Treviso: Ruba 10 mila euro alla sorella e se li gioca alle slot

TREVISO. Nell’arco di poco più di due mesi prosciugò il conto della sorella, prelevando, con il bancomat che le aveva sottratto con destrezza, qualcosa come 10.000 euro. Tutti soldi che si erano trasformati in monetine e s’erano poi volatilizzati nelle diaboliche slot-machine degli esercizi pubblici tra Treviso e Casier. La sorella, una commerciante di 30 anni, che ormai aveva iniziato a sospettare di lui, stanca di quei continui ammanchi dal conto corrente aveva denunciato ai carabinieri il fatto che, in pochi giorni, grazie alle telecamere di una banca di Dosson, dove avvenivano i prelievi, incastrarono il “ladro” e lo arrestarono con le accuse di furto aggravato e utilizzo indebito di carta di credito.
Ad un paio d’anni di distanza dal fatto, il caso si è chiuso davanti ad un giudice del tribunale di Treviso. Il giovane, G.V., 25 anni di Casier (difeso dall’avvocato Simone Marian) ha patteggiato per quei furti alla sorella la pena di un anno e due mesi di reclusione. Un patteggiamento permesso dal fatto che la sorella ha ritirato la querela nei confronti del giovane imputato che sta, piano piano, risarcendo il danno, oltre a seguire un programma per curare la malattia del gioco d’azzardo.
I fatti risalgono all’ottobre del 2015. Non era la prima volta che sparivano dei soldi dal negozio o dal conto corrente della sorella. E non era la prima volta che lei, commerciante di Casier, notava nell'estratto conto prelievi sospetti e ingiustificati. Quando, però, il 20 ottobre di due anni fa, vide il fratello correre fuori dal suo negozio dopo averle aperto la borsa, capì tutto e chiamò i carabinieri. Una drammatica storia di dipendenza da gioco quella scoperta a Casier. Drammatica perché coinvolgeva un giovane, una delle tante nuove vittime delle febbre da «gioco d’azzardo» più volte denunciato dal Sert e capace, negli ultimi anni, di registrare tanti nuovi casi proprio tra i giovani e giovanissimi.
Tutto era avvenuto nel pomeriggio di quel giorno quando il ragazzo, G.V., entrato nel negozio della sorella e con una scusa le aveva infilato le mani in borsa, aprendo il portafogli e prendendo la tessera bancomat di cui - evidentemente - conosceva il codice. Una questione di secondi, poi aveva imboccato l'uscita. La sorella, capito quel che era successo, dopo due mesi di laceranti sospetti, decise di chiamare i carabinieri.
La pattuglia era intervenuta sul posto in pochi istanti riuscendo a intercettare il ragazzo proprio davanti ad una banca di Dosson. Lui non si aspettava i lampeggianti, non immaginava che la sorella, spaventata ed esasperata dalla sua follia per il gioco, si sarebbe rivolta ai carabinieri. E non si aspettava l'arresto. Al bancomat aveva appena prelevato 500 euro, tutto quello che poteva fare con il primo prelievo. Ma nell’arco di un paio di mesi, secondo l’accusa, prelevò qualcosa come 10.000 euro. Di qui l'accusa di furto aggravato e indebito utilizzo della carta della sorella. Pare che lo spettro di una possibile dipendenza da gioco avesse fatto capolino in casa, ma forse mai in modo così distruttivo. Difficile per una famiglia spesso rendersi conto di quanto sta accadendo, soprattutto pensando a un figlio giovane. Ma è anche questo uno dei problemi affrontati dagli specialisti del Sert dell'Usl 2. Negli ultimi anni le persone assistite per problemi di dipendenza sono aumentate sensibilmente. Una piaga che si sta cercando di tamponare con la restrizione delle licenze di mettere le slot nei locali.
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