Documenti in ritardo, rapinatori scarcerati. Il fascicolo spedito via posta: «Non è arrivato»
Treviso, anno 2023. La Procura non può spedire via email un fascicolo ad un’altra Procura. O si porta a mano o si invia per posta. Con il rischio di perderlo o arrivare in ritardo. La scarcerazione dei rapinatori di Refrontolo - dovuta alla “scomparsa” del fascicolo che li riguarda - racconta di inefficienze ed errori. «Stiamo verificando ogni passaggio, noi l’abbiamo spedito via posta pochi giorni dopo l’arresto. D’ora in poi li porteremo solo in auto», ha spiegato il procuratore capo Marco Martani.
La scarcerazione
A Venezia il fascicolo non è mai arrivato, motivo per cui Gary Perruzzetto e Ivano Pin - arrestati per le tre rapine messe a segno il 2 marzo al Belmarket di Refrontolo, il 14 marzo al tabacchino di via Stradona a Zeminiana di Massanzago (Padova) e l’ultima, il 21 marzo, alla tabaccheria sulla Noalese a Caselle di Santa Maria di Sala (Venezia) - sono stati scarcerati. La Procura di Venezia, competente territorialmente, non ha fatto in tempo a prorogare la misura cautelare dell’arresto dei due entro 20 giorni dalla provvedimento.
Una impasse causata dal trasferimento dell’inchiesta dalla Procura di Treviso al tribunale di Venezia per competenza e utilizzato dal legale di Peruzzetto, l’avvocato Alessandra Nava, per presentare istanza di scarcerazione, e far tornare in libertà il suo assistito.
Via posta
In Procura a Treviso Martani ha avviato un’indagine interna per ricostruire esattamente i fatti. «Il fascicolo è stato spedito a Venezia pochi giorni dopo la firma sul provvedimento. Abbiamo la distinta dell’invio. Ed erano tempi adeguati per farlo arrivare a Venezia prima della scadenza della misura (20 giorni)», aggiunge il procuratore capo Martani. «Venezia dice che non è arrivato, quindi dobbiamo capire cos’è accaduto dopo la spedizione».
E, a quanto si apprende, il fascicolo non era spedibile via Pec, nonostante il palazzo di Giustizia sia già abituato per altri documenti ad utilizzare la posta elettronica certificata (per esempio per le notifiche degli avvocati). «Ci vorranno almeno un paio di anni perché si possano spedire i fascicoli per via telematica», precisa Martani. Questione di normativa, di sicurezza e di software.
Fatto sta che, quali siano le ragioni, oggi le Procure devono ancora scambiarsi parte della propria documentazione in formato cartaceo. «Considerando la vicinanza con Venezia, avrebbe dovuto essere portato in automobile. Come già facciamo, e come d’ora poi faremo sempre per evitare che si ripeta un caso come questo», ha aggiunto Martani.
Il rischio di perdere il fascicolo
«Il fascicolo è stato inserito nel Tiap (Trattamento Informatico Atti Processuali) quindi ora lo possiamo ricostruire», ha aggiunto Martani. Se nemmeno questo fosse stato fatto, il fascicolo sarebbe stato perso. Il faldone, una volta ricostruito, sarà portato a Venezia, al giudice competente.
Un nuovo arresto?
A quel punto spetterà al giudice della Procura lagunare rivalutare il caso: potrà disporre nuovamente l’arresto o al contrario lasciare libero il rapinatore in attesa del proseguo del processo. Un provvedimento che potrà essere a sua volta impugnato.
Non è accaduto nel caso del primo arresto in quanto l’avvocato Alessandra Nava ha atteso che il fascicolo passasse alla Procura competente, visto che la data dell’arresto e dell’ordinanza di incompetenza da parte di Treviso è coincisa. Insomma impugnare l’atto di Treviso non avrebbe in ogni caso prodotto effetti.
L’operazione dei carabinieri
Peruzzetto e Pin sono ora liberi a meno di un mese dal loro arresto. Il 21 marzo i carabinieri si sono appostati al casello della A28, dopo l’ultima rapina messa a segno a Santa Maria di Sala. L’auto, che è stato l’elemento chiave delle indagini essendo stata utilizzata in tutte e tre i colpi, era stata vista fuori dalla tabaccheria sulla Noalese, e poi entrare in autostrada a Scorzè. I carabinieri si sono appostati al casello di uscita dell’autostrada, nella zona di residenza dei due rapinatori, e hanno fermato la Punto bianca.
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