La mostra di Goldin a Treviso, obiettivo 200 mila visitatori puntando anche sulle Olimpiadi
Il costo per realizzare l’esposizione “Da Picasso a Van Gogh” a Santa Caterina è di 2 milioni, Ca’ Sugana mette 100 mila euro. Il presidente Zaia: «La città tornerà ad essere una piccola Atene». Il sindaco Conte: «Il futuro passerà da Treviso»
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Tra i 180 e i 200 mila visitatori. Nessuno si sbilancia, ma è l’obiettivo di Linea d’Ombra e Comune, per la grande mostra a S. Caterina. Una sfida: essere viatico e polo culturale delle Olimpiadi 2026 di Cortina, in un’ottica glocal, come ha dimostrato il refrain della territorialità.
«A chilometri zero per organizzazione, la mostra esalterà l’opera di tutto il mondo», ha chiosato Conte, «è la trevigianità internazionalizzata, con l’hub aeroportuale più vicino a Cortina. Il futuro passa da qui, da questa bellezza».
E sanno d’auspicio le parole di Luca Zaia su Goldin, per la Treviso «di nuovo piccola Atene»: «Un fuoriclasse, l’uomo che con le sue 100 fra mostre spettacoli ed iniziative con 11 milioni di visitatori, 1.035 artisti esposti, che vanta le 10 mostre più visitate in Italia».
Il presidente della Regione ha invitato tutti i trevigiani e i veneti a «promozionare la mostra, invitare a Treviso», per tornare alle «code verso i Carraresi a cavallo del Duemila»; la Treviso «ad alta valenza culturale», ribadita dall’assessora alla Cultura Maria Teresa De Gregorio, che ha sottolineato l’atout «della sensibilità di imprese e realtà territoriali» che «qui creano un partenariato pubblico-privato non semplice mecenatismo, ma compiuto investimento in cultura».
Il piatto, di istituzioni e 13 partner, sfiora i 700 mila euro. La mostra costa 2 milioni, Goldin assume un rischio d’impresa del 70%. Gli ultimi 100 mila arriveranno da Ca’ Sugana, che avrà poi una piccola quota sugli introiti dei biglietti.
La mostra, per Conte, recupera il progetto saltato prima del Covid, con tante polemiche (c’era pure il supporto di Intesa): «Ma non abbiamo mai litigato», ha voluto chiarire subito, «né allora né adesso, semplicemente alle volte le condizioni non si realizzano, magari senza responsabilità di questo o di quello. Con Marco abbiamo sempre lavorato per costruire e oggi tagliamo un traguardo del territorio, della comunità, in un progetto cui Zaia ha creduto subito».
Conte si è tolto due sassolini. La difesa dell’allora assessore Lavinia Colonna Preti, che al Goldin già “chiavi in mano” preferì nel 2018 la partnership con Civita Tre Venezie ed il Kunsthistorisches, più le mostre 3D in piazza Borsa. «Il percorso che oggi si compie l’ha iniziato lei, la ringrazio», ha detto. E una «rivincita» su L’Aquila che battè Treviso nella corsa alla capitale italiana della cultura («Oggi ci possiamo sentire vincitori non solo morali, allora il ministro preferì L’Aquila, ma dossier e progetto erano degni della vittoria»).
Non senza dedicare un pensiero ai commercianti «che ci credono», ringraziando Ascom e Federico Capraro. Come pure Beltotto e Stabile per il rilancio del teatro, e il dirigente dei musei, Malachin. Il tutto esaurito del Comunale ha confermato tutto l’amore della città per Goldin («a Treviso ha dato e ricevuto», come ha sottolineato De Gregorio) e il fondatore di Linea d’Ombra ha confessato di essere rimasto sorpreso. E sì che ai sold out è ben avvezzo, in tanti decenni di attività.
In platea gli scudieri goldiniani Munarolo, Colusso e Della Pietà, e il grande amico Luigi Caldato, omaggiato pubblicamente: il presidente della commissione cultura è da sempre il primo pontiere fra Conte e Goldin. La sua terza saga nella sua Treviso è cominciata.
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