Quella volta dei Cousteau del Sile

Il libro di Giampaolo Pinton racconta l’avventura del Sile Sub. Con nomi e brevetti 

Era l’agosto 1966. Nel prato davanti al Sile della Canottieri un gruppo di amici uniti dalla passione per il remo, e per l’acqua, decise che si poteva fare qualcosa di nuovo e diverso. Alla guida di questo gruppetto di “pionieri” c’erano Savario Saccocci e Piergiorgio Gava. Fu la nascita del Sile Sub, o per dirla come al tempo “Canottieri Sile sezione nuotatori subacquei”.



L’associazione sportiva ha cinquant’anni suonati ed oggi si racconta in un curiosissimo e interessantissimo libro scritto da un socio Giampaolo Pinton, che con incredibile cura, precisione e una grande quantità di aneddoti, ha deciso di parlare della sua Treviso... subacquea. Già perchè parlare di Sile Sub è parlare di decine e decine di trevigiani. Uomini e donne che oggi sono avvocati, impiegati, manager, operai e che in anni diversi, in corsi diversi, hanno fatto quello che continuano a fare oggi molti appassionati e tante nuove leve dell’associazione: immergersi, imparare, scoprire.

«Dopo l’istante magico in cui i miei occhi si sono aperti sul mare, non mi è stato più possibile vivere come prima», la frase del grande viaggiatore e documentarista Cousteau che apre uno dei capitoli riassume bene il trasporto che hanno portato molti ad imboccare l’erogatore e scendere nel blu. Non era l’oceano, ma una piscina (per gli allenamenti) o magari il laghetto Biasuzzi, ma sempre e comunque un’avventura da affrontare preparati, studiando e studiandosi. Ed è questo a cui si è sempre dedicata l’associazione, anche imponendo allenamenti duri nell’acqua fredda, preparando l’impresa subacquea. A benedire l’associazione venne perfino Maiorca... imponente e pettoruto come un dio greco. Oggi a raccontare “I nuotatori subacquei della Sile” sono i tantissimi volti ritratti nelle foto collezionate dal libro di Pinton che verrà presentato venerdì alle 19 all’osteria “da Nea”. Ovviamente sul Sile.. e dove se no? Edito da Ramusio, è «una storia di passione e sport» (come la descrive il presidente Coni Ottoni), ma anche un piccola testimonianza di trevigianità da non perdere. (f.d.w.)
 

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