corte costituzionale.

«Tuttavia, la sentenza lascia irrisolti due aspetti fondamentali: in che termini temporali debba rispondere l’Usl e chi sia responsabile della somministrazione del farmaco» rileva l’associazione Luca Coscioni. Un vuoto non ancora colmato, sebbene la Regione Veneto abbia dato indicazione ai direttori generali delle sue aziende sanitarie di trattare subito i casi attraverso i comitati etici. Però una norma stringente e univoca sui tempi di risposta ancora non c’è.

«Proprio per questi motivi, Zaia sostiene l’urgenza di dotarsi di una legge che fissi regole chiare e condivise» prosegue a tale proposito l’associazione Luca Coscioni. Il governatore ha inoltre preannunciato l’adozione di una circolare per uniformare le procedure in Regione, evidenziando come il fine vita sia una «questione di civiltà».

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso