Pmg di Volpago distrutta da un rogo, chiesta la condanna per il titolare e la madre
Due anni e sei mesi per Mirco Poloniato e due anni per Giovannina Bortololmiol. Sono accusati di incendio e truffa assicurativa

Due anni e sei mesi di reclusione per Mirco Poloniato, 33 anni di Trevignano, e due anni per la madre Giovannina Bortolomiol, 65 anni di Trevignano, rispettivamente legale rappresentante e dipendente della Pmg srl.
Sono le richieste di condanna del pubblico ministero Anna Ortica, al termine della sua requisitoria, nel processo in rito abbreviato, in cui i due imputati sono accusati di incendio e truffa assicurativa (quest’ultima contestazione solo per Poloniato) per il rogo doloso che, più di tre anni fa, distrusse la loro azienda di logistica e trasporti di Volpago.
Nel corso della requisitoria sul rogo doloso che la notte del 5 gennaio del 2022 distrusse gran parte della Pmg di Volpago, il sostituto procuratore Ortica ha sottolineato come all’interno dell’azienda logistica fossero stati piazzati due inneschi: uno nell’area dell’imballaggio, dove l’incendio distrusse gran parte del materiale stoccato grazie alla presenza di due cisterne contenenti 1800 litri di acetato di etile e un altro nell’ufficio logistica, dove i vigili del fuoco trovarono tracce di accelerante molto simile alla benzina.
I due imputati, secondo l’accusa, sono le uniche persone che, nelle ore immediatamente precedenti allo scoppio del rogo, rimasero da sole all’interno del fabbricato. Secondo il pm Ortica, fu Poloniato a spostare le due cisterne contenenti sostanze altamente infiammabili nel punto d’origine dell’incendio, e nonostante le pressanti richieste di chiarimento dei pompieri durante le indagini, l’imputato non ha mai fatto cenno della loro presenza.
Anche nelle dichiarazioni di Botolomiol furono riscontrate dagli investigatori diverse contraddizioni. La donna disse che al momento dello scoppio dell’incendio si trovava nell’ufficio della logistica. Ma in quello stesso ufficio, contestualmente, era stato fatto un altro innesco attraverso il versamento di benzina. Il tutto sarebbe stato organizzato dai due imputati per realizzare una frode assicurativa di circa 2 milioni a danno delle Assicurazioni Generali.
Il legale che tutela le Generali, l’avvocato Aloma Piazza, con un’articolata arringa, ha spiegato come i soldi dell’indennizzo assicurativo sarebbero serviti alla famiglia per avere la liquidità per riscattare l’immobile, dove aveva sede la Pmg, di proprietà di una società di leasing e a quel punto poter compiere l’ampliamento a norma di legge dello stabilimento che la società di leasing gli aveva negato.
La posizione difensiva del titolare della Pmg, Mirco Poloniato, assistito dagli avvocati Lodovico Fabris e Urbano Bessegato, come quelle della madre (avvocato Fabio Busnardo) è totalmente opposta sostenendo anche l’origine accidentale compatibile con un corto circuito. Specificano come non vi fossero difficoltà economiche e il risarcimento ottenibile a seguito dell’incendio fosse «notevolmente inferiore all’importo necessario per ricostruire l’immobile nelle medesime condizioni in cui era prima dell’evento».
Si torna in aula il 13 marzo per la sentenza del giudice Biagetti. Anche il comune di Volpago s’è costituito parte civile con l’avvocato Alessandro Michielan.
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