Tre attori trevigiani in "Le mie ragazze di carta"
Davide Stefanato, Marco Sartorello ed Eleonora Panizzo nel film con Neri Marcorè, Andrea Pennacchi e Maya Sansa, girato tra Treviso, Mogliano Veneto, Orsago, Eraclea e Noale
Davide Stefanato, Marco Sartorello ed Eleonora Panizzo sono i tre attori trevigiani che fanno parte del cast del film “Le mie ragazze di carta”, girato a fine 2021 tra Treviso, Mogliano Veneto, Orsago, Eraclea e Noale, e oggi nei cinema italiani. La storia racconta il trasferimento dalla campagna alla città della famiglia Bottacin, composta da Primo (il padovano Andrea Pennacchi), sua moglie Anna (Maya Sansa), e il loro figlio quindicenne Tiberio (la baby star di Ponte nelle Alpi, Alvise Marascalchi).
Siamo nel 1978 e la loro nuova vita è fatta di amori adolescenziali, incontri platonici con porno star e transessuali, rincorsa ad un progresso rappresentato dalla televisione a colori. Per sopravvivere all’avvento di questa nuova tecnologia il cinema del quartiere (gestito da Giuseppe Zeno) diventa una sala a luci rosse, che attira frotte di cittadini perbenisti in incognito, ma fa anche scoprire il sesso a suo figlio Giacomo (Christian Mancin di Rovigo) e all’amico Tiberio, che al sentimento in pellicola però preferirà quello per la coetanea Marica (la padovana Marta Guerrini).
DAVIDE STEFANATO
Davide Stefanato, cabarettista noto nel territorio per i suoi esilaranti spettacoli, nel film è un personaggio iconico, simbolo del cittadino bigotto e pettegolo, ovvero un edicolante che gestisce il chiosco dei giornali proprio di fronte al cinema a luci rosse.
«La scenografia dell’edicola è stata installata a Mogliano», racconta l’attore, «e ricordo che varie signore anziane del paese, durante le riprese, si avvicinavano per acquistare delle riviste: è stato davvero complicato spiegare loro che stavamo girando un film. Il mio personaggio è distante da me, perché lavorando nel mondo dello spettacolo, sono tutto tranne che moralista, ma in lui posso ritrovare un aspetto di noi veneti, che abbiamo tantissime qualità, ma facciamo un po’ fatica da accettare le novità, come ad esempio il cinema a luci rosse. Con il tempo però anche il burbero edicolante capisce che questo luogo piace alla gente, rende tutti felici e si chiede: perché non accettarlo? Quindi è rappresentativo di quello che sono i veneti, prima un po’ diffidenti ma di grande cuore».
MARCO SARTORELLO
Marco Sartorello, fondatore dell’associazione “Teatro che pazzia” di Treviso, attore teatrale e docente di recitazione, è invece il sagrestano del parroco interpretato da Neri Marcorè, con cui ha lavorato a stretto contatto in tutte le scene del film.
«E’ stato un onore per me insegnare il dialetto trevigiano a Neri Marcorè», svela, «lui mi chiedeva continui consigli, del tipo: “come si dice bambino?”, e abbiamo disquisito sulle sfumature tra “ceo” e “puteo”, e poi ci siamo ben amalgamati nel nostro stile attoriale, perché io avevo un ritmo molto veloce e lui molto lento. Mi ha insegnato tantissimo e mi ha fatto divertire, perché sul set ho trovato un clima molto rilassato e soprattutto famigliare, che mi porterò dentro per sempre. Per Marcorè avevo un timore reverenziale all’inizio, ma lui mi ha preso per mano e mi ha accompagnato in quest’avventura: la mia prima esperienza cinematografica. Oltre alla famiglia della troupe, sul set ho ritrovato anche parte della mia vera famiglia, perché mio padre faceva uno degli avventori del cinema, e con mia nonna ho condiviso la scena della messa: è proprio lei l’anziana seduta sul primo banco in chiesa».
ELEONORA PANIZZO
Eleonora Panizzo, in forze al Teatro Stabile del Veneto, è una veterana del grande e piccolo schermo, già tra le protagoniste del film “Beate” e nel cast di “Il leone di vetro” e “Il cerchio rotto”, l’abbiamo vista inoltre nelle fiction Rai “Rocco Schiavone”, “Di padre in figlia”, “Non mi lasciare” e “Un passo dal cielo 7”.
In “Le mie ragazze di carta” ha piccolo ruolo, ma invidiatissimo dalle colleghe italiane, perché accanto a Cristiano Caccamo, la cui nota bellezza è stata trasfigurata nel personaggio di un transessuale, che lei, come amica, accompagnerà a Casablanca. «
Da uomo o da donna Caccamo è sempre e comunque bellissimo», sorride l’attrice, « e la sua credibilità nel personaggio è tale, che appena arrivata sul set non l’avevo riconosciuto. Ho girato la mia scena in un interno a Roma e ricordo la sua simpatia e accoglienza nei miei confronti e di Andrea Pennacchi, i due veneti che hanno recitato con lui. Alla sera cucinava per tutti, e ci ha preparato una pasta con le cozze, tra i suoi piatti preferiti».
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