Colabianchi: «Ecco come sarà la mia Fenice»

Il nuovo sovrintendente illustra i suoi progetti: il Malibran punta di diamante dell’opera barocca, un occhio attento ai compositori dimenticati, concorsi per sviluppare nuove opere, una programmazione aperta a tutti i pubblici

Camilla Gargioni
Andrea Erri e Nicola Colabianchi
Andrea Erri e Nicola Colabianchi

Il Malibran punta di diamante dell’opera barocca, un occhio attento ai compositori dimenticati, concorsi per sviluppare nuove opere, una programmazione aperta a tutti i pubblici. È da una settimana che Nicola Colabianchi è volato da Cagliari a Venezia, per prendere le redini della Fenice: ha incontrato l’orchestra, i lavoratori, stretto la mano al sindaco Luigi Brugnaro, trovato casa a pochi passi dal teatro.

«Ho trovato un teatro in ottima salute, l’attività è fervente», afferma Colabianchi.

Se la prossima stagione è già stata delineata da Fortunato Ortombina, oggi alla Scala, Colabianchi comincia già a costruire qualche progetto. «Il repertorio è importante, non si fa più ormai. Voglio recuperare quella programmazione un po’ passata di moda», dice Colabianchi, «il Malibran credo possa diventare un faro dell’opera Barocca, non deve essere una succursale della Fenice».

Poi, la centralità della composizione e dell’autorialità. «Sono un compositore», sottolinea, «è normale che sia attento al contemporaneo. Se l’opera oggi è quello che è, è perché almeno 23 mila opere sono state composte in Italia nell’Ottocento. Dobbiamo aprirci alla quotidianità, ho un libretto pronto che non ho completato su John Belushi. È importante sottolineare che il ruolo registico non è autoriale».

Ed ecco l’idea di dar vita a concorsi, per sviluppare nuovi linguaggi, per dare spazio alle idee e ai giovani.

«É così che è nata la Cavalleria rusticana», afferma Colabianchi, «rispetto alla concertistica, vorrei proporre anche autori meno frequentati, penso a Berstein. Qui ho trovato un ambiente molto collaborativo, continuerò sulla strada tracciata perché il modello Fenice funziona». Idee embrionali, che si svilupperanno mano a mano che il nuovo sovrintendente studierà il teatro. Il prossimo passo, nell’agenda che si infittisce, è incontrare le parti sindacali il prossimo giovedì. Intanto, la Fenice scalda il palcoscenico con l’Anna Bolena firmata da Pier Luigi Pizzi.

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