Decreto flussi, gli effetti sul Nordest: dal turismo all’assistenza, dove mancano i lavoratori stagionali
Previsti 16 mila posti in più a livello nazionale per agricoltura e turismo ma le quote per Veneto (13%) e Friuli Venezia Giulia (1,3%) non bastano a coprire l’assenza di personale
Sedicimila slot in più per i lavoratori dei settori turistico-alberghiero e agricolo. Diecimila quote aggiuntive per l’assistenza familiare o sociosanitaria. Una goccia in un oceano di difficoltà, quelle delle aziende costrette a cercare con il lanternino i lavoratori stagionali, merce sempre più rara in un mercato del lavoro che dopo la pandemia ha vissuto trasformazioni tumultuose, capaci di mettere in crisi certezze che apparivano impossibili da scalfire. E invece il ricorso ai lavoratori stranieri è cresciuto diventando predominante in alcuni settori. Il Decreto flussi licenziato dal Cdm a ottobre e convertito in legge nei giorni scorsi dopo l’approvazione definitiva in Senato fornisce risposte che per sindacati e categorie sono soltanto parziali.
Gli effetti a Nordest
È decisamente presto per analizzare l’impatto che il provvedimento avrà a Nord-est sui settori che maggiormente si avvalgono della forza lavoro stagionale. La base di partenza per un’analisi dei volumi può arrivare però dall’esperienza e dai numeri dei primi clic-day del 2024. La fornisce Silvana Fanelli, segreteria regionale della Cgil del Veneto con delega all’immigrazione, che riferisce come lo scorso anno il Veneto abbia goduto del 13 per cento delle quote nazionali, mentre il Friuli Venezia Giulia si è dovuto accontentare dell’1,3 per cento. «Per arrivare a una svolta – sottolinea la sindacalista – è necessario intervenire sui permessi di soggiorno per i lavoratori, su un progetto a lungo termine per le famiglie e sulla regolarizzazione di chi è già sul territorio italiano e cerca lavoro».
Click day: opportunità e problemi
Una delle novità previste dal decreto tocca in qualche maniera quest’ultimo punto, con la possibilità di convertire fuori dal conteggio delle quote i rapporti di lavoro stagionali in subordinati. E poi novità sulle procedure, come indica Alberto Bertin, responsabile dell’area legislativa e lavoro della Coldiretti del Veneto: «Prima dell’entrata in vigore del decreto il lavoratore straniero doveva presentarsi fisicamente all’ufficio immigrazione con il datore di lavoro. Ora è sufficiente una pec che deve essere inviata entro otto giorni dall’ingresso nel Paese».
Coldiretti peraltro ha firmato nelle scorse settimane con l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) un accordo per la creazione di corridoi “verdi” con la prospettiva di formare nei Paesi di provenienza i lavoratori stagionali del settore agricolo. «Il 12 febbraio, giorno del prossimo clic-day, sarà una sorta di banco di prova, anche per verificare il funzionamento della settorializzazione delle quote, che per la prima volta prevederà la separazione tra lavoratori stagionali e subordinati», sottolinea Bertin.
Il sistema dei clic-day – è questa un’opinione piuttosto comune – andrà rivisto e interlocuzioni tra categorie e governo sarebbero già in corso: «Con l’attuale sistema – evidenzia il referente di Coldiretti – le aziende riscontrano difficoltà d’accesso. E risulta difficile la programmazione, soprattutto alla luce del tempo che il lavoratore impiega effettivamente ad arrivare in Italia: dal momento del clic-day e quindi dell’effettiva esigenza dell’azienda, alla disponibilità del lavoratore possono passare mesi».
Un aspetto, quest’ultimo, sottolineato anche da Enrico Guerin, presidente di Federalberghi del Friuli Venezia Giulia: «I tempi di risposta sono prolungati e poco idonei alle necessità del comparto, specie di chi opera nel turismo balneare. Il decreto non risolve la carenza di quote, nonostante la revisione al rialzo, né l’eccessiva burocrazia di cui i datori di lavoro devono farsi carico». Preoccupazione anche nel settore dell’assistenza, dove le 10 mila posizioni extra-quote rappresentano poco più che un pannicello caldo: «Il fenomeno del sommerso ha ripreso a marciare – denuncia Alessio Odoni della Filcams Cgil Veneto – e servono pertanto misure che consentano, anche attraverso gli strumenti formativi, di arginare questo trend».
La tutela dei diritti
«Ci sono elementi positivi, come l’esclusione dei datori di lavoro che non hanno sottoscritto gli accordi di soggiorno, ma ci sono anche elementi che vanno nella direzione di minare i diritti dei lavoratori», è la riflessione di Ahmed Faghi Elmi, presidente dell’Anolf del Friuli Venezia Giulia, associazione emanazione della Cisl. «Mancano risposte alla necessità di attivare permessi di soggiorno per la ricerca del lavoro, così come permangono criticità sulla riconversione dei permessi per protezione internazionale a chi trova lavoro», puntualizza Faghi, che esprime perplessità anche sull’inasprimento delle norme per i ricongiungimenti familiari.
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