VEDELAGO. «Messa in dialetto veneto? Si fa già in Brasile, ma qui è ancora ...

Davide Guiotto (Raixe Venete)
Davide Guiotto (Raixe Venete)
 VEDELAGO.
«Messa in dialetto veneto? Si fa già in Brasile, ma qui è ancora presto: bisogna prima aprire un dialogo con la chiesa». Ma Raixe Veneto strizza l'occhio all'iniziativa. L'associazione, nata per proporre iniziativa di rievocazione e valorizzazione della storia e delle tradizioni venete, ha preso le distanza dalla proposta dell'assessore Renzo Franco di celebrare la messa in lingua veneta. «Nessuno più di noi tiene alla cultura veneta, ma siamo anche consapevoli che la messa non può essere ridotta a una manifestazione culturale o identitaria - puntualizza Davide Guiotto, presidente dell'associazione - è invece una celebrazione religiosa sulla quale ci sembra logico che a decidere non siano dei politici, ma i rappresentanti ecclesiastici. La Chiesa del resto ha già dimostrato sensibilità per le culture locali permettendo il rito in friulano. E' un tema importante e delicato, che potrà essere magari affrontato in futuro anche per il veneto, con le dovute modalità e tempistiche, senza polemiche o strumentalizzazioni. Tuttavia l'idea di realizzare, in futuro, la messa in Veneto può essere praticabile. In Brasile alcuni migranti celebrano la messa in veneto. Ci sono anche di video su Youtube che testimoniano la cosa. Vi ho partecipato anch'io». Se la modalità con cui Franco ha voluto proporre la liturgia padana non piace, tuttavia l'idea non è male. Dura invece la condanna dell'opposizione. «A nessuno di noi veneti è mai passato neanche per l'anticamera del cervello, l'idea di pregare in dialetto - dice Fiorenza Morao, consigliere comunale di Primavera Civica - Nessuno di noi veneti ha mai sentito la necessità di esprimere la propria identità veneta pregando in "lingua veneta". E' una evidente forzatura. Forse bisognerebbe fare un bel convegno, con professori e psicologi esperti, per capire cosa significhi la parola "identità". E se posso essere d'accordo con una festa che racconti le nostre tradizioni contadine, nelle quali anch'io mi riconosco non posso essere d'accordo quando un'amministrazione comunale un giorno decide di festeggiare le tradizioni contadine e un altro annulla e sventra una magnifica e rigogliosa campagna di 180 campi trevigiani come quella a nord della via terza Armata di Barcon, per trasformarla in capannoni con attività inquinanti di prima classe». (d.q.)

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