Delitto Ceschin, minacce al pentito: audizione blindata con il paravento
Il dominicano Lorenzo, preso di mira in cella, sarà tutelato per evitare gli sguardi degli imputati: come nei processi di mafia

Joel Luciano Lorenzo, il dominicano di 26 anni che ha confessato di aver fatto parte, la sera del 23 giugno 2023 della spedizione punitiva, ordinata dall’imprenditore Enzo Lorenzon e culminata con l’omicidio della pensionata Margherita Ceschin, sarà subito sentito alla prossima udienza del 3 aprile davanti ai giudici della Corte d’Assise del tribunale di Treviso.
Il motivo è dovuto al fatto che, stando a quanto sostiene l’avvocato Nicola Rinaldo di Vicenza, Joel è stato avvicinato e minacciato nel carcere di Montorio a Verona.
Come in un processo che si rispetti e che tutela i “collaboratori”, ci sarà un paravento a proteggere il “pentito” per agevolarlo nella testimonianza e proteggerlo dagli sguardi degli altri imputati, tra i quali quello del sicario Josè Luis Mateo Garcia e il suo stesso fratello Sergio Antonio Luciano Lorenzo.
L’importanza della deposizione
L’impatto della confessione potrebbe avere conseguenze decisive sul processo all’ex marito della vittima Enzo Lorenzon, ritenuto il mandante, e ad altri cinque dominicani accusati a vario titolo dal pubblico ministero Michele Permunian di concorso in omicidio volontario e favoreggiamento.
L’avvocato Fabio Crea, difensore di Lorenzon e dell’intermediario e Juan Maria Beltre Guzman spiega: «Dopo aver appreso delle dichiarazioni rese da Joel Luciano Lorenzo c’è comunque una criticità: Joel non ha mai parlato direttamente con Lorenzon ma riferisce di parole apprese dal fratello. Non si tratta di una testimonianza diretta». «Fermo restando che la prova si forma in aula e Joel dovrà ripetere le accuse appunto in tribunale - dice Mauro Serpico, avvocato del presunto killer Mateo Garcia e del fratello di Joel, Sergio Antonio Luciano Lorenzo - la sua versione dei fatti non collima con la ricostruzione dei miei assistiti».
Il ruolo di Kendy
L’avvocato Marcello Stellin, legale di Kendy Maria Rodriguez, è soddisfatto: «Le dichiarazioni di Joel sono sicuramente positive per la mia assistita. Joel ha infatti confermato quella che è stata fin da subito la nostra linea difensiva. Kendy è assolutamente stata estranea all’omicidio e ne ha sempre ignorato il piano. Purtroppo, una volta appreso che il suo fidanzato (Joel) era rimasto coinvolto nella vicenda, l’ha aiutato a mettersi in salvo dal potenziale pericolo degli altri sicari».
Lo spartiacque del processo
L’avvocato Aloma Piazza è una delle parti civili del processo e rappresenta Paolo Ceschin, il fratello della vittima: «A volte - sottolinea - quello che dovrebbe essere normale, in certe situazioni diventa l'eccezione. A fronte di un particolare clima che si è instaurato fatto di omertà e di silenzi, quanto si è verificato con l'interrogatorio del 19 marzo scorso rappresenta una sorta di spartiacque. Nel corso della mia carriera professionale mi sono sempre rapportata con l'importanza del lavoro di un legale in vicende delicate. Il cliente si affida a noi. Quello che per la posizione del ruolo del "palo" dell'omicidio è stato di recente compiuto segna un punto in favore della ricerca della verità nel rispetto della tragedia cagionata nei confronti della vittima e dei di lei familiari. Segna anche un ruolo non semplice, quello di chi deve aiutare il reo mettendo a disposizione la propria professionalità. Come legale, sono grata al collega, l’avvocato Nicola Rinaldo, per non aver arretrato nonostante quel clima pesante. A quel legale va tutta la mia solidarietà».
La lettera di scuse
A Paolo Ceschin, nei giorni scorsi, attraverso il proprio legale, Joel ha recapitato una lettera di scuse: «Prendo atto - replica Ceschin - che qualcuno finalmente sta dimostrando di voler contribuire a far luce su una vicenda che, come fratello della vittima, mi lascerà sempre delle ferite profonde nell'animo. È necessario che il percorso che ha intrapreso colui che comunque ha avuto un ruolo nell'omicidio confermi quello che ha riportato nel proprio interrogatorio anche davanti ai giudici della Corte d’Assise. Mi viene richiesto un perdono che ha bisogno di tempo. Sarò presente alle udienze per onorare la memoria di mia sorella e perché intendo chiedere giustizia per lei».
Infine l’avvocato Laura Pellegrino del foro di Padova, parte civile per Elisabetta Lorenzon, figlia della vittima: «Nonostante il quadro probatorio fosse già granitico, è sicuramente positiva la confessione di Joel ed è importante che sia avvenuta prima dell’apertura del dibattimento. Il processo è in discesa».
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