La lite, poi la spinta che si rivelò mortale: condannato a 4 anni e 7 mesi
Sentenza di primo grado per l’omicidio di via Fontane a Villorba. Giovanni Gagno, commerciante in pensione, perse la vita in seguito alla caduta provocata dalla spinta che gli aveva dato Marco Braido. L’imputato in aula: «Non sono un assassino, da allora non vivo più»
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È stato condannato a 4 anni 7 mesi e 10 giorni di galera Marco Braido, 44 anni, accusato dell'omicidio dell'anziano commerciante in pensione Giovanni Gagno, avvenuto in via Fontane a Villorba nel luglio del 2020.
Per il pubblico ministero Daniela Brunetti, la spinta che Braido diede all'80enne ebbe conseguenze più gravi rispetto alle sue intenzioni: per questo motivo, ha contestato all'imputato il reato di omicidio preterintenzionale con le aggravanti dei futili motivi (una lite nata per un furgone che ostruiva il passaggio di un'auto) e della minorata difesa (perché bersagli dell'aggressione furono Gagno e la moglie, due anziani) chiedendo una condanna a 8 anni di reclusione.
Il fatto risale al 23 luglio 2020. Braido quel giorno arrivò in auto nell’abitazione degli ex suoceri, vicini di casa dei coniugi Gagno, in via Fontane. La discussione nacque perché Braido fece spostare il furgone di alcuni operai impegnati in lavori nella casa dei Gagno.
Per questo, ad un certo punto, dalla propria abitazione uscirono prima la moglie Settima Scattolin e poi lo stesso Gagno. E scoppiò un'accesa discussione. Secondo l’accusa, Braido spinse l’anziana a terra e poi anche il marito, intervenuto in un secondo momento per difenderla.
Ma la spinta data a Gagno fu molto più vigorosa e il commerciante in pensione perse l’equilibrio e cadde sbattendo violentemente la nuca a terra, riportando così una gravissima lesione cranica. In seguito alla violenta caduta, Gagno perse dalla testa molto sangue ed entrò subito in coma. Quando i soccorritori arrivarono sul posto, lo caricarono subito in ambulanza. Pochi minuti più tardi il ricovero nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Ca’ Foncello.
Purtroppo l’anziano commerciante villorbese, molto noto in paese, morì il giorno successivo. L’autopsia eseguita dal dottor Alberto Furlanetto confermò quanto era emerso già nell’immediatezza del decesso: l’ottantenne - i cui familiari si sono costituiti parte civile con gli avvocati Vincenzo Arcidiacono e Alberto Zannini chiedendo un risarcimento di oltre un milione di euro - morì a causa del trauma cranico riportato nella caduta sullo sterrato.
Marco Braido ha sempre detto, fin dalle ore successive all’omicidio, che la sua intenzione non era assolutamente quella di uccidere Gagno. Lo ha ribadito mercoledì 19 febbraio, in aula, davanti ai giudici della Corte d'Assise, presieduta da Francesco Sartorio: «Io non sono un assassino. Da quel giorno non vivo più».
In arringa il suo legale, l'avvocato Esmeralda Di Risio, ha sostenuto che non c'è prova della spinta né al Gagno né alla moglie ed ha chiesto l'assoluzione per l'imputato o in subordine la riqualificazione del reato in omicidio colposo.
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