Troppe tasse sui buoni pasto. In Veneto i ristoranti rifiutano i ticket
Levata di scudi degli esercenti: «Con l’inflazione perdono il 30% del valore». Fipe annuncia uno sciopero di una giornata in cui le cedole non saranno accettate
TREVISO. Levata di scudi degli esercenti contro i buoni pasto: sempre meno locali, in centro, accettano i ticket dei dipendenti. A causa dell’inflazione, infatti, il valore dei buoni incassati dal ristoratore è sceso in maniera inesorabile, a meno che non venga ritoccato il listino del locale, rendendo poco conveniente, per i titolari, incassare i ticket. Fipe, Federazione dei pubblici esercizi, annuncia intanto una possibile giornata di sciopero in cui tutti gli associati rifiuteranno i buoni pasto dei clienti.
Crollo del valore
Secondo una rilevazione delle sigle di settore (tra cui Ancd Conad, Ancc Coop, FiepeT Confesercenti, Federdistribuzione, Fida e Fipe Confcommercio), per ciascun buono da 8 euro gli esercenti ne incassano poco più di 6. Le stesse sigle, inoltre, rilevano che «una volta scalati gli oneri di gestione e quelli finanziari si registra un deprezzamento del 30%: ogni 10 mila euro di buoni incassati, gli esercizi convenzionati perdono circa 3 mila euro».
Dinamica confermata, nella Marca, da Dania Sartorato, presidente provinciale della Fipe: «Il malcontento rispetto ai buoni pasto è una cosa che dura da anni e che si è aggravata in questo periodo con l’inflazione. Ci guadagnano solo le società che emettono i buoni, perché si trattengono diverse commissioni. In queste settimane in cui aumentano le materie prime e tutto il resto, l’unico modo per mantenere inalterati i margini sarebbero quello di aumentare i nostri listini, ma sono pochissimi, tra di noi, quelli che lo hanno fatto per davvero». Il risultato? «Sempre meno esercizi accettano i buoni pasto».
Con una differenza territoriale, per quanto riguarda il capoluogo: «Molti uffici e istituzioni si sono concentrati in zona Appiani, e quasi tutti i dipendenti lì usufruiscono dei buoni dati dall’azienda, per cui è più facile trovare ristoranti che li accettano, è una scelta quasi obbligata se si vuole lavorare nelle pause pranzo» spiega Sartorato. «In centro storico, invece, la situazione si rovescia, e trovare chi accetta i ticket sta diventando sempre più difficile».
La protesta
Al di là delle scelte individuali del singolo esercizio, Fipe sta organizzando, in Veneto soprattutto e a livello nazionale, una protesta che coinvolga tutti gli associati: «Stiamo studiando una campagna di sensibilizzazione che comprenda anche uno sciopero» afferma Sartorato, «una giornata in cui nessuno accetti i buoni pasto. In passato ci avevamo già provato ma era mancato il coordinamento. Sicuramente affronteremo il tema a Roma il prossimo 8 giugno. Chiederemo, inoltre, che il valore indicato sul buono pasto sia quello che effettivamente incassa l’esercente».
Il caso qui ticket
C’è un (recente) caso che non fa dormire sonni tranquilli ai ristoratori. È il fallimento della Qui Ticket, una delle aziende più conosciute, con decine di esercizi trevigiani che non sono riusciti a incassare i buoni “Qui”. «Le pratiche per il fallimento di Qui Ticket sono ancora in corso, non ci sono stati sviluppi significativi» conclude la presidente della Fipe trevigiana, «significa che chi ci ha rimesso dei soldi non ha ancora avuto risposte».
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