Si toglie la vita dopo la perdita del figlio: «Non si era più ripresa»
Parla la figlia della donna di 56 anni di Vittorio Veneto trovata morta in una canaletta: «Mia mamma non viveva più dopo la tragica fine di mio fratello». Il dolore della famiglia: «Un legame come il loro non poteva essere spezzato, ora soffriamo tutti»

La città è sgomenta per la tragica scomparsa della donna di 56 anni, uscita di casa giovedì e trovata senza vita domenica nel canale dell’Enel a Cappella Maggiore. Che l’evento tragico sia legato ad un’altra tragica scomparsa, avvenuta due mesi fa, lo conferma la stessa famiglia della donna.
«La mia famiglia e tutti i nostri amici stiamo soffrendo molto in queste ore per la scomparsa della mamma. Sono ore difficili. Quello che è successo, sì, è legato alla morte di mio fratello. I legami materni sono sempre molto forti e una mamma fa fatica a superare la perdita del proprio figlio»: sono le parole della figlia della donna e sorella del ragazzo morto suicida due mesi fa. Due lutti in due mesi.
Proprio quella morte drammatica e inspiegabile aveva scavato un abisso nel quale la 56 enne si è persa. Un dolore che l’ha consumata fino alla tragica decisione di farla finita. La donna giovedì si era allontanata da casa a piedi. Non aveva con sé né telefono, né documenti. Venerdì i familiari ne avevano denunciato la scomparsa. Immediate le ricerche, che hanno coinvolto una task force composta da vigili del fuoco, Protezione civile, volontari di Prealpi soccorso e dell’Avab, carabinieri, polizia locale.
In campo anche i droni e le unità cinofile. Il territorio era stato battuto palmo a palmo anche nei Comuni vicini. Tutti avevano sperato fino all’ultimo.
La tragica notizia, purtroppo è arrivata domenica pomeriggio, quando il corpo della donna è stato recuperato nel canale dell’Enel in località Castelletto a Cappella Maggiore. Era stato individuato da Drago, l’elicottero dei vigili del fuoco di Venezia e portato a terra dai sommozzatori.
«Un altro brutto colpo per la nostra comunità», ha detto la sindaca Mirella Balliana, «esprimo la massima vicinanza alla famiglia, segnata da così tanto dolore, e ringrazio quanti hanno collaborato alle ricerche, muovendosi con grande senso di responsabilità e delicatezza».
È un duro colpo anche per la Tava, il locale dove lavorava il figlio della donna, trovato privo di vita nella sua casa lo scorso dicembre. La città, specie quella dei giovani, era rimasta scossa dalla sua morte. In centro tanti lo conoscevano perché da anni era in servizio alla taverna come barista e, dove era considerato dai proprietari uno di famiglia. Un colpo che si aggiunge anche alla recente chiusura per 15 giorni imposta dalla Questura dopo la rissa avvenuta due sabati fa all’esterno del locale. Un provvedimento al quale la Tava si è opposta.
Il caso sarà discusso anche in consiglio comunale, su sollecitazione del consigliere di opposizione Giovanni Braido che ha preparato una domanda di attualità: «Vista l’attuale situazione di allarme sociale con la chiusura della Tava da parte della questura», scrive l’esponente del gruppo Misto « chiedo quali provvedimenti l’amministrazione comunale intende intraprendere, anche in relazione alla chiusura a singhiozzo del self service al Quadrilatero per probabili motivi di sicurezza, se ne conosce le motivazioni, se ne è stata informata, e se dato il tempo trascorso, ci sono stati accordi tra le parti, viste le situazioni moleste verificatesi nel sito».
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