Torna Treviso Pride: il corteo dell’orgoglio gay sfila il 29 giugno

Tre anni dopo, l’annuncio del coordinamento Lgbte: «Una festa per la città e i trevigiani». Il sindaco: si a diritti e rispetto

TREVISO. Torna il gay pride in città. Il prossimo 29 giugno il coloratissimo corteo promosso dal coordinamento delle associazioni Lgbte di Treviso sfilerà per le vie del centro, lungo un percorso ancora da definire tra organizzatori e amministrazione comunale

Il Treviso Pride non avrà carattere triveneto come quello che nel 2016 suscitò tantissimi discussioni, ma sarà molto focalizzato sulla città e sul territorio, con il volano del festival “Q.pido” la cui seconda edizione comincia oggi (il programma qui a fianco).

«Sarà una vera festa della città, per la città, nella nostra comunità c’è molto fermento, in tanti vogliono dare una mano, ma anche da gruppi e associazioni stiamo ricevendo molto sostegno», hanno spiegato ieri Francesca Tacca e Antonio Monda, referenti del coordinamento Lgbte (lesbo, gay, bisex, transgender ed etero) di Treviso, «crediamo sia il segno di come i nostri temi stiano avanzando nella società, e lo dimostrano anche i due convegni del festival dedicata al turismo gay friendly e alle buone pratiche del welfare per partner dello stesso sesso.

Come sempre vogliamo essere propositivi e costruttivi sui temi dell’inclusione e dei diritti, convinti che sensibilizzare i cittadini sulla tematiche Lgbte e sul rispetto delle differenze faccia bene all’intera comunità».

Il cambio di colore politico della giunta del capoluogo rispetto al 2016 non spaventa i promotori, che peraltro hanno già avuto il sì di massima da Ca’ Sugana. «Andrà tutto nel migliore dei modi, senza polemiche», fa sapere il primo cittadino, «siamo per il rispetto di tutti, e per i diritti. Mi augurio ci sia altrettanto rispetto, senza eccessi».

E la mozioni Zanini contro le famiglie non tradizionali e le unioni civili dello stesso sesso? E l’uscita dalla rete Ready contro le discriminazioni, decisa dalla giunta Conte?

Non sembrano suscitare timori tra i gruppi gay, lesbo, bi- e trans: «Sappiamo che in questa amministrazione ci sono posizioni a noi non favorevoli, ma questo per certi aspetti ci spinge ad essere ancora più convinti sulla manifestazione, che vogliamo coinvolga davvero la città e il maggior numero di trevigiani», hanno detto Bacca e Monda, «peraltro ci rivolgiamo all’istituzione, non ci muoviamo su un piano politico.

Siamo per dialogo e confronto, nel rispetto reciproco, pensiamo non si possano mettere in discussione diritti riconosciuti della legge, e ci siamo posti con un atteggiamento realmente propositivo. Né pensiamo che il cambio di colore possa imporci di cambiare qualcosa rispetto alla nostra esigenza di promuovere una festa». Chi c’era, nel 2016, giura di aver intravisto fra il pubblico in piazzale Burchiellati, anche Conte, oggi sindaco, allora consigliere della Lega, e Alessandro Manera, oggi assessore. Più un caso che la curiosità, si è sempre detto in casa Lega.

Sul piano più strettamente organizzativo, con Comune e questura, i promotori stanno valutando percorso e logistica, per assicurare le migliori condizioni alla manifestazione nel segno della massima sicurezza, alla luce anche della visibilità chiesta dagli organizzatori rispetto al percorso nel cuore della città.

Quanto invece al clima culturale ella comunità rispetto al mondo Lgbt, Tacca e Monda insistono: «Ci sono ancora casi, vedi quei Comuni che ancora non vogliono celebrare unioni civili, o la fanno parlando di “lutto” (il sindaco di Villorba) o altri che non concedono le sale pubbliche per iniziative dedicate ai nostri temi e alla nostra cultura, ma crediamo che proprio organizzare eventi di questo tipo, e non parliamo solo del Pride ma anche il festival culturale e di sensibilizzazione con momenti come i convegni, le guide, sia uno strumento efficace per allargare l’inclusione, abbattere le discriminazioni, porre fine a episodi di violenza pure avvenuti in passato».

Il riferimento è all’aggressione di un esponente dei gruppi Lgbte nel 2016, alla fine del Gay Pride. «Da allora non abbiamo più avuto episodi simili», hanno voluto precisare concluso Tacca e Monda, che hanno invece voluto sottolineare come persistano, nel territorio trevigiano, diverse situazioni di difficoltà, tensioni.

«Parliamo di piani anche diversi, ma che vedono sempre casi sempre casi di discriminazione, andiamo da casi di vicinato alla condizione di diversi migranti, che alle loro difficoltà aggiungono pesanti situazioni discriminatorie legate al loro orientamento sessuale».

La manifestazione trevigiana sarà l’ultima tappa di un circuito veneto: il 18 maggio Pride a Verona, l 1 giugno a Padova , il 15 a Vicenza. 


 

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