Stangata da mezzo milione al Credito

E alla fine arriva il conto agli ex del Credito Cooperativo Trevigiano di Vedelago, cacciati con l’arrivo dei due commissari straordinari tra agosto e ottobre scorsi. Un conto salato, ma non troppo, a detta di chi l’ha ricevuto. In totale, comunque, sfiora i 600 mila euro di sanzioni: 595 mila euro a volere essere precisi, messi nero su bianco nei due provvedimenti presi da Banca d’Italia tre mesi fa. Datano 28 aprile, ma la pubblicazione on line è di questi giorni. Di poco prima la notifica ai sanzionati. Che sono i membri del consiglio di amministrazione, i revisori dei conti e due ex direttori generali durante e dopo il regno dell’ex presidente Nicola Di Santo. Il primo provvedimento, nelle stringatissime motivazioni, tace di conflitti d’interessi e di altre questioni strettamente personali. Si rifà piuttosto all’accertamento di “carenze nell’organizzazione e nei controlli interni, con particolare riferimento ai rischi di credito e operativi e alle politiche e prassi di remunerazione e incentivazione”. Non salva nessuno. O meglio uno sì: tra i sanzionati non c’è Daniele Volpato, uno dei titolari del Maglificio Montegrappa di Caerano, entrato nel consiglio di amministrazione a maggio 2013 e uscito di lì a qualche mese. Era la metà di ottobre dello stesso anno quando presentava le dimissioni nella mani di Nicola Di Santo, dopo aver ottenuto il contestatissimo fido milionario, il giorno prima di presentare per la sua azienda la richiesta di concordato preventivo.
Le sanzioni. La scure di Banca d’Italia si è abbattuta con più forza sull’ex presidente Di Santo, sul suo vice: il commercialista Carlo Zacco e sul numero uno del collegio sindacale: Eugenio Visentin, anche lui commercialista. Per ciascuno di loro una sanzione di 36.500 euro. Mano più leggera per gli altri consiglieri di amministrazione Paolo Cavasin (l’ex dirigente delle Latterie Trevigiane, al timone del Trevigiano per poco meno di sei mesi dopo le dimissioni coatte di Di Santo a febbario 2013), Roberto Dussin (vice “pari grado” di Zacco), Sergio Rigon (mobiliere), Daniele Graziotto (artigiano), Paolo Vendramini (orefice) e per i due sindaci Luca Franchetto (commercialista) e Antonio Basso (consulente del lavoro). Ciascuno di loro dovrà versare 32.500 euro. Sanzionati anche gli ex consiglieri Franco Da Maren (commercialista), Enzo Bergamin (architetto), Enrico Scapinello (architetto) e Sabrina Volpato (impiegata nell’azienda di famiglia): dovranno sborsare 24.500 euro, a testa. Bankitalia non si è fermata agli organismi “politici” e di controllo, ma ha staccato pesanti sanzioni per i due ultimi direttori generale: 32.500 per Umberto Longo e Gioacchino Basso.
La stangata alla dirigenza. In un secondo provvedimento la banca centrale ha preso di mira la dirigenza tecnica di secondo livello dell’istituto di credito con sede in villa Emo a Fanzolo. Ha disposto una sanzione di 62.500 euro per “carenze nell’organizzazione e nei controlli nel settore dell’antiriciclaggio da parte dell’intermediario”. Generalmente intestata al rappresentante pro tempore dell’istituto, di fatto riferita a chi compie l’attività istruttoria delle operazioni bancarie, poi varate dall’organismo politico.
Il ricorso. Tutti i sanzionati hanno facoltà di presentare ricorso contro i provvedimenti alla Corte d’Appello di Roma. Un paio d’anni il tempo medio per arrivare a un pronunciamento definitivo. E la strada del ricorso risulta già intrapresa dagli interessati, che però non rilasciano alcuna dichiarazione. Il momento resta delicato, meglio evitare scivoloni che potrebbero compromettere un quadro già complicato. L’istituto è commissariato dal 5 agosto scorso, ma prima ha vissuto una lunga e rigorosissima ispezione di Bankitalia.
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso