Soccorso alpino del Veneto: oltre mille interventi nel 2024

Cause ascrivibili alla mancata preparazione fisica e psicofisica, la perdita dell’orientamento e l’incapacità, i ritardi sono leggermente in aumento. Caduta e scivolata raggiungono complessivamente il 33.7%

L'attività operativa svolta nel corso del 2024 dagli Organici del Cnsas Veneto in stretta sinergia operativa con le Centrali operative del Suem 118 della Regione del Veneto (Pieve di Cadore, Padova, Treviso, Verona e Vicenza) si è attestata alle 1.225 persone soccorse nel corso di 1081 interventi.

Si specifica che gli interventi a carattere sanitario sono stati 1056 mentre gli interventi a carattere di Protezione Civile sono stati 25.

Si constata per il 2024, come le cause ascrivibili alla mancata preparazione fisica e psicofisica, la perdita dell’orientamento e l’incapacità, i ritardi siano leggermente in aumento rispetto al 2023, attestandosi a 30% dei soccorsi, rispetto al 29.3 % del 2023, come pure il “malore”, da addebitarsi a diverse cause e la scarsa preparazione fisica, che si attestano al 11.80 %, con un aumento di +0,10%.

Tra le cause, “caduta” e “scivolata” raggiungono complessivamente il 33.7%, dato leggermente in calo rispetto al 2023 di -1,30%, il trend dell’ultimo quinquennio è in leggera diminuzione, ma che mantiene un valore molto alto nel totale degli interventi.

Per quanto attiene le attività, l’escursionismo, spicca su tutte le altre attività coinvolte con il 55.70% di persone soccorse, segue lo sci in pista 7,4% e le ferrate al 5,50%, quest’ultime in calo rispetto al 2023 di -1.90%, anche l’attività di mountain bike e e-bike si attesta ai valori simili agli anni precedenti con un 4.50%, il parapendio, attività sportiva in forte sviluppo soprattutto nella fascia delle Prealpi Venete con un 2.30%, ed a seguire le altre attività.

Nel 2024 si sono registrati 66 eventi di ricerca, circa il +10.1 % rispetto al 2023, con 73 persone soccorse, dato in crescita rispetto all’anno precedente.

Per quanto attiene le persone decedute nel 2024 il numero è in leggera salita rispetto agli anni precedenti attestandosi a 61, con un +3,4 per cento rispetto al 2023.

Interventi del presidente e dei delegati

Giuseppe Zandegiacomo Sampogna, presidente del Soccorso alpino e speleologico Veneto: «Siamo felici in questa occasione di presentare il neoeletto direttivo, composto da nuove figure che si sono messe per la prima volta a disposizione e da altre già presenti confermate in ruoli diversi. Una garanzia nella continuità degli ideali associativi e nuovo apporto di energie e idee, a fronte di un’attività che annualmente registra l’aumento della mole di impegno per i volontari, tra interventi e attività diverse. Dalla formazione sempre più professionale, all’aggiornamento delle tecnologie applicate al soccorso, per rispondere in modo appropriato ad ogni tipo di richiesta. Negli ultimi anni abbiamo registrato un’impennata nei soccorsi a favore di escursionisti illesi, che chiamano per mancata preparazione fisica e psicofisica, perdita dell’orientamento, incapacità, ritardi: quest’anno costituiscono il 30 per cento del totale. Da qui la necessità di proseguire nelle campagne di prevenzione, una dei fondamenti della nostra Associazione, per responsabilizzare i fruitori della montagna, affinché la affrontino con elevata preparazione e conoscenza graduale. Pur sapendo che il rischio zero non esiste, un bagaglio personale di esperienza serve a evitare il più possibile di mettersi in situazioni spiacevoli. A fronte di una divulgazione consapevole e attenta agli effettivi pericoli, sempre più dobbiamo fare i conti anche con l’apporto “dannoso” dei social media, che contribuiscono a minimizzare la percezione dei rischi; incentivano la frequentazione dei luoghi da “selfie”; facilitano l’aggregazione tra sconosciuti, quando, come nell’alpinismo, sono fondamentali la reciproca conoscenza e fiducia. Molti gli esempi che potrei portare, ne cito solo tre: il reperimento delle tracce Gps dei sentieri che poi non corrispondono nella realtà; l’accesso per esperti a determinati luoghi, come il Bivacco Fanton, narrato come una esperienza facile per tutti; la formazione di cordate alpinistiche mediante internet, senza mai essersi visti prima. Vorrei infine sottolineare l’ottimo rapporto e la sinergia con tutti gli enti e forze dell’ordine con i quali siamo chiamati a collaborare, a partire dallo stretto rapporto con la Regione Veneto e le basi di elisoccorso».

Michele Titton, delegato della II Zona Dolomiti Bellunesi del Cnsas che copre le province di Belluno e Treviso: «Il nostro territorio è uno dei più difficili nel comparto alpino. Spesso passa inosservata la difficoltà degli interventi portati a termine sulle pareti dolomitiche, che richiedono procedure e manovre specifiche, uniche a livello mondiale. Sono quelle che determinano l’innalzamento del livello tecnico dei nostri volontari e comportano di conseguenza formazione continua, addestramento alpinistico multidisciplinare – arrampicata, scialpinismo, manovre in ambiente, gestione del soccorso organizzato - e approfondita conoscenza del territorio. Pensiamo a un recupero in parete, dove è fondamentale sapere quali sono le vie di avvicinamento, le cenge di accesso, perché sia rapido e il più possibile sicuro. Come Delegazione, abbiamo la necessità di aumentare il numero di giovani alpinisti, a cui vorremmo assicurare, al di là dei requisiti previsti dal piano formativo nazionale, la possibilità di integrare le proprie capacità tecniche a seconda delle esigenze specifiche del territorio. Il nostro è un appello ai ragazzi ad avvicinarsi alla nostra realtà, rivolgendosi ai capistazione di competenza nei comuni dove risiedono».

Roberto Morandi, delegato della XI Zona Prealpi Venete del Cnsas che copre le province di Padova, Verona e Vicenza: «Dall'analisi dei dati emerge chiaro, anche per l'11ª delegazione Prealpi venete, il trend cui stiamo assistendo negli ultimi anni: è aumentato, in maniera evidente, il numero delle persone che si avvicina al mondo della montagna senza un’adeguata attrezzatura e un’idonea preparazione. Manca una vera cultura della montagna, non basata sulle suggestioni offerteci dai social, ma trasmessa da enti e persone competenti. Compito del Soccorso Alpino e Speleologico è anche quello di stimolare, nelle persone che si avvicinano a questo meraviglioso mondo, una maggiore consapevolezza e una più profonda conoscenza di quelli che sono gli atteggiamenti più corretti da tenere durante lo svolgimento delle varie attività. Con l’aumentare del numero di interventi è importante che nuovi giovani si avvicinino al mondo del Soccorso alpino e speleologico. Ragazze e ragazzi appassionati della montagna, con competenze già un po’ acquisite in fatto di arrampicata e di scialpinismo, possono trovare nella nostra ‘grande famiglia’ l’ambiente ideale per coniugare la propria passione con lo spirito del volontariato e del fare qualcosa per il bene di chi si trova in difficoltà. Invitiamo quindi i giovani a prendere contatto con le realtà locali del Soccorso alpino e speleologico in modo da poter intraprendere questa non facile ma meravigliosa avventura».

Cristiano Zoppello delegato VI Zona Speleologica Veneto del Cnsas: «Nel corso del 2024 si confermano le tendenze che contraddistinguono l’operatività della Delegazione speleologica. Il Soccorso speleologico è un’articolazione per certi versi marginale, ma altamente specialistica dato che l’ambiente delle grotte è ostile per eccellenza. Gli interventi sono complessi, lunghi; i volontari sono sottoposti ad uno stress ambientale enorme per tempi molto prolungati; durante le operazioni il numero di tecnici impiegati è elevato e le competenze richieste sono superiori alla media, chi viene recuperato subisce ancora di più le condizioni estreme circostanti e la distanza, temporale e di luogo, prima dell’ospedalizzazione. I due interventi speleologici più significativi del 2024 si sono risolti positivamente ed esprimono chiaramente questi caratteri. Nel mese di aprile la delegazione è stata impegnata per prestare soccorso ad uno speleologo infortunatosi nella grotta Pisatela, nelle Prealpi vicentine; la zona della grotta ha dei passaggi semiallagati che hanno reso impossibile il trasporto in barella dell’infortunato. I tecnici ed i sanitari del nostro servizio regionale hanno pertanto operato letteralmente in immersione. A fine anno la Delegazione è stata ampiamente coinvolta nelle operazioni di soccorso nella grotta Bueno Fonteno, in provincia di Brescia: un intervento che è salito alla ribalta della cronaca e che ha determinato una forte esposizione mediatica a livello nazionale. L’intervento si è protratto dalla sera del sabato alla mattina di mercoledì, con un impiego di oltre cento tecnici provenienti da tutta Italia. Il contingente più numeroso è partito dal Veneto, che ha messo a disposizione personale per tutte le funzioni: direzione delle operazioni, sanitari, tecnici e disostruttori. Nel mese di novembre alcuni massi pericolanti sui sentieri di Lumignano rischiavano di franare nelle case sottostanti. La Protezione civile di Longare ha richiesto l’attivazione per un’operazione urgente di messa in sicurezza; la VI Zona ha allora messo a disposizione i propri tecnici disostruttori per far brillare i massi pericolanti. Le operazioni si sono svolte con successo in alcune ore: è stato un episodio molto significativo di competenze specifiche messe a disposizione della collettività e di cooperazione sinergica fra le diverse strutture del Soccorso alpino e speleologico Veneto».

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso