«No al lavoro precario, non garantisce futuro». Rachele Scarpa presa di mira
La giovane candidata del Pd alla Camera nel collegio di Treviso finisce ancora nel tritacarne per una frase. «La mia generazione vive di impieghi dequalificati, sottopagati e precari. Queste forme di lavoro non garantiscono una vita dignitosa: impediscono di costruire una famiglia. Tanti di noi, pur lavorando, rimangono poveri: questo è per me un terribile circolo vizioso»
TREVISO. Dagospia ironizza definendola una “ciabatta”, Libero parla di frase choc e il Giornale affonda la lama in quella che circoscrive come l’ennesima “gaffe”. Il tutto in un proliferare di commenti sessisti della peggior specie sui soliti social network. Tutti a dare addosso a Rachele Scarpa, la giovane trevigiana che il Pd ha candidato al Parlamento.
E ancora una volta l’innesco è il frammento di un video che lei stessa aveva pubblicato sulle sue pagine social. Dieci giorni fa fu un intervento pro Palestina e contro Israele a sollevare le critiche, ieri è stata una sua uscita a tema lavoro.
Una registrazione che, è bene dirlo, risale a più di un anno fa. Dunque, a questo punto della storia, si possono fare almeno un paio considerazioni.
La prima è che c’è qualcuno che sta setacciando gli interventi social di Rachele Scarpa per metterla sulla graticola, la seconda è che dopo Andrea Crisanti è lei la candidata dem più contestata da iene e sciacalli che gironzolano famelici in questa campagna elettorale estiva.
«Dobbiamo interrompere quel circolo vizioso per cui il lavoro è l’unico mezzo di sostentamento per le persone». È questa la frase incriminata, stavolta. L’intervento è stato estrapolato da una conferenza registrata via Zoom, tra giovani del partito.
Il primo a lanciarsi all’attacco è Luigi Marattin di Italia Viva. Lo fa su Twitter: «Che cosa significa? Che lo debba invece essere la rendita, dietro cui non c’è produzione, crescita, occupazione? Oppure il sussidio? E in quel caso, chi produce il reddito necessario per creare e distribuire il sussidio? Altri mezzi di sostentamento, al momento, non me ne vengono in mente». Ma si aggiungono rapidamente anche due leghisti. Andrea Ostellari: «Ecco il vero volto del Pd». E Alberto Stefani: «Rachele Scarpa non merita di rappresentare i veneti».
Ma mentre il filmato circola in maniera vorticosa popolando le bacheche virtuali, Rachele riesce a mantenere la calma, fornendo una spiegazione lucida. «La mia generazione ha una grande esperienza di lavoro dequalificato, sottopagato e precario. Conosciamo bene il mondo degli stage gratuiti o mal retribuiti, e la precarietà spacciata per flessibilità».
«Queste forme di lavoro non garantiscono una vita dignitosa: impediscono di costruire una famiglia, di acquistare una casa, di progettare la propria formazione. Tanti di noi, pur lavorando, rimangono poveri: questo è per me un terribile circolo vizioso».
«Il meccanismo di redistribuzione della ricchezza non è attivato dal lavoro, se questo rimane lavoro povero. Immaginare forme di sostegno al reddito non deve essere un tabù: è solo una delle strade percorribili per rendere concreti i principi di emancipazione della nostra generazione attraverso il lavoro e giusta retribuzione».
Insomma, c’è un pensiero, un ragionamento. Si potrà dire che è più vicino ad Habermas e alla scuola di Francoforte, piuttosto che ai sostenitori del Fordismo. Ma non che sia il delirio di una giovane che vuole starsene sul divano tutto il giorno, tanto c’è il reddito di cittadinanza.
«La mia generazione è abituata a dire quello che pensa sui social», evidenzia Rachele, uscita dal recinto dei movimenti studenteschi ed entrata a tutti gli effetti nel “gioco dei grandi”, terreno spesso minato dal sentimento corrosivo dell’invidia.
«Io penso al disagio che esiste nella mia generazione, una generazione che studia, si forma e poi si scontra col precariato» continua la venticinquenne capolista per un posto alla Camera. «Tutte istanze che dovrebbero generare dibattito e invece l’approccio è solo scandalistico, senza un confronto produttivo. Io sono giovane e donna: un bersaglio facile».
Rachele Scarpa, storia di una ragazza magari ingenua o fraintendibile ma che non rinnega la sua natura. È la voce di ragazze e ragazzi dei fridays for future, i primi ad accendere i riflettori sul riscaldamento climatico quando nel “mondo dei grandi” si ridacchiava dando ai manifestanti dei gretini. Oggi la siccità e il clima sono al centro dell’agenda politica europea e non solo. Ma la lezione, evidentemente, non è servita. Rachele Scarpa viene giudicata con le categorie del passato, non con i filtri del mondo di oggi. In questo contesto, è un nemico da abbattere, un bersaglio sempre buono.
Lei fa spallucce e tira dritto. «Voglio continuare a essere me stessa, con le mie opinioni, che esprimo con completezza e rispetto». Altro che ciabatta.
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