I baby accoltellatori di Treviso davanti alla polizia: «Gli abbiamo dato solo due calci»

L’omicidio di via Castelmenardo. Gli arrestati sono due studenti e un operaio che vivono con le famiglie in città. Non si rendono conto di quanto commesso e non mostrano pentimento: «Non è colpa nostra»

Lorenza Raffaello
La scena del tentato omicidio in via Castelmenardo
La scena del tentato omicidio in via Castelmenardo

«Non ho fatto niente di male, gli ho dato solo due calci, non è colpa mia se sta così». È quello che continua a ripetere uno dei tre ragazzi arrestati sabato sera, accusato di essere uno dei responsabili della violentissima aggressione al 22enne di Santa Bona.

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Tre arresti per il tentato omicidio di via Castelmenardo

L’interrogatorio 

Una totale negazione della realtà, perché le immagini di videosorveglianza delle abitazioni puntate sul parcheggio raccontano tutt’altro: proprio chi parla avrebbe avuto in mano il coltello con cui la vittima è stata ferita brutalmente.

Ad essere stati arrestati dalla squadra mobile della questura di Treviso sono tre ragazzi di 15, 18 e 19 anni.

I maggiorenni sono accusati di tentato omicidio, mentre sul quindicenne pende ancora l’accusa di rapina aggravata in concorso. Abitano tutti e tre a Treviso, dove sono nati da genitori emigrati dal Marocco.

Due di loro sono studenti, frequentano due istituti superiori della città, lavora solo il diciottenne, operaio in un’azienda del territorio.

Sono tutti volti noti alle forze dell’ordine, sarebbero già stati denunciati per altre rapine: giubbotti, scarpe di marca, cuffiette, telefonini e sempre a danno di coetanei e sempre in centro storico, incuranti della gente che passa, che dice loro di smettere.

Uno di loro sarebbe anche tra i responsabili dei vandalismi alla Fontana delle Tette alla Galleria della strada romana, la settimana scorsa, anche quello un episodio avvenuto in pieno centro, anche in quel caso ripreso dalle telecamere di sicurezza dei negozi adiacenti.

Rapine, droga e sesso 

Questi giovani sono protagonisti di un susseguirsi di violenze e crimini, replicano quello che vedono sui video che circolano sui social: soldi, droga, sesso, rapine. Questi gli obiettivi da raggiungere. E allora cominciano a delinquere.

E se la prima volta va bene, poi replicano, due, tre, quattro volte finché la rapina degenera in qualcosa di molto più grave. Come giovedì 12 dicembre: era cominciato tutto per portare via l’hashish a un ventiduenne che ha reagito e che, per questo, è stato punito.

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L'aggressione a Treviso

Chi li conosce assicura che nessuno dei tre ha realizzato bene quello che ha commesso. Vivono in una realtà distorta, come in una sorta di delirio con la droga che amplifica tutto: le canne e la ketamina, sostanze che costano poco e facilmente reperibili in città.

Tra i dieci identificati come partecipanti all’aggressione di via Castelmenardo, ci sono sei minorenni, dietro di loro le famiglie, nessuna particolarmente indigente o problematica, stupite per il coinvolgimento dei loro figli. Ragazzi che negano, con le mani sporche di sangue. 

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