Rientra dal Congo e muore, Bassetti: «Non si faccia allarmismo»
Il medico genovese spegne l’allarme sul caso trevigiano: «Centinaia di circostanze possono provocare la febbre e un’emorragia»
Spegne l’allarme, l’infettivologo Matteo Bassetti.
Lo spegne, a partire dai sintomi manifestati da Andrea Poloni, nel corso della malattia, «che nulla c’entrano con quelli individuati dai malati in Congo».
E li spegne pure a partire dalla recente spiegazione fornita dal ministero della Salute del Paese africano: la febbre che avrebbe già provocato la morte di 143 persone – questi, almeno, i numeri ufficiali – sarebbe una forma grave di malaria.
A causarla, quindi, non è stato un virus finora sconosciuto, come si poteva temere in un primo momento.
«E io ritengo che, prima di diffondere una notizia tanto allarmante tra la popolazione, come lo è l’ipotesi di una nuova malattia, sarebbe opportuno fare tutti gli accertamenti del caso» dice Bassetti, «La Regione Veneto ha già preso un granchio, parlando di un caso di malaria totalmente autoctono, quando poi si è scoperto che la persona che aveva contratto la malattia, in realtà, era appena stata in un Paese a rischio. Sarebbe stato opportuno evitare il bis».
Andrea Poloni è morto lunedì sera, in casa, dopo una febbre estremamente violenta e a seguito di un’emorragia.
«Sintomi che sono del tutto diversi da quelli riscontrati in queste settimane in Congo – dice Bassetti – dove la febbre viene accompagnata dall’anemia, che peraltro è una conseguenza della malaria, e nulla c’entra poi con le emorragie».
Intanto, le autorità sanitarie italiane stanno lavorando per ricostruire gli esatti spostamenti del 55enne trevigiano, in Congo. «Un Paese grande come tutta Europa – aggiunge l’infettivologo – mentre la malattia è circoscritta a un’area».
Nessun rischio di un “nuovo Covid”, allora; si ricorderà che la prima vittima del virus fu proprio un veneto: Adriano Trevisan, 78 anni, padovano di Vo’.
«La febbre del Congo non c’entra proprio nulla con quello che è accaduto in Italia, ora. E non c’entra nemmeno nulla con il Covid» precisa Bassetti, «Per il momento, a Treviso, c’è un signore che è morto. Ed esistono centinaia di circostanze che possono provocare la febbre e un’emorragia. Quindi, prima di tutto, bisogna individuare le cause di questo decesso. Fare tutti gli accertamenti del caso: capire se il decesso è dovuto a una malattia infettiva; e poi, eventualmente, capire quale. Per stabilirlo, esistono degli esami del sangue specifici ed estremamente precisi, e io mi auguro che la Regione Veneto sia opportunamente attrezzata per eseguirli».
Intanto, proprio la Regione è al lavoro insieme all’istituto Spallanzani di Roma per individuare l’esatta causa della morte del 55enne. Per ottenere una risposta, però, sarà necessario attendere almeno ventiquattr’ore, dall’inizio dell’esame. E quindi, per avere una risposta definitiva, occorre aspettare.
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