Il mondo culturale di Treviso piange Franco Vivian, fotografo e artista

Aveva 87 anni e sapeva omaggiare gli angoli più suggestivi della città e del Veneto con i colori dei suoi acquerelli o con l’obiettivo della macchina fotografica. Nel 2002 i suoi scatti nel calendario della tribuna per i lettori

Andrea Passerini
Gianfranco Vivian, per tutti Franco
Gianfranco Vivian, per tutti Franco

Ingegnere elettronico, è stato direttore della sede Sip, poi Telecom di Treviso. Ma la passione per l’arte e la cultura, coltivate sin da giovanissimo, ne hanno fatto un apprezzatissimo pittore, fotografo, conferenziere, scrittore, amante di Treviso, della Marca, di coline e montagne, che omaggiava con i colori dei suoi acquerelli o immortalava con il suo magico obiettivo. Dolomiti e colli, Asolo e Cansiglio, i tesori di Treviso, le mura, i canali, anche in acqueforti, incisioni e dipinti.

La cultura trevigiana piange Gianfranco Vivian, per tutti Franco, scomparso martedì 25 marzo ad 87 anni al Ca’ Foncello. Numerosissime le sue pubblicazioni, fra le quali “Colli trevigiani” (Vianello ed.), in cui indagava il paesaggio dell’Alto Trevigiano: “Fontane del centro storico”, dove omaggiava il restauro cui aveva collaborato il Rotary Club Treviso, presieduto per due mandati; “ Angoli di Treviso” scritto con la consorte Natalina Botter; infine i suoi libri di viaggi, preziosi reportage dove entrava nell’anima di paesi e popoli.

Amava la montagna, l’alpinismo, lo scialpinismo, come testimoniano i libri “Il sogno della montagna”, “C’è Neve sulle Cime”, “Dove urla il vento”. E i viaggi, da autentico globetrotter. Patagonia e Nepal (ancora ad 80 anni salì al campo base dell’Everest), Islanda, India o Svalbard. E cercava sempre itinerari fuori dalla rotte tracciate. E poi, i luoghi dell’anima, come la val Zoldana, buen retiro quando non era nel suo studio di via Montello.

Nel 2002 i suoi scatti divennero il calendario che la tribuna regala ogni anno ai lettori. È stato docente all’università della Terza Età, conferenziere di vaglia, fra i soci più attivi de Cai, della Società Iconografica trevigiana e dell’Ateneo di Treviso, il più antico sodalizio cittadino, e la Gism (società scrittori di montagna). Aveva curato e coordinato anche un progetto di illuminazione delle Mura.

«Un signore, uomo di profonda umanità e di fortissimi valori, sensibilissimo», dicono tutti. Lo scrittore Gian Domenico Mazzocato lo ha pianto in rete: «La vita fa spesso grandi doni e Franco è uno di questi, ci siamo consigliati, abbiamo condiviso scelte e parlato a cuore aperto. Era divino e metafisico».

Lascia la moglie Natalina Botter, sposata nel 1994 in seconde nozze, le figlie Annachiara, Betty, anch’essa pittrice, e Francesca.

 

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