Treviso: è morto a 53 anni Mauro Benetton, lo scrittore-guerriero contro la nemica Sla

TREVISO. Se ne è andato ieri mattina nella sua casa di Ponzano, coltivando quell’amore per la vita che era stato più forte di tutto, anche della malattia terribile che aveva scoperto di avere cinque anni fa quando di anni ne aveva 48. Mauro Benetton ha dovuto alla fine cedere le armi a una nemica troppo forte per chiunque: la Sla.
Anche se l’aveva beffata tante volte, la malattia, anteponendo al terrore per la progressiva invalidità, per la fine che sarebbe stata prossima, un inguaribile ottimismo che si era tradotto nel libro “La Coccinellla” scritto a quattro mani – da tempo Mauro Benetton comunicava soltanto attraverso un puntatore oculare – con il giovane Francesco Dal Poz, figlio dell’amico di sempre Toni.
Attraverso quel libro pubblicato nel 2017, aveva potuto esprimere non solo l’amore per la vita, ma anche i tanti messaggi positivi, di speranza rivolti al mondo che lo circondava e che ricambiava quella generosità con stupito affetto. In questi anni a sostenere Mauro Benetton c’è sempre stata la moglie Claudene insieme alle bambine Sofia e Alessia, e al fratello Giuliano, oltre ai tanti amici che si alternavano nella casa di Ponzano per fargli compagnia cercando di infondergli il coraggio che invece lui stesso dispensava a piene mani.

«Mauro è stato una grande persona – lo ricorda l’amico Toni – avevamo lavorato insieme per qualche anno. Era un grandissimo lavoratore, infaticabile. Tutti gli volevano bene».
Prima di ammalarsi lavorava alla Casa dei Gelsi come operatore sanitario. L’assistenza ai malati terminali, senza più speranza di guarigione, l’aveva messo tante volte di fronte all’ineluttabilità della morte e aveva certamente sperimentato l’importanza della vicinanza offerta a chi soffre.

Scoperto di essere affetto da Sclerosi Laterale Amiotrofica – la “bestia” la chiamava – nell’ottobre del 2014, Mauro Benetton aveva affidato i suoi pensieri ad una lettera indirizzata al nostro giornale. Spiegava come ritenesse importante, anzi fondamentale, esprimere la speranza di poter vivere ancora, il più a lungo possibile.
In un’intervista rilasciata al nostro giornale aveva ricostruito le tappe del male che pian piano si stava impadronendo del suo corpo, del suo tempo e del suo spazio. Le prime difficoltà di deambulazione, una gamba bloccata, poi anche il braccio.
Le analisi, la preoccupazione che si fa paura. Fino alla terribile diagnosi. Mauro Benetton aveva investito tutte le sue energie per sistemare quelle incombenze che la vita ci permette di diluire nel tempo. Da oramai tre anni era completamente paralizzato, costretto in un letto, infine obbligato a comunicare con gli occhi e l’ausilio di un puntatore oculare.

«L’ultima volta che l’ho visto era sereno – confida Francesco Dal Poz, le mani che hanno permesso a Mauro di scrivere il suo libro – l’ultima frase che ci ha detto è stata “siete dei cari amici”, generoso e positivo come era sempre stato».
Gli ultimi giorni sono stati i più duri per Mauro che la testimonianza di quella mostruosa compagna, la Sla, aveva trasformato in un’icona. Con la sua tenacia aveva contributo a far conoscere a tanti la terribile evoluzione della malattia che non l’aveva fermato neppure di fronte alla maratona o a una gita in montagna affrontate in carrozzina. Non aveva voluto mancare alla festa per i 30 anni dell’Advar, nonostante le difficoltà quasi insuperabili.
La “bestia” gli ha tolto le ultime forze ieri mattina nella sua casa di Ponzano. Aveva 53 anni. L’amore della famiglia non gli è mai mancato e neppure quello degli amici che ieri hanno espresso il loro cordoglio in un tam tam anche sui social. La data del funerale, che con ogni probabilità verrà officiato nella chiesa parrocchiale di Ponzano, sarà fissata nei prossimi giorni, probabilmente già oggi o domani.
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