Aggressione a Treviso, l’amica aveva debiti con lo spacciatore

Rissa in via Castelmenardo, spunta il movente della droga. La madre del 22enne: «Ha pagato per altri, voleva uscirne». Indagati altri due giovani, il totale delle persone nei guai ora sale a dieci: metà sono minorenni

Rossana Santolin
I rilievi nel punto in cui è stato ritrovato il 22enne
I rilievi nel punto in cui è stato ritrovato il 22enne

Un regolamento di conti per un debito di droga di cui la vittima si sarebbe fatta carico per proteggere un’amica.

Questo il movente della violenta aggressione che giovedì scorso ha ridotto in fin di vita un 22enne trevigiano. Mentre si stringe il cerchio attorno ai responsabili coinvolti nella rissa di via Castelmenardo, con dieci giovani indagati di cui cinque minori, dagli inquirenti arriva la conferma del ruolo centrale della droga nella ricostruzione dei fatti di quella sera.

Voleva proteggere l’amica

I nuovi elementi emersi dall’indagine condotta dagli agenti della squadra mobile, trovano conferma nelle parole della madre del ragazzo, ancora ricoverato in terapia intensiva.

Il giovane sarebbe stato aggredito mentre cercava di proteggere l’amica che doveva dei soldi allo spacciatore.

«Mi aveva detto che doveva proteggere delle ragazze e che per loro aveva contratto dei debiti» spiega la donna al capezzale del figlio, ancora attaccato ai macchinari.

«Mi diceva di stare tranquilla e che avrebbe sistemato tutto. Mi aveva promesso che sarebbe uscito da quell’ambiente definitivamente».

Una brutta faccenda di droga e spaccio, in cui la vittima era coinvolta assieme all’amica.

«Sta pagando per qualcun altro» rimarca la donna che ora chiede preghiere e giustizia per il figlio.

La droga di cui si parla è la ketamina che quella sera i ragazzi coinvolti nella rissa, e forse la vittima stessa, avevano assunto in grosse quantità.

«Eravamo strafatti di ketch», hanno raccontato alcuni di loro ai cronisti arrivati sul posto dopo il fattaccio; e ancora: «Quando si prende il ketch si diventa aggressivi».

Potrebbe essere letto come un tentativo di riscuotere il debito la rapina del cellulare del 22enne – mai ritrovato dopo la rissa – che nella prima fase della colluttazione ha rimediato anche un pugno in faccia.

Qualche parola di troppo per rispondere al sopruso e uno sputo in faccia indirizzato a una delle ragazze della banda rivale e la situazione è degenerata brutalmente nel giro di pochi secondi. Una delle due giovani ha afferrato una bottiglia di prosecco, con cui poco prima aveva ingurgitato le pasticche, l’ha spaccata trasformandola in un’arma letale e poi ha sferrato il fendente che ha ridotto il ragazzo in fin di vita.

Non si sa se il giovane sia stato colpito alle spalle: accertamenti medico-legali sono in corso per fare chiarezza anche su questo aspetto dell’aggressione.

Proseguono le ricerche

La polizia ha già individuato dieci giovani presenti quella sera, tutti indagati per reati, conferma il procuratore di Treviso Marco Martani, che vanno dal tentato omicidio al concorso in tentato omicidio passando per la rapina e le lesioni personali.

L’attività investigativa permetterà di stabilire in che misura i membri della banda abbiano contribuito all’epilogo drammatico dell’aggressione.

Potrebbe ancora mancare qualche elemento all’appello ma se così fosse, rassicurano dalla questura, è questione di pochi giorni per arrivare alla completa identificazione dei membri della banda, una decina stando alle testimonianze raccolte quella sera.

Fra gli indagati, di età fra i 16 e i 22 anni, spicca la presenza di minori.

Minorenne è una delle due ragazze ritenute le presunte esecutrici materiali dell’aggressione che rischiano l’accusa di tentato omicidio. Entrambe erano già note alle forze dell’ordine per piccoli precedenti.

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