I documenti non arrivano in tribunale. Scarcerati i rapinatori delle tabaccherie
Un vizio procedurale fa saltare il rinnovo della richiesta di misura cautelare in carcere per i trevigiani Gary Peruzzetto e Ivano Pin: avevano colpito a Refrontolo, Zeminiana di Massanzago e Caselle di Santa Maria di Sala
È stato scarcerato Gary Peruzzetto, 46 anni, di Conegliano, uno dei tre componenti della banda ritenuta responsabile di tre rapine messe a segno nell’arco di un mese: quella del 2 marzo al Belmarket di viale della Vittoria a Refrontolo, (Treviso), vittima Edda Doro 81 anni, quella del 14 marzo al tabacchino di via Stradona a Zeminiana di Massanzago (Padova), e l’ultima, del 21 marzo, alla tabaccheria sulla Noalese a Caselle di Santa Maria di Sala (Venezia).
Il motivo della scarcerazione è dovuto a un vizio procedurale. In altre parole, la competenza territoriale del caso era a favore del tribunale di Venezia. Ma stando a quanto s’è appreso, agli uffici del gip veneziano, che avrebbe dovuto rinnovare l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Peruzzetto, non è più arrivato il fascicolo d’indagine.
In questa impasse, s’è “infilato” il difensore di Peruzzetto, l’avvocato Alessandra Nava, che ha presentato istanza di scarcerazione in quanto erano scaduti abbondantemente i termini dei 20 giorni per il rinnovo della custodia cautelare in carcere di Peruzzetto, che da venerdì, dunque, è tornato in libertà.
La stessa sorte dovrebbe riguardare anche il presunto complice di Peruzzetto, Ivano Pin, 56 anni di Vittorio Veneto (difeso dall’avvocato Sabrina Dei Rossi), per il quale dovrebbe decadere automaticamente la custodia cautelare, anche se fino a venerdì pomeriggio, al difensore non era ancora arrivata la comunicazione ufficiale via Pec.
Il terzo “uomo” della banda, la compagna di Peruzzetto, E.Z., 37 anni (assistita dall’avvocato Mario Nordio), non aveva misure cautelari: era stata denunciata a piede libero dai carabinieri per aver avuto un ruolo più marginale nell’esecuzione dei colpi. In altre parole, avrebbe fatto al massimo da palo, anche se le indagini sono ancora in corso per chiarire meglio se c’entrasse o meno con le rapine.
Com’è noto, a portare sulle tracce dei rapinatori i carabinieri era stata in particolare l’auto usata dalla banda: una Fiat Punto bianca. La vettura era stata immortalata dalle telecamere di viale della Vittoria a Refrontolo sia all’arrivo dei rapinatori, sia nella fuga, ed era stata poi notata anche nella rapina ai danni della tabaccheria di Massanzago.
A quel punto i carabinieri hanno stretto il cerchio attorno a quella vettura. Nonostante su di essa fossero state apposte targhe diverse, tutte rubate a Padova a febbraio, i carabinieri sono risaliti al proprietario: un parente dei tre rapinatori. E il cerchio si è chiuso dopo l’ultima rapina, quella di Santa Maria di Sala.
La trappola dei carabinieri è scattata al ritorno dall’ultima rapina, al casello dell’A28, dove sapevano che la vettura era entrata in autostrada a Scorzè. All’interno dell’auto c’erano i tre, che alla vista dei carabinieri non avevano opposto resistenza.
Nella Fiat Punto i militari trovarono la pistola finta - fedele rappresentazione di una Beretta - utilizzata a Santa Maria di Sala e il bottino della rapina, ovvero 1.800 euro in contanti e monetine. Nella perquisizione domiciliare inoltre erano stati trovati poi anche un pugnale e un coltello a serramanico.
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso