Unabomber, c'è ancora da attendere: slitta di tre mesi la perizia sul Dna
Per il 24 febbraio era fissato l’incidente probatorio per capire se c’è la corrispondenza tra il materiale ritrovato e una delle 11 persone iscritte sul registro degli indagati

C’è ancora da attendere. A oltre trent’anni dal primo attentato. Se il Dna ricavato dal riesame, con le nuove tecnologie, dei reperti probatori a carico di Unabomber corrisponda, o no, a una delle 11 persone iscritte sul registro degli indagati dopo la riapertura dell’inchiesta; se dalla banca dati del Dna, all’epoca dei fatti non esistente, sia affiorato un profilo genetico compatibile con quello del criminale che tra il 1994 e il 2006 disseminò di ordigni il Nord Est; o se sia saltato fuori un nome completamente nuovo e a sorpresa non lo si saprà lunedì prossimo, 24 febbraio.
Per quella data era stato fissato a Trieste dal gip Luigi Dainotti l’incidente probatorio volto a conoscere se il lavoro dei periti fosse sfociato in un nome e un cognome. La risposta non è stata un sì, ma non è ancora un no definitivo.
I periti Giampietro Lago, ex comandante del Ris di Parma, ed Elena Pilli, la consulente del caso Yara Gambirasio, nota per le particolari abilità nell’esame del Dna mitocondriale, hanno chiesto ulteriore tempo. Altri tre mesi.
Due anni di attesa
Dall’incarico affidato loro, nel marzo 2023, sono passati quasi due anni, ma il loro lavoro non è finito, anche perché nel frattempo è stato esteso alle persone che possono potenzialmente aver avuto contatti accidentali con i reperti, inquinandoli. Investigatori, custodi giudiziali e chiunque abbia avuto modo di entrare a contatto con il materiale probatorio.
Pressoché scontata la concessione del termine richiesto, nella consapevolezza che si avvicinerà ulteriormente il decorso dei 20 anni anche per l’ultimo dei ventinove attentati attribuiti da Unabomber. Trascorsa tale data-limite, qualunque reato eventualmente contestato non sarà punibile per la decorrenza dei termini di prescrizione.
Come a dire che, anche qualora si scoprisse chi è Unabomber, e se ve ne siano stati più d’uno, nessuno, alla fine dell’iter giudiziario, pagherà il conto.
Non una buona ragione per smettere di cercare la verità, come sosteneva a ragione l’ex procuratore della Repubblica di Trieste Antonio De Nicolo, a cui si deve la riapertura dell’inchiesta a seguito degli input del giornalista Marco Maisano e di due delle vittime, Francesca Girardi e Greta Momesso. Nel rispetto di chi è stato ferito e mutilato e per la dignità di uno Stato che sinora, dall’apertura delle indagini a oggi, nonostante una spesa monumentale, ha ottenuto in quasi trent'anni una sola condanna: quella di un poliziotto per la falsificazione di una prova.
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso