Ravagnan, è di Padova l’ambasciatore italiano nel teatro di guerra di Damasco

Chi è il diplomatico al centro della complessa situazione venutasi a creare dopo la conquista del potere dei ribelli e la caduta del regime di Assad. Dopo l’irruzione di un gruppo di insorti nella sua residenza, ora si trova in un luogo sicuro

Enrico Ferro
Stefano Ravagnan, ambasciatore italiano in Siria
Stefano Ravagnan, ambasciatore italiano in Siria

E’ padovano l’ambasciatore italiano in Siria, al centro della guerra civile che in questi giorni ha infuocato il Paese. Stefano Ravagnan è nato a Padova nel 1967 ed è capo missione a Damasco da meno di tre settimane. Un gruppo di persone armate domenica ha fatto irruzione nella sua residenza, ma fortunatamente lui si trovava in un’altra ala dell’edificio. Gli agenti della sicurezza hanno gestito la situazione con il gruppo armato. «Non sono stati toccati né l’ambasciatore né i carabinieri che ora sono in un altro luogo sicuro fuori dalla residenza dell’ambasciata», ha fatto sapere la Farnesina. E lui, Ravagnan, continua a fornire informazioni a Roma sulla situazione in evoluzione.

Oltre allo staff diplomatico, si continua a monitorare la situazione dei connazionali. Rispetto alle circa trecento persone che si trovavano a Damasco e Aleppo prima che la situazione precipitasse, diverse decine hanno lasciato il Paese, spostandosi in Libano e Giordania. Nelle ore caotiche seguite alla presa di Damasco, i ribelli avevano iniziato a dare la caccia agli uomini del regime di Assad in fuga, spingendosi fino alle sedi diplomatiche straniere, inclusa quella italiana.

Nella residenza dell’ambasciatore Ravagnan il gruppo armato ha effettuato una sorta di perlustrazione nel giardino, rubando tre auto ma senza conseguenze per lo staff diplomatico. Il personale dell’ambasciata adesso si trova dunque in un luogo sicuro, ma questo episodio tiene ancora più alta l’attenzione della Farnesina sulla priorità di questa fase: garantire la sicurezza dei connazionali in Siria. «In un contesto così fluido è importante la massima prudenza, per questo stiamo invitando tutti a restare a casa», ha detto il ministro Tajani. «Ci sono bande di criminali in azione».

Chi è e il curriculum. Stefano Ravagnan a Padova ha studiato al liceo Tito Livio, per poi laurearsi in Giurisprudenza. Nel 1993 ha intrapreso la carriera diplomatica. È stato a Rabat, Mosca e in Kirghizistan. Nel 2020 ha prestato servizio a Dubai al Commissariato generale del governo italiano per Expo. Dal 25 agosto 2021 è inviato speciale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale per la coalizione anti-Daesh. «Sono consapevole della complessità della crisi, ma anche del contributo che l’Italia può offrire al popolo siriano», ha detto all’Agenzia internazionale stampa estero appena dopo l’insediamento in Siria.

I parenti padovani sono con il fiato sospeso. «Lo sento spesso ma la situazione è molto delicata», conferma lo zio Mario Ravagnan, imprenditore ed ex vicepresidente di Assindustria Veneto Centro. Qualche giorno prima dell’irruzione, in una intervista a Repubblica, aveva detto: «La nostra presenza è un messaggio alla popolazione siriana: ci siamo. E da più parti ci arrivano segnali di apprezzamento per questa posizione, perché dà speranza. La Siria è diventata nel tempo un gioco tra potenze in cui la popolazione civile finisce sul fondo delle priorità. Tutti gli attori in gioco sono molto forti e non sono qui per occuparsi dei siriani. L’Europa invece può fare la differenza. Non ha presenza militare, è il primo operatore umanitario, può avere un ruolo e parlare con tutti gli attori. Come Italia lavoriamo per questo». 

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