Anziana uccisa su ordine del marito: lui non voleva più versare l’assegno di mantenimento
Un ricco ricchissimo assegno di mantenimento, da diecimila euro al mese. Sta, in gran parte qui, secondo gli investigatori il movente dell’omicidio.
Enzo Lorenzon non ne poteva più di corrispondere quel denaro ogni mese all’ex moglie, nonostante, quanto si apprende, non navigasse certo in cattive acque.
Una famiglia, la sua, conosciuta e ricca, grazie a proprietà e attività in agricoltura che risalgono all’ottocento. Ma le pratiche di divorzio in corso avevano ulteriormente teso i rapporti con la moglie Margherita Ceschin, e lui stesso avrebbe chiesto di non corrispondere più quell’assegno.
E anche di non dare alla ex un parte dell’azienda agricola.
«La pratica di divorzio era in corso», conferma l’avvocato Alessia Telesi, che ha seguito Lorenzon, «ma lui ha sempre corrisposto regolarmente l’assegno, anche l’ultimo prima della morte dell’ex moglie.
Sono rimasta basita quando ho saputo dell’arresto. Non gli riesco ad attribuire un gesto simile e tutta questa organizzazione», conclude il legale.
A Ponte di Piave Lorenzon è conosciutissimo. «Se le cose sono andate veramente come emerso, è imputabile alla chiusura del ristorante di via Roma», dicono due residenti che ben conoscevano anche Margherita Ceschin.
«Enzo, da parecchio tempo, aveva dato il grande locale in affitto e percepiva un bel reddito ogni mese. Ma circa un anno fa, la famiglia di ristoratori che lo aveva in gestione, aveva rinunciato alla prosecuzione dell’attività ed Enzo non era riuscito a trovare dei sostituti.
Quindi era a corto di liquidità, da qui può essere scaturita la criminale decisione di eliminare la moglie e di trovare degli esecutori dell’omicidio», sostengono.
Enzo Lorenzon i suoi ottant’anni di vita li ha trascorsi sempre a Ponte di Piave.
Apparteneva ad una ricchissima e molto conosciuta famiglia di Negrisia proprietaria, fin dalla fine dell’Ottocento, di grandi proprietà terriere, di fabbricati rurali e cantine.
Un tempo il capiente centro aziendale fungeva da raccolta oltre che dell’uva anche dei bachi da seta. A differenza della maggior parte dei grandi casati dell’epoca, questo ramo della famiglia Lorenzon non apparteneva all’aristocrazia agraria e nobiliare; faceva vita a sé, senza relazioni e contatti con le altre importanti realtà presenti nel territorio dell’Opitergino Mottense.
Enzo Lorenzon, diplomato in ragioneria, è il più giovane di quattro fratelli, figlio di Roberto, nipote di Ruggero e fratello di Tino, oggi ottantatreenne, salito, più volte, alla ribalta delle cronache locali.
Proprietario di una villa situata nella centralissima via Roma, a confine con la ferrovia, fino a qualche anno fa, lo si vedeva di tanto in tanto passeggiare per il centro.
Qualche fugace saluto, delle veloci battute e poi spariva. Non aveva mai avuto un lavoro da dipendente, non ne aveva bisogno. Amministrava le sue proprietà, in particolare l’azienda agricola con relativa cantina.
Ma lo faceva sempre a suo modo. Riferisce un terzista della zona con cui per qualche tempo aveva collaborato. Sull’attaccamento di Enzo al denaro, in paese sono tutti concordano, ma non ha mai avuto la fama del violento.
«Tutto sommato – aggiunge qualcuno – sembrava di animo buono». Luciano Tumiotto, figura storica del paese, lo conosce da tempo.
«Sono rimasto basito dalla notizia del suo arresto esordisce - ci conoscevano da giovani, ma era un bel pezzo che non si vedeva a Ponte di Piave. Mi hanno riferito che le sue condizioni di salute sono nel frattempo peggiorate e che si muove poco e solo grazie all’ausilio di un bastone.
Mai avrei pensato che potesse diventare mandante di un omicidio. Io comunque sono un garantista, speriamo che le cose non siano andate così, difficilmente i carabinieri sbagliano, ma prima di condannare qualcuno aspettiamo una sentenza definitiva».
In molti pensano di avere individuato il movente. Tutti concordano sul motivo economico e cioè sull’assegno di mantenimento che ogni mese Enzo Lorenzon doveva corrispondere alla ex moglie Margherita Ceschin, da cui da tempo era separato.
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