Lo Schieson 2025: ecco le previsioni (in trevisan) per il nuovo anno

Torna l’appuntamento con il calendario vergato in rigoroso dialetto da l’infalibile astronomo Bepo Gobo da Casier tra anticipazioni meteo, indicazioni agrarie e intelligenza artificiale

Marina Grasso
Emanuele Bellò con lo "Schieson"
Emanuele Bellò con lo "Schieson"

C’è Emanuele Bellò, 77 anni, ex professore d’inglese che parla almeno 10 lingue ma che su tutte ama il “trevisan”, che ha una cultura da antico erudito, che ha dedicato oltre 150 libri alla trevigianità e che vive poco fuori dal centro di Treviso. E c’è Bepo Gobo da Casier, che di anni ne ha teoricamente oltre 300 ma continua ad essere un “infalibile astronomo” che si manifesta solo con la scrittura in trevisan vergata rigorosamente in una casa arcana nel cuore della bassa trevigiana.

Che siano la stessa persona lo si dice almeno dal 1985 ma Bellò, con la sua elegante leggerezza, non conferma ne’ smentisce: «Io sono il curatore dello “Schieson”, che ha una storia così lunga e così radicata nella tradizione che non ha importanza dare un volto a Bepo Gobo da Casier: l’importante è che ci sia, oggi come nel 1716, quando il parroco di Casacorba volle donare ai contadini analfabeti un lunario per le semine scritto a mano. Lo chiamò lo “Schieson da Casacorba” in omaggio al bagolaro (s-ceson in dialetto, ndr) intorno al quale incontrava i parrocchiani e con i rami del quale intimava di osservare le regole del suo calendario. E questo resta ancor oggi: un “Almanacco Lunario con Pronostègo”, che si adegua ai tempi e fa i conti con esso».

Un foglio che dal 1744 fu poi redatto e stampato da Giovanni Pozzobon, poeta e tipografo che lo diffuse così molto prima del più noto Barbanera (nato nel 1763) e che è quindi l’almanacco più antico d’Europa. «Dal 1876, quando riprese le regolari uscite dopo una breve sospensione conseguente all’unificazione del Regno d’Italia, non è più mancato nelle case dei trevigiani, incluse quelle degli emigrati nei cinque continenti», spiega ancora Bellò. «Per questo sono felice che dal 2023 sia di proprietà della Trevisani nel Mondo, che anche quest’anno ne ha tirato circa 30 mila copie e che lo ha anche celebrato con la mostra “Schieson Trevisan - Il calendario della tradizione” a San Gaetano».

Una mostra che si conclude domenica 29 dicembre basata proprio sulla collezione di Bellò, che - come da indicazioni di Giuseppe Maffioli che lo precedette in tale ruolo - è anche il custode del cospicuo archivio di calendari e documenti attinenti che salvaguarda più che gelosamente.

Ma sottolinea: «Condividere gli Schieson storici con il pubblico significa farne capire l’importanza identitaria e anche rilevarne la bellezza di alcune edizioni che sono vere e proprie opere d'arte». Tanto che, annuncia in anteprima: «Trevisani nel Mondo ha deciso che sarà affiancato da un'edizione da collezione, con in calce un’opera di un artista locale: quella del 2026 con il pittore Sergio Favotto».

A pochi giorni dall’inizio del nuovo anno, però, impossibile non curiosare nei versi del Pronòstego 2025, ricordando ad esempio che quello del 1989 aveva predetto la caduta del muro di Berlino.

«Con qualche ritualità e senza alcuna “magia” Bepo Gobo osserva, mette insieme gli elementi e le storie che incontra nella quotidianità per “stròlegar” e infondere speranze. Quindi quando scrive che nel 2025 “non se coaciarà i ghiaciài/e non farà incursion lupi e cinghiài”, oppure che “la tera sarà rivalutada/e la natura più rispetada” si rifà alle previsioni metereologiche di un inverno molto freddo e alla constatazione che tanti giovani si occupano dell'ambiente e desiderano coltivare la terra». Ineffabile, Bellò parla di Bepo Gobo in terza persona continuando un serissimo gioco di svelare e non svelare identità e paternità dello Schiesòn.

Ma intanto Bepo Gobo (“sempre vero e mai busiero”, come avvertivano gli strilloni di un tempo) mixa vocaboli arcaici e neologismi dialettali per annunciare che “al mar rivarà qualche doregan/ma non se vedarà un vermocan”, prevedendo che grandi temporali (doregan) eviteranno che il vermocane (assente nel dialetto trevigiano poiché non autoctono) continui a risalire il Mediterraneo. E, non da ultimo, include nei suoi presagi anche l’algoritmo che “deventerà paron/del nostro tempo”, e che “Fiorirà l’inteligensa artificial/sperando che non la se volte in mal”.

Perché Bepo Gobo avrà anche più di 300 anni, ma il presente non smette di osservarlo con il suo antico buonsenso. 

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