Spricigo, l’impresa edile di Carbonera che ha attraversato il secolo
Il capostipite Adamo ha ceduto il passo ai cinque figli: «Ricordo quando, giovanissimo muratore, andavo in bicicletta in stazione a Treviso e lì prendevo il treno per Pordenone, stavo via una settimana a lavorare nei cantieri»
TREVISO. Adamo Spricigo ha compiuto novant’anni da poco. Impresa e famiglia, vita e lavoro: i suoi ricordi sono il punto di incontro di questi intrecci, quasi un romanzo storico della Marca partita dalla miseria del Dopoguerra e ricostruita pezzo per pezzo.
Lui stesso ha un nome biblico, da personaggio steinbeckiano, capostipite di un’impresa edile che ha attraversato il secolo e che oggi è gestita dai suoi cinque figli.
Non è un’impresa colosso, una multinazionale tascabile. No, è una piccola realtà nata e cresciuta in simbiosi con il suo territorio. Le radici sono a Carbonera, è lì che Adamo Spricigo ci apre le porte dell’azienda e dei suoi ricordi, con una lucidità ancora verticale, affilata.
«Ricordo quando, giovanissimo muratore, andavo in bicicletta in stazione a Treviso e lì prendevo il treno per Pordenone, stavo via una settimana a lavorare nei cantieri», racconta
Adamo. A 15 anni, nel 1947, ha messo le mani sui primi mattoni, contribuendo al restauro della sua vecchia casa. Ha deciso di imparare quel mestiere davvero, e ha frequentato un corso professionale alla fine degli anni Quaranta. Dopo il militare («aviazione a Canizzano», racconta), ho lavorato alla Pavanetto, poi un paio d’anni in Brandolin».
Dal 1964 si è messo in proprio, fondando quella che oggi è l’azienda di famiglia, “Impresa edile Spricigo Adamo e figli”.
Villa delle Rose a Selvana, oratorio e chiesa di Mignagola, il monumento ai caduti: Adamo ricorda i lavori eseguiti sul suo territorio, i pezzi che ha messo nella crescita del paese e della provincia. Ha visto il mondo cambiare, e il suo mestiere pure.
Lo racconta senza dissimulare il rammarico: «Quando sono andato a chiedere lavoro da Brandolini eravamo in quindici, forse di più, in attesa. Adesso non riusciamo a trovare operai edili, ci sarebbero lavori da fare ma mi tocca dire di no perché manca la manodopera. I giovani non vogliono più fare questo lavoro, lo considerano troppo faticoso, troppo pieno di responsabilità, si spaventano. E chi rimane sa di essere merce rara e si fa sempre più esigente, non è un momento facile».
La famiglia fa quadrato, lavora di squadra.
«Tutti devono saper fare tutto, così riusciamo a sopperire anche alle mancanze di manodopera specializzata», racconta Rosanna, unica figlia femmina di Adamo, in azienda anche lei con i fratelli Alessandro, Gabriele, Michele e Daniele.
Anche la terza generazione porta avanti la tradizione di famiglia: «Matteo, figlio di Michele, lavora come operaio edile – racconta Rosanna – altri due ragazzi sono uno ingegnere e uno geometra, seppur in altre aziende».
«Io ho lavorato tanto e sono sempre stato felice – conclude
Adamo – purtroppo ho nel cuore il dolore della perdita di mia moglie Elda, sei anni fa, ma che rimane sempre con me». —
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