Una pièce con le storie dei migranti ospiti all’ex caserma Serena a Treviso

Reading al RadioGolden Bar di Conegliano con Simonetta Zanchettin, voci e strumenti. Torture, minacce e ricatti nei racconti raccolti dalla psicologa Barbaro Spangaro

Elena Grassi
Migranti all'ex caserma Serena di Treviso
Migranti all'ex caserma Serena di Treviso

​​Abdul, Lamine, Moustapha, Hope, Patience, Pascal, Mattew, sono nomi di fantasia ma che potrebbero essere veri. La fuga dalla miseria, dalle maledizioni di riti juju, dalla mancanza di libertà, con le morti nel Sahara e le torture in Libia. Storie simboliche che nella loro emblematicità sono tutte vere.

Vere e rielaborate in sette racconti attraverso le confidenze portate da centinaia di migranti transitati per il centro di accoglienza ex caserma Serena di Treviso dal 2015 al 2017 all’allora coordinatrice e psicologa della struttura Barbaro Spangaro, che ne ha fatto una raccolta intitolata “Meriti tutta la felicità del mondo”.

Nel cassetto

Un manoscritto rimasto una decina d’anni chiuso in un cassetto fino a che Simonetta Zanchettin, lettrice teatrale trevigiana, lo ha trasformato in un reading spettacolo musicale con lo stesso titolo che debutterà giovedì 20 febbraio alle 20.45 al RadioGolden Bar di Conegliano (ingresso libero).

«Questi racconti sono emersi dai colloqui avuti con i richiedenti asilo del centro Africa – racconta Spangaro – dalla Nigeria al Senegal, dalla Costa d’Avorio al Congo, e ho deciso di narrarle perché noi vediamo i migranti quando arrivano qui, senza mai sapere bene che cosa abbiano attraversato nel loro viaggio. Oggi le torture in Libia sono note, e nel frattempo molti film e reportage sono stati fatti, ma dieci anni fa, quando si apriva la ex caserma Serena per l’accoglienza, tutto questo era sconosciuto e io ascoltavo eventi sconvolgenti. Ricatti alle famiglie, minacce di morte, maledizioni in cambio di soldi, fame, spingevano queste persone in un vicolo cieco, costrette ad attraversare il deserto dove i feriti o i deboli venivano lasciati a morire dai trafficanti. Ma non c’è solo questo, non è solo la tragica cronaca del viaggio che i migranti portano con sé, quello che mi ha arricchita come persona e che spero arricchisca tutti quelli che ascolteranno le loro storie è la loro capacità di tramutare la disperazione in speranza, di tentare qualcosa di diverso nella vita, di mettersi in gioco per trovare un futuro migliore, ed è ciò che dovremmo imparare a fare tutti noi quando il mondo sembra caderci addosso».

La sceneggiatura

I racconti di Spangaro sono stati poi sceneggiati in forma teatrale da Zanchettin, che giovedì al RadioGolden li interpreterà assieme a Luana Antoniazzi, con l’accompagnamento di Franco Abriani e Gian Marco Tischer (chitarre e voci) e Alberto Mazzer (percussioni), per la regia di Christian Rui del gruppo Sconcertati di Vittorio Veneto.

«Quando Barbara Spangaro ha condiviso con me i suoi scritti – spiega Zanchettin – li ho subito associati ad un reading, tanto erano potenti e coinvolgenti nella loro verità. Sono stata particolarmente commossa dalla storia di Hope, giovanissima donna nigeriana spinta a partire da una maledizione inflitta alla sua famiglia da un rito juju, che si sarebbe potuto scongiurare solo in cambio di denaro. Hope sente addosso la responsabilità di tutte le persone che ama e parte per un viaggio denso di violenze in seguito alle quali ha perso un occhio. Ad attenderla in Italia c’era il racket della prostituzione, ma fortunatamente è stata intercettata dal centro di accoglienza che l’ha indirizzata verso la formazione per un lavoro regolare. Lei si è salvata ma purtroppo per molte non è così».

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