Basket Motta, ricorso contro la squalifica: «Nessun insulto sessista all’arbitra»
Il presidente Granzotto: «Non è accaduto quanto scritto dal giudice». La squadra contesta la decisione del giudice sportivo sulla squalifica del campo per insulti sessisti all’arbitra Alice Fornasier

«Non è successo nulla, o quasi, di quanto riportato nel comunicato del giudice sportivo. Presentiamo il ricorso». Gianni Granzotto, il presidente del Basket Motta, non accetta la decisione del giudice sportivo, e continua a negare che ci siano stati insulti sessisti. Ci ha voluto riflettere 48 ore, ora però la decisione è presa.
Il giudice sportivo del campionato di Divisione I del Veneto, la vecchia serie D, alla luce del referto della coppia arbitrale che ha diretto Motta – Feltre, gara di sabato in cui la studentessa e arbitra padovana Alice Fornasier è stata bersaglio di insulti sessisti, ha squalificato il campo del Motta per un turno e ha condannato la società al pagamento di 30 euro.
«Come ho avuto modo di dire anche alla questura non è accaduto nulla di tutto questo. C’è qualche invito agli arbitri ad andare a lavorare, ma nulla di più. Inoltre, sempre dalle immagini, si nota chiaramente che non esiste alcuna donna che insulta l’arbitra. Sono invenzioni» sostiene ancora Granzotto. «Voglio tutelare me e la nostra società di basket. Ci impegniamo nel sociale e non mi piace come ci hanno dipinti».
Ma quando accaduto sabato è diventato anche un caso politico. Il sindaco di Motta, Alessandro Righi, dopo essere rimasto in silenzio fino ad ora, in un post su Fb, se la prende con chi ha «infangato» Motta.
«Condanno ogni forma di violenza fisica, verbale e psicologica», ha scritto Righi, «lo sport deve continuare a rimanere sinonimo di formazione, sacrificio, crescita, inclusione, confronto e rispetto. Esprimo solidarietà alla coppia arbitrale coinvolta», è la premessa.
Ma poi i colpevoli per il sindaco sono anche altri. «Inarrestabile è la sovraesposizione mediatica dove in troppi hanno parlato più per opportunità che per tutelare le vite umane coinvolte. Rimango disarmato dalla violenza con la quale il nome della nostra città è stato infangato dai media. Anticipo che il Comune di Motta valuterà, in ogni sede competente, ogni possibile azione di tutela dell’onore di Motta».
Alle parole del sindaco risponde la consigliera di minoranza Stefania Buran. «Sicuramente da condannare sono questi presunti tifosi che si sono macchiati degli atti di violenza. La società è vittima e non meritava alcun accanimento. Anche a me ha dato fastidio vedere il nome di Motta su tutti i giornali, associato a un simile episodio. Del post del sindaco biasimo soprattutto la condanna sua verso qualsiasi parere sull’episodio. Il primo era stato quello di Zaia, che appartiene al suo stesso partito».
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso