Chiuse durante la pandemia: lavori e rilancio per l’hotel Scala di Santa Maria del Rovere
Rilevato un anno fa dalla Stocco G.p.g. di Castelfranco, che ha avviato il cantiere di restauro. Sarà pronto in autunno. La proprietà: «Adatto sia al business che a cicloturismo e cultura»
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A qualcuno suonerà come una scommessa, visto il proliferare di b&b; per i nuovi proprietari è un progetto con fondamenta solide, grazie alla cifre del turismo. Per la città è di certo una buona notizia.
In autunno riaprirà l’hotel Scala a Santa Maria del Rovere, chiuso nella primavera del 2020, dopo la mazzata arrivata dal Covid, ultimo colpo di un declino che era iniziato qualche anno prima.
Eppure la posizione è invidiabile: alle porte della città, sull’asse della Venezia-Monaco, non lontano da stazioni e A27. La Stocco G.p.g. - tra i cui soci figura Gianpaolo Stocco, presidente di Cna Castelfranco, ne è convinta: «e li, se si farà passerà anche la metropolitana di superficie. In ogni caso noi siamo convinti», precisa Stocco, «che ci sia un mercato, i dati turistici lo confermano.
E sono convinto che il proliferare dei b&b e affittacamere sia dovuto anche all’arretramento delle classiche strutture alberghiere. Ma lo spazio c’è».
I lavori sono a buon punto, la facciata è stata restaurata, gli infissi cambiati, sono in corso i lavori interni e il rifacimento dei bagni; le trenta camere sono state tutte insonorizzate; in arrivo ci sono anche le colonnine elettriche per i futuri ospiti dell’hotel. La cucina, almeno nella prima fase, funzionerà solo per le colazioni, e la proprietà conta di assumere quattro o cinque persone fisse. «Noi saremo vicini alla struttura, ma non siamo albergatori, quindi inseriremo un gestore con esperienza», aggiunge Stocco.
Aperto negli anni ’80 da Alfonso Mansi, pioniere della pizza a Treviso con la sua Fausta e poi presidente del Calcio Treviso, in società con l’amico di una vita Giuseppe Ingenito, titolare della prospiciente pizzeria da Carla, l’albergo è intitolato al paese natale di Mansi, Scala, in provincia di Salerno. In poco tempo l’hotel si era imposto come un riferimento.
La struttura aveva vissuto il boom del turismo legato alle prime grandi mostre di Marco Goldin e Fondazione Cassamarca, e poi di Giro d’Italia e Granfondo (in particolare l’affezionato Miguel Indurain, con tanto di staff e squadra). A prenderne le redini erano stati poi gli eredi dei fondatori. Ovvero Pasqualino Mansi – e Francesco Ingenito, figlio di Giuseppe. Negli anni più recenti, un lento declino fino a una nuova gestione che non ha però invertito la rotta. Infine la mazzata del Covid.
Lo scorso l’acquisto da parte della Stocco G.p.g. per una cifra vicina agli 800 mila euro.
Ora lo scenario è decisamente cambiato, anche senza le grandi mostre, i numeri del turismo continuano a salire. Per intendersi: in comune di Treviso nel 2018 gli arrivi erano 159.924, le presenze 332.3411; nel 2023 sono stati 194.487 e 387.271; e nel 2024, sebbene manchi la certificazione del mese di dicembre, si dovrebbero sfiorare i 200 mila arrivi.
Cifre che potrebbero portare ad altre rinascite.
Nel 2020 altra chiusura eccellente nel panorama degli hotel cittadini: il Ca’ del Galletto, 58 camere, una piscina, campi da tennis, palestra e spa, oltre a un centro congressi da 300 persone. E così il Focolare di piazzetta Ancilotto. E poi il Carletto a Selvana, il Covid si è abbattuto sui lavori di restauro, la riapertura è stata posticipata.
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